Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo febbraio, ma è già un campione proiettato a divenire una star del ciclismo, e tutte le complicazioni riguardo il suo passaggio (o meno) dalla Bora-Hansgrohe alla Visma-Lease a Bike sembrano confermarlo.
La Bora-Hansgrohe si è aggiudicata i servizi di Uijtdebroeks dal 2022, quando è riuscita a metterlo sotto contratto per 3 anni ed il giovane belga ha subito ripagato vincendo il Tour de l’Avenir. Una gara vinta davanti a a molti corridori che sembrano rappresentare una nidiata d’oro per il ciclismo futuro, a cominciare dal 2° in classifica, Johannes Staune-Mittet, super-talento norvegese già in forza alla Visma-Lease a Bike e che potrebbe diventare compagno di squadra del belga (cosi come il 3° classificato Michel Hessman, che però ha fatto partire la propria carriera nella massima divisione nel modo peggiore), ma anche Archie Ryan (nella prossima stagione alla EF-EasyPost), Davide Piganzoli (Polti-Kometa) o la nuova speranza francese Lenny Martinez (Groupama-FdJ).
Uijtdebroeks quest’anno si è messo in mostra con il 7° posto al giro di svizzera e l’8° alla Vuelta, ma soprattutto è considerato un professionista esemplare, super focalizzato sul proprio lavoro e meticolosissimo, questo a detta di tutti. In breve è uno di quei corridori a cui non pesa, e che anzi, si esalta nel condurre uno stile di vita molto severo: pesatura del cibo, precisione nell’allenamento, ascetismo generale.
Questo ovviamente può solo far plaudire chi pensa che il ciclismo si riduca solo a questo (spesso, gli amatori), ma in realtà il ciclismo professionistico è anche (e soprattutto) ricerca del successo e del denaro, e si pratica in squadra, che è un organismo con una sua complessità. Ed è qui che il giovane Cian pare aver incespicato, con atteggiamenti che mal si sono conciliati con la vita di squadra e di gruppo. Il condizionale è d’obbligo, perché si tratta solo di voci, storie, etc…però in breve la cosa è stata confermata dal direttore sportivo della Bora, Rolf Aldag nel podcast “The Cycling Podcast“. Cian sarebbe stato oggetto di sfottò da parte di compagni più anziani. E qui si entra in un campo minato che tutto sommato è diventato realtà quotidiana per tutti: erano benevoli questi sfottò? Erano “meritati” per un atteggiamento antipatico del belga? Si sa che queste cose riguardano la sensibilità personale, ed il confine tra “simpatiche canzonature” e “bullismo” può essere sottile.
Fatto sta che qualcosa probabilmente già non funzionava prima della Vuelta nelle dinamiche interne alla squadra. Aldag nel podcast racconta come la Vuelta fosse il grande obiettivo stagionale designato per lui, e che gli fosse stato affidato un ruolo di co-leader della squadra assieme ad Alex Vlasov, con alcuni gregari espressamente votati solo a lui, come Jonas Koch. Il tutto nell’incertezza di come avrebbe retto le tre settimane di gara, una novità per lui. Ma Uijtdebroeks sembrerebbe non essere stato soddisfatto di questa impostazione. In che cosa precisamente ed in che modo non è dato (ancora) sapere.
Durante la Vuelta però Cian ha palesato la propria insoddisfazione, lamentandosi di non essere stato supportato a dovere, cosa che ovviamente deve aver fatto sollevare il sopracciglio ai suoi compagni, che in risposta lo hanno criticato per i suoi deficit di guida e tattica, veri responsabili a loro dire di alcuni momenti di difficoltà. Anche qui si vede come la percezione delle cose sia dipendente dalla prospettiva: uno ha delle difficoltà e le imputa allo scarso aiuto, gli altri vedono il proprio aiuto necessario per compensare dei deficit e pure accusati. Nei giorno di riposo Uijtdebroeks non avrebbe partecipato alle attività della squadra, ed alcuni compagni di squadra lo hanno (comprensibilmente) percepito come se facesse pochi sforzi per far parte del gruppo, non gradendo. Cosa che va anche considerata sulla base che Cian, tutto sommato, era pur sempre un Rookie nella Bora, ed il talento non può passare sopra certe dinamiche di gruppo.
