Una Vuelta che ha mantenuto le promesse, soprattutto quelle fatte da Primoz Roglic (Jumbo-Visma), che da tempo aveva messo nel mirino questa prova, considerandola alla sua portata e convincendo i dirigenti della sua squadra a mettergli a disposizione la squadra migliore.
Primoz Roglic/Jumbo Visma: 9 1/2 -Lo sloveno coglie finalmente il risultato “della maturità” a 29 anni, confermandosi un campione di grande solidità. Il meglio di se lo da a cronometro, dove è sicuramente uno dei migliori al mondo, tanto che se i grandi giri attuali non avessero quasi abolito la specialità, ma si corressero tappe a cronometro come 20 o più anni fa, lui ed il futuro compagno di squadra Tom Dumoulin avrebbero come unici rivali il duo Ineos Froome/Thomas, lasciando agli altri un ruolo marginale. A Roglic di cronometro ne è bastata una per indossare la maglia rossa, e poi si è dimostrato abbastanza solido in montagna da tenerla sino a Madrid. È stato aiutato da una squadra che negli ultimi 5 anni è cresciuta tantissimo in qualità: Steven Kruijswijk, George Bennett, Robert Gesink, Tony Martin, Nelson Powless e Sepp Kuss gli hanno fornito protezione in ogni frangente, superando senza problemi persino la caduta collettiva nella cronometro a squadre che ha costretto Kruijswijk all’abbandono. Probabilmente questo primo grande giro è il risultato che mancava a Roglic per dargli la consapevolezza delle proprie qualità e da ora sarà cliente fisso per i podi. Se poi le cronometro tornassero ad essere tali… Gli manca però qualcosa sul lato “spettacolo”: passi il fatto che in salita non ha le qualità per attacchi che siano tali, ma il carattere super-riservato al limite dell’ombroso (“sorridevo in luoghi dove nessuno poteva vedermi” ha dichiarato…) non le rende certo un beniamino delle folle. Che devono accontentarsi della sostanza.
Tadej Pogačar: 9- Il podio della Vuelta ha visto salire sul gradino più basso un altro sloveno, un talento cristallino di soli 20 anni. Un corridore di cui si parla poco rispetto il poco più giovane Evenepoel, ma