Yoann Offredo (Wanty-Gobert) occupa al momento l’ultima posizione in classifica generale al Tour de France, in gergo è la “lanterne rouge”. 32 anni, corridore da classiche, per anni è stato reputato un grande talento ed una grande speranza francese per le corse di un giorno. Nonostante la lunga militanza in una delle migliori squadre francesi (Française des Jeux) non si è mai espresso a grandi livelli, cogliendo solo risultati minori e piazzamenti.
In compenso si è fatto notare per cadute notevoli (Qui e qui) e risse con automobilisti.
Offredo è considerato uno un po’ “sbruffone”, e che non le manda a dire. E cosi è interessante ascoltare la sua breve intervista a RFI, che traduciamo e trascriviamo qui.
Offredo– “Il ciclismo si avvicina sempre più alla Formula 1: tutto è calcolato al millimetro, cronometrato, pensato…a titolo personale non mi ci trovo proprio a mio agio. Il ciclismo moderno si è molto evoluto, ma non per forza migliorato. È un ciclismo che è diventato molto professionale, bisogna ammetterlo, ma c’è anche una perdita di quello che è il vero ciclismo…penso in particolare alla solidarietà del gruppetto, la vicinanza del pubblico…ora certi corridori scendono dall’autobus della squadra 2 minuti prima di partire…il ciclismo deve rimanere uno sport popolare, accessibile al pubblico”
RFI- La vostra visione è condivisa da altri corridori?
Offredo- “Certo, ce ne sono molti, quando ne parliamo in gruppo. dicono delle cose che mai direbbero in un’intervista o in pubblico, alla tv o alla stampa…ma c’è una certa nostalgia, in particolare dei più anziani, i quali sono molto nostalgici di un ciclismo che nemmeno io ho mai conosciuto…ne parlavo con Nicholas Roche (Sunweb, 35 anni), uno dei pilastri del gruppo, che dice che ha perso completamente il senso di quel ciclismo che una volta lo emozionava”
RFI- Passi per essere uno degli sbruffoni/chiaccheroni del gruppo. Ti identifichi?
Offredo-“No, non amo questo termine. Quello che però amo ancora meno è la retorica che non dice nulla, i discorsi stereotipati dettati da qualche Communnity Manager o da responsabili comunicazione…questo mi da noia..ai tempi, se Bernard Hinault aveva voglia di dire che il tale corridore era un coglione lo diceva…ora si ha sempre paura di quello che può pensare il tale media o la tale organizzazione…io dico quello che penso e resto me stesso“.
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