Poi la rottura palese con le dichiarazioni del belga riguardo una preferenza della squadra per Vlasov, e pure critiche verso Nico Denz, che sarebbe dovuto essere al suo servizio e che invece si divideva in supporto a Vlasov ed alla ricerca di gloria personale.
A quel punto era chiaro come Uijtdebroeks fosse alla ricerca di una nuova squadra, con il rapido interessamento della Ineos-Grenadiers in primis, e poi con l’affidarsi del belga a una agenzia, la A&J All Sports dei fratelli Carera, che curano svariati atleti di alto livello in gruppo (mentre prima gli interessi del belga erano curati dai suoi genitori, avvocati).
Infine la rottura totale, con la critica di Uijtdebroeks alla squadra dopo che alla Chrono des Nations, quando gli si è rotto un comando del cambio e gli è stata data la bici di scorta, la quale però, secondo il belga non era settata bene e questo lo ha penalizzato (ha terminato 14° a 4′ da Tarling). Le dichiarazioni del belga sono state chiaramente tra le peggiori possibili per una squadra: “sono venuto qui per imparare, quindi sarebbe bello che le mie bici fossero a posto. Perché c’è qualcosa che abbiamo veramente la necessità di migliorare. Specialmente in termini di aerodinamica e di setup della bici, perché c’è veramente molto spazio per evolvere. Oggi ero forte, ho pedalato i miei 65 kg per 1h a 400W di media. Però tutta la bici necessita di essere settata, perché perdiamo molto cosi“.
Cosa intendesse nello specifico non è dato sapere, forse si aspettava un passaggio (o più di uno) in galleria del vento, fatto sta che questo tipo di dichiarazioni sono veramente veleno per ogni squadra, in particolare nei confronti degli sponsor tecnici, che a loro volta non tollerano queste dichiarazioni. Infatti Aldag si è precipitato a precisare che con la stessa bici Remco Evenepoel è il campione del mondo in carica.
E qui si entra nel vivo della questione, con Uijtdebroeks che era chiaramente pronto per andarsene dalla Bora. Il quadro che emerge è che la direzione della Bora-Hansgrohe ha subito considerato un’uscita a pagamento. Ma sembra che ci siano stati problemi con la commissione di trasferimento. Ralph Denk, il team manager della Bora, avrebbe proposto la somma di 1 milione di euro come commissione di trasferimento. E pare che la Ineos Grenadiers fosse apparentemente disposta a pagare questa somma. Ma Uijtdebroeks ha poi scelto un’altra squadra per il suo futuro, ovvero la Visma-Lease a Bike, ma, problema, questa squadra apparentemente non era disposta a pagare una commissione di trasferimento.
Uijtdebroeks ha risolto il contratto con la Bora-hansgrohe per poi passare alla Visma, ma incorrendo nello scontento della Bora, che fa valere il contratto in essere fino al 2024. Ora l’UCI sta esaminando il caso, ma secondo alcune fonti belghe la necessaria approvazione del trasferimento da parte del PCC, il Professional Cycling Council, mancava fino all’inizio di dicembre, il che renderebbe nullo il trasferimento. In ogni caso Uijtdebroeks è stato visto in abiti neutri al ritiro di dicembre della Visma. Quindi ora non resta che chiarire a livello giuridico se la rescissione è legittima.
Ma qui le cose diventano complicate.
Secondo il regolamento della World Cycling Association, il UCI Pro Cycling Council (PCC) deve dare il benestare, ed entrambe le squadre devono anche concordare le condizioni di trasferimento. Ciò pare però non sia avvenuto nel caso specifico. Ma Uijtdebroeks ha comunque rescisso il contratto con la Bora-Hansgrohe e si è unito ad un’altra squadra.
Molti criticano al solito l’inefficacia dell’UCI nel dirimere la questione, ma come sempre molti dimenticano che (come nel doping) si tratta di considerare non solo gli aspetti puramente sportivi, ma anche quelli di puro diritto. E qui appunto le cose si complicano, perché, come nel caso specifico, bisogna vedere di chi sia la competenza del caso, ovvero quale tribunale sia competente e quale legge sia effettivamente applicabile. In particolare perché Uijtdebroeks ha licenza belga, ed il contratto di lavoro che ha con la Bora non sarebbe assimilabile a quello di dipendente, ma di lavoratore autonomo con un rapporto di lavoro con la squadra secondo il diritto del lavoro belga. Se questo si applicasse si dovrebbe vedere se esistono delle valide motivazioni per la rescissione del contratto di lavoro, che dovrebbero essere particolarmente gravi secondo alcuni esperti di diritto belgi interpellati da alcuni media. In particolare dovrebbe essere provato che la Bora non ha rispettato alcune condizioni o che Cian sia stato effettivamente bullizzato dai compagni, ad esempio.
Uijtdebroeks potrebbe essere soggetto anche a pagamenti di compensazione, in quanto la legge belga consente apparentemente la rescissione in cambio di un risarcimento forfettario pari allo stipendio per la restante durata del contratto, che sarebbero 13 mesi per Uijtdebroeks. Ma questo non sarebbe previsto dalla legge austriaca o tedesca (la Bora ha licenza tedesca e sede in Austria). Questo potrebbe anche rappresentare un precedente importante dal punto di vista legale, di fatto condizionando molti contratti a lunga scadenza in essere.
E’ facile quindi vedere come l’UCI sia molto cauta e stia “alla finestra” per vedere gli sviluppi legali tra le parti, dato che non potrebbe prevalere sulla legge applicabile (è anche uno dei motivi per cui non può comminare squalifiche in un caso di doping se questo è dipendente da un’indagine di polizia fino a che non vi è un giudizio).
Infine, Richard Plugge e Merijn Zeeman della Visma se venisse provato che hanno contattato Uijtdebroeks già prima del 1° dicembre rischierebbero potenzialmente una sanzione ai sensi dei regolamenti UCI e forse anche secondo il diritto civile per aver incoraggiato una violazione del contratto.
Sarà quindi anche interessante vedere se la legge belga verrà davvero applicata e se effettivamente il belga dovrà pagare “solo” le 13 mensilità per svincolarsi. Ciò potrebbe avere conseguenze di vasta portata per casi analoghi nel ciclismo.
Con molta probabilità, anche per evitarsi contenziosi legali costosi e lunghissimi, le parti probabilmente troveranno un accordo, ma nel complesso è una storia da cui pochi ne escono bene, con Uijtdebroeks che già è stato oggetto di varie critiche sui social da parte anche dei propri tifosi (ma in caso di vittorie ne troverà di nuovi al volo). La Bora non ne esce bene da un punto di vista dell’immagine, perché alcuni dubbi sulla sua professionalità e cura del dettaglio (cosi importanti oggi agli occhi di tanti, sopratutto giovani corridori) ormai si sono instillati. Inoltre perde comunque un corridore di enorme talento che rappresentava molto per il proprio futuro. E tanto bene non ne esce nemmeno la Visma, soprattutto se fosse confermato che hanno avvicinato il corridore già prima del 1° dicembre. Una squadra per altro non nuova a questo genere di trasferimenti problematici, come è stato il caso di Wout van Aert a suo tempo. E poi non ne esce bene come al solito il modello economico del ciclismo in generale, con i contratti a lungo termine che potrebbero perdere forza, rafforzando l’idea (o il dato di fatto) che la disparità economica tra squadre porta ad une norme squilibrio di forze in campo.
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