La Milano-Sanremo 2019 è passata portandosi la primavera e la prima vittoria ad un monumento per Julian Alaphilippe. Il corridore francese di 26 anni con questa vittoria è ormai il n°1 mondiale nella classifica UCI; riuscendo persino a scalzare l’inossidabile Valverde, di cui potrebbe prendere il posto nel gruppo come caratteristiche di corridore. Forse non completo allo stesso modo per potere essere competitivo nei grandi giri, ma nelle classiche sicuramente, se non di più. Questa stagione l’ha aperta con un’autorevolezza ed una convinzione nei propri mezzi degni di un vero campione consumato, con la vittoria alla Strade Bianche e questa alla Milano-Sanremo. Una vittoria arrivata come forse meno ce lo si aspettava, allo sprint in un piccolo gruppo in cui non mancava gente veloce come Peter Sagan o Matteo Trentin. Se Alaphilippe fosse anche solo arrivato secondo sarebbe stato il primo degli sconfitti: era il superfavorito, e nonostante un lavoro mostruoso della sua squadra sul Poggio ha mantenuto la testa lucidissima per potersi imporre in volata con un tempismo perfetto, prendendo la ruota di Mohoric. Questo dimostra non solo le eccezionali qualità fisiche del francese, ma anche quelle mentali. Prossimamente per lui ci saranno Paesi Baschi, Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Se mantiene la condizione attuale potrebbe farsi una scorpacciata epica.
La Deceuninck-QuickStep si conferma la squadra da battere nelle classiche, tutte. Poche squadre corrono con la compattezza della corazzata belga. Le opzioni alla Sanremo erano evidentemente due: Alaphilippe e Viviani, tutti e due in forma strepitosa, ma per il veronese si trattava di riuscire a scollinare il Poggio coi migliori, cosa davvero difficile per lui proprio a causa del ritmo mostruoso imposto proprio dalla sua squadra grazie a Zdenek Stybar e Philippe Gilbert, che hanno impostato una specie di volata per Alaphilippe.
I dati parlano chiaro: i primi hanno percorso il Poggio a 38,3km/h di media. Su Strava il KOM è di Valverde con un tempo di 5’41”, ma dietro di lui subito Naesen e Van Aert a +1″. Valverde ha erogato 413W per portare in cima i suoi 61kg a quella velocità. Naesen col suo fisico da fiandre, 10kg più del murciano, ne ha dovuti erogare 500…
Tempo record sul Poggio quindi. Per trovarne uno simile o pari bisogna tornare ai sulfurei anni ’90, 1994 per la precisione, con la vittoria di Giorgio Furlan in maglia Gewiss, il quale però fece il vuoto da solo all’ultimo chilometro della salita per poi tenere fino al traguardo, con Mario Cipollini secondo a +20″ (il tutto con bici più pesanti di un chiletto rispetto le attuali). Quest’anno solo gli specialisti da classiche hanno resistito, per trovare sprinter puri bisogna risalire almeno sino alla 10^ posizione con Matteo Trentin, o alla 16^ con Fernando Gaviria.
Erano 27 anni che non si verificava una doppietta francese con due vittorie ai monumenti di seguito: dal 1992 con Jacky Durand vincitore del Giro delle Fiandre e Gilbert Duclos-Lassalle alla Paris-Roubaix. Lo scorso Ottobre Thibaut Pinot al Lombardia e Alaphilippe a questa Sanremo hanno messo un termine all’attesa dei tifosi francesi.
Il percorso della Sanremo non si smentisce quindi, con la corsa che si accende solo e soltanto sul Poggio. Per trovare un’edizione vinta con un attacco più da lontano bisogna tornare al 1996, con la fuga vincente sulla Cipressa di Gabriele Colombo (ok, altro in maglia Gewiss…). Anche i numeri sono indicativi: Alaphilippe ha vinto con una potenza media di 170W. Con quei numeri a Fiandre e Roubaix si finisce sul carro scopa. Oltretutto quest’anno la tattica sembra essere stata addirittura quella di fare la Cipressa abbastanza piano (2km/h meno delle due edizioni passate) per poi prendere a tutta il Poggio. Questo riporta in auge le discussioni riguardo la possibilità di introdurre delle variazioni sul percorso. I puristi non ne vogliono sapere, ma forse qualche variazione non sarebbe poi scandalosa, al Fiandre il percorso cambia spesso tanto per dire. Quando la gara fu concepita le strade non erano quelle attuali, né il modo di andare in bici, per usare un eufemismo. È evidente che ad esempio il passo del Turchino oggi non abbia lo stesso senso che poteva avere nel 1914…
Anche in passato furono introdotte delle novità, poi regolarmente cassate nelle edizioni successive: Bric Berton, Manie, Colla Micheri, Pompeiana. Forse potrebbe essere un’idea rimpiazzare con queste varianti anche le salite più mitiche, offrendo qualche spunto per qualche attacco da lontano, pur facendo rimanere la Sanremo una gara adatta anche ai velocisti, come sempre è stato.
Un dato interessante è il numero di corridori non arrivati alla fine quest’anno. Solo 7. Salvo il record del 2017 con 5 DNF, ma evidente il trend che dal 2015 registra un forte calo dei corridori che non arrivano al traguardo: -2010 46, -2011 42, -2012 51,- 2013 65, -2014 86, -2015 39, -2016 19, -2017 5, -2018 10, -2019 7.
Un dato tecnico che farà discutere è la sfortuna di John Degenkolb, a cui è caduta la catena nel momento topico della discesa dal Poggio. Degenkolb che correva con il nuovo SRAM Red AXS 1x, ovvero monocorona. La faccia all’arrivo è emblematica.
Altro dato tecnico la scelta di Vincenzo Nibali di utilizzare un setup da salita per la Sanremo, infatti il messinese ha utilizzato al contrario dei suoi compagni, la Merida Scultura rim.
Mentre tutti gli altri la aero Reacto (disc -Colbrelli- e rim -Mohoric-).
Infine una menzione per i soliti deficienti del pubblico. In primis gli idioti che sono riusciti ad appiccare un incendio coi fumogeni a Capo Berta. Per fortuna che era presente un pompiere fuori servizio che lo ha spento con l’estintore di una moto della polizia.
Now there’s a fire. #MilanoSanremo pic.twitter.com/a5U3IOOVvt
— daniel mcmahon (@cyclingreporter) March 23, 2019
E poi questo genio che salutava non si sa chi col cellulare in mano in mezzo al Poggio all’arrivo del gruppo