Oggi è il giorno della tappa dello Zoncolan. Quasi tutti gli addetti ai lavori più stagionati sono convinti che oggi non sarà una tappa decisiva per la vittoria finale, ma sono concordi che a fine giornata la situazione sarà molto più chiara. Riuscirà Yates a guadagnare abbastanza tempo per garantirsi un “tampone” nella cronometro di Rovereto? Riuscirà Tom Dumoulin a gestirsi con il consueto equilibrio anche sulle mostruose rampe friulane? E riuscirà Chris Froome a raddrizzare un Giro per molti versi fin qui storto?
Froome non è dato per spacciato. La sua pedalata tutta agilità oggi potrebbe rivelarsi un’ottima arma sul terribile Zoncolan, anche se, per quello visto fin qui, l’agilità non si accompagna alla forza. Potrà sempre recuperare molto nella tappa a cronometro, ma per quello fatto vedere nel cronoprologo (+37″ da Dumoulin, +17″ da Yates) l’ottimismo non la fa da padrone.
Una forma non perfetta, o comunque calibrata dalla Sky per avere il picco alla terza settimana, ma forse avendo trascurato che il Giro non è il Tour, ed ogni tappa è corsa a ritmi brutali, con già l’Etna alla prima settimana che consigliava di non farsi trovare impreparati o in ritardo di forma da subito, e tappe “facili” che facili non sono mai, anche perché Maggio non è Luglio e la pioggia ed il maltempo sono in agguato.
Froome in difficoltà quindi. 3’20” di ritardo dalla maglia rosa alla vigilia di una tappa importantissima. Una difficoltà pratica che arriva in un contesto molto particolare, in primis quello dell’Affaire Froome, con la pratica salbutamolo in corso, la Vuelta vinta a rischio, cosi come il Tour de France a venire. Dalle dichiarazioni delle ultime settimane è parso di capire che la sentenza possa arrivare proprio a fine Giro, che forse ci sia addirittura un accordo per non far trapelare una già esistente sentenza che solo a fine corsa rosa. Giro d’Italia che forse è tratto persino fuori dall’imbarazzo dalla prestazione opaca di Froome: quali sarebbero i commenti se fosse dominatore in maglia rosa?
Froome ha dichiarato a più riperse che tentare quest’anno la doppietta Giro-Tour era l’ultima “occasione della vita”. Domani il keniano-britannico compirà 33 anni. Un’eventuale debacle sullo Zoncolan lo metterà definitivamente fuori dai giochi per la classifica finale, e quindi per la doppietta. Forse potrà recuperare e puntare ad un podio a Roma? Nella difficoltà sarebbe un risultato di grande spessore, ma avrà forse sacrificato sull’altare della superbia un altro risultato che lo avrebbe consacrato, come il 5° titolo al Tour? Ovvero la possibilità di entrare nel club delle leggende dei vincitori dei 5 Tour (Anquetil, Merckx, Hinault, Indurain)?
Potrà rifarsi l’anno prossimo? A 34 anni? L’età media dei vincitori del Tour è 28 anni. Molti lo hanno vinto a 33-34 anni, come Indurain, ma è un’eccezione tra i favolosi 4: Anquetil vinse l’ultimo a 30, Merckx a 29 e Hinault a 31. Il più anziano vincitore fu Firmin Lambot, a 36 anni, ma correva l’anno 1922.
In tutto questo si ha anche la sensazione che attorno a Froome non ci sia il solito supporto della Sky. Dov’è finita la famosa armata britannica?
In pianura Knees e Kiryenka sono le solite locomotive che fanno da parabrezza. Puccio a seguire, ma in montagna De la Cruz e Ellissonde, non sembrano partecipi dei famosi ritmi assassini imposti dalla Sky. Froome è sempre accompagnato dal fido Poels e da Henao, ma quest’ultimo è stato mandato addirittura in avanscoperta sull’Etna….
Nel frattempo dall’altra parte del mondo si assiste ad un trionfo targato Sky, alla maniera della Sky. Al giro della California Egan Bernal ha vinto la penultima tappa, davanti Adam Yates, il gemello di Simon, e Tao Geoghegan Hart, altro talentuoso giovane (23 anni) della Sky. Oggi, a meno di sorprese, Bernal potrebbe vincere la propria prima corsa a tappe. Il giorno dello Zoncolan sembra presagire un passaggio di consegne.