Chris Froome (Sky) sembra destinato a correre il prossimo Giro d’Italia visto che il suo “complicato” caso difficilmente si risolverà prima, perlomeno questa l’opinione del presidente UCI David Lappartient.
Tutti, dalla Sky e Froome stessi, all’UCI, ai ai tifosi sino agli organizzatori delle corse chiedono da mesi “tempi rapidi” per la soluzione giudiziaria del caso, ma la doccia fredda per tutti arriva proprio da Lappartient, che alla Gazzetta dello sport ha dichiarato che spera che il caso si risolva “il più presto possibile, ed ho detto che speravo fosse prima del Giro, ma non credo e non sono sicuro sia possibile“. “Stiamo spingendo, ma il caso concerne anche aspetti tecnici, non è cosi semplice e richiede tempo. Comprendo che i tifosi vogliano dei risultati, ma abbiamo precise procedure all’UCI, e dobbiamo seguirle per la credibilità del nostro sport“.
“I nostri avvocati e quelli del corridore stanno discutendo il caso, ed entrambe le parti hanno avvocati capaci e questo caso è molto più complicato di uno normale. Il giudice della corte antidoping dell’UCI sta cercando di risolvere alcune questioni procedurali“.
Sul quotidiano francese Ouest-France va oltre:
“La gente vuole il sangue…ma l’UCI è un’istituzione che rappresenta le procedure ed i diritti delle parti, e questo prende tempo! Qualunque decisione giudiziaria in Francia o altrove prende del tempo. Il diritto deve essere rispettato. E Froome ha il diritto di essere rispettato come chiunque”
[Se la gente vuole tempi più rapidi]“…è perché glielo mettono [i media] in testa ogni 5 minuti! Vogliono del sangue subito! Solo che questa non si chiama giustizia. Si chiama giustizia sommaria il condannare senza ascoltare e senza la possibilità di presentare i propri argomenti. Se il codice mondiale antidoping prevede quei tempi è perché ci possono essere casi specifici. Froome pretende di esserne uno e quindi merita di essere studiato. So benissimo che tutti vogliono che sia giudicato al più presto, noi pure, ma insomma…”
Gli avvocati di Froome in particolare sembra abbiano passato gli ultimi mesi a produrre perizie tecniche per dimostrare che l’anomalo livello di salbutamolo nelle sue urine sia dovuto ad un malfunzionamento renale, ma ovviamente sono voci non confermate. Ad ogni modo l’UCI deve a sua volta far valutare queste perizie da specialisti.
Nel frattempo Froome corre, anche se a livelli non ottimali, come ha dimostrato alla recente Tirreno-Adriatico dove ha terminato 34°, a 13′ dai compagni Michal Kwiatkowski vincitore, e Geraint Thomas 3°. Thomas che intanto sta preparandosi ad un ruolo da capitano per le corse a tappe.
Anche se Froome, seppur compostamente, ha replicato decisamente alle continue dichiarazioni di Lappartient:
“Ho visto i suoi commenti e credo di stare facendo del mio meglio per seguire le procedure. So che è una situazione difficile, ma vista la sua preoccupazione per la reputazione del nostro sport credo che sarebbe più indicato se facesse i suoi commenti di persona, o perlomeno attraverso i mezzi appropriati e non attraverso i media. Sto ovviamente facendo tutto il possibile per rivolvere tutto questo il più velocemente possibile tenendo un profilo basso.”
Nel frattempo si susseguono le opinioni sulle varie possibilità che il caso offre finalmente. In pochi mesi si è passati dall’idea che Froome si autosospendesse volontariamente per poter retrodatare ogni sanzione all’inizio di questa, alla presunta richiesta di Froome all’UCI di avere una pena ridotta ammettendo una negligenza, sino alla minaccia di Lappartient di applicare l’articolo 7.9.3 del codice antidoping, mai invocato prima, per cui Froome potrebbe essere forzatamente sospeso prima del verdetto sul caso. Lappartient ha minacciato l’applicazione di questo articolo “nel caso non si risolva entro tempi accettabili“.
Quali saranno questo tempi per Lappartient? Per ora non si sa. Anche se molteplici segnali fanno pensare proprio ad un post-Giro, giusto in tempo per non permettere a Froome di partecipare al Tour de France. Eventuale partecipazione al Tour de France che Lappartient ha bollato come “disastro”, cosa ripetuta anche da Christian Proudhomme, direttore del Tour, per il quale l’accoglienza di Froome sulle strade da parte del pubblico potrebbe essere un pessimo spettacolo a livello d’immagine. Ricordiamo che Froome è stato bersaglio nel 2015 di un bicchiere di urina gettato addosso da uno spettatore durante la 14^tappa, mentre nel 2016 è stato sonoramente fischiato sul podio nel dopo tappa. Idem nel 2017 al via della cronometro di Marsiglia.
In tutto questo ricordiamo che anche l’eventuale sospensione che il tribunale antidoping dell’UCI potrebbe comminare a Froome (da 6 mesi, a partire dal 7 settembre 2017, sino a 2 anni) potrebbe essere rinviata se la Sky facesse ricorso al TAS (tribunale arbitrato sportivo) di Losanna. E la sospensione partirebbe solo dopo la sentenza da parte di quest’ultimo. Il che consentirebbe a Froome di correre senza problemi Giro e Tour.
Sempre per promemoria, ricordiamo i casi conosciuti (quelli che hanno portato ad sospensione quindi pubblici, ma ricordo, a titolo di esempio che nel 2015, su 72 controlli positivi di sostanze non proibite, 13 non hanno portato a sanzioni) che fanno giurisprudenza :
Alessandro Petacchi nel 2007 fu sospeso 1 anno (1320 nanogrammi per mml di salbutamolo), anche se il TAS decretò che non ci fu volontà di barare
Diego Ulissi (1920 nanogrammi per mml) fu sospeso 9 mesi nel 2014. Per la cronaca: la Lampre lo sospese durante il procedimento, ma visto che anche questo durò parecchio, per una gara tolse la sospensione e Ulissi gareggiò, poi per le polemiche che ne seguirono non si ripeté la cosa. Il risultato ottenuto nella corsa (22°) non fu tolto dopo che fu decretata la sospensione.
Alexander Piliuschin (1600 nanogrammi per mml) fu sospeso 9 mesi nel 2014.
Leonardo Piepoli (1800 nanogrammi per mml) non fu sanzionato nel 2007.
Simon Yates fu sospeso nel 2017 4 mesi per livelli eccessivi di Terbutaline (la TUE non fu notificata dal dottore della Orica-GreenEdge), sostanza della stessa categoria del salbutamolo. Yates ammise la negligenza.
E per concludere in modo semplice: non è nemmeno chiaro se una eventuale sospensione dopo Giro e Tour porterebbe ad una revoca dei titoli eventualmente vinti. Le opinioni sono contrastanti anche qui. In particolare quella di Martha Kelner del Guardian secondo cui potrebbe non perderli, ma non fornisce spiegazioni sul perché.
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