Il Gravel è il nuovo golf?

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Che il Gravel sia il fenomeno del momento è noto e risaputo, con le aziende che spingono questi prodotti con veemenza e gli eventi dedicati che si moltiplicano anche a queste latitudini e non solo negli USA dove il fenomeno è nato. Il Gravel lo è diventato tanto da cominciare ad essere attrattivo anche per gli ex-professionisti di ciclismo e altri sport

Wahoo, il noto produttore di Home Trainer e GPS, ad esempio ha messo in piedi un team composto da non solo ciclisti già noti nel comparto “avventura” come Amity Rockwell e Colin Strickland, ma con anche una campionessa di Ironman come Heather Jackson e due ex-pro WorldTour come Ian Boswell e Peter Stetina, provenienti da Katusha e Trek-Segafredo, ed ora riconvertiti al gravel a tempo pieno.

Tra le squadre WorldTour la EF-Education First è stata la prima ad essersi investita nel mondo del Gravel facendo correre un buon numero di gare al proprio corridore Lachlan Morton, diventato una specie di testimonial gravel anche del loro sponsor tecnico Rapha. Morton è stato spesso accompagnato agli eventi maggiori del calendario di gare gravel da Alex Howes, campione nazionale USA, e da Taylor Phinney, recentemente ritiratosi. Il brand inglese Rapha si è molto investito nel gravel, ideando una serie di indumenti dedicati, e spostando uno dei propri focus dal mondo delle randonnée proprio al gravel.

Lachlan Morton e Alex Howes, EF Education First

Ad uno degli eventi più importanti del mondo gravel, il Dirty Kanza, negli USA, ha anche partecipato un duo americano della Trek-Segafredo lo scorso anno, composto appunto da Peter Stetina e Kiel Reijnen. Ed ovviamente anche Ted King, ex corridore della Garmin e Cannondale, il quale è stato uno dei primi a riconvertirsi al gravel una volta ritiratosi dal professionismo su strada, diventandone un ambasciatore in se e di Cannondale in particolare nel settore.

Ma se ovviamente gli americani ed i marchi americani sono a livello 11 sul gravel, gli europei non stanno a guardare: non esiste azienda che non abbia ormai uno o più modelli a catalogo, ed un marchio tedesco come Rose ha fatto sapere recentemente che rispetto lo scorso anno ha aumentato le vendite di bici del 35% in gran parte grazie al settore gravel.

Se qualche anno fa si parlava di “ciclismo come nuovo golf”, ora lo scettro sembra saldamente nelle mani del Gravel.

 

 

Commenti

  1. RamboGuerrazzi:

    Il gravel ancora ha un nemico da vincere, perlomeno in Umbria: i cani. Le recinzioni sono un optional, e ogni tanto mi tocca accorciare/allungare i giri a causa di maremmani lasciati liberi a pascolare in mezzo alle strade bianche. Speriamo si estinguano.
    Quel problema c'è anche in mtb.:sbianca:
  2. aquila di toledo:

    Lo farò sicuramente !
    Grazie dell’info...
    A questo punto dovrò ricomprare la bici, o magari convertire una MTB da 26’ con manubrio da BDC stile John Tomac
    altre due manifestazioni gravel in stile randagio che mi sono venute in mente sono la Montevecchia gravel e Resegone360
  3. golias:

    Visto che si affrontano percorsi a volte ostici non sarebbe meglio avere la possibilità di avere il piede libero per ogni ed eventuale ?
    Appena si allarga la stagione, io che uso oramai solo la bdc, voglio fare delle prove con scarpe ginniche normali e pedali flat con la bdc.. ho letto da più parti che con il piede agganciato non si ha una differenza di rendimento se non solo negli scatti o nelle volate, quindi -probabilmente in modo erroneo- penso che a maggior ragione sia molto più utile con la gravel dove si ha sicuramente più occasione del piede a terra.
    io uso da anni i pedali flat da dh sulla gravel e mi trovo molto bene.
    Ho fatto molte prove con scarpe diverse, le classiche scarpe da ginnastica te le sconsiglio, se vuoi fare delle prove, hanno la suola troppo morbida e su giri lunghi si affatica il piede.
    Io ho trovato le sensazioni migliori con le scarpe da trail running che hanno una suola più rigida e scolpita.
    Proprio oggi mi sono fatta 150 km in gravel con i pedali flat e non ho nessun dolore, se non l'indolenzimento classico di aver pedalato 150 km quasi tutti su sterrato.
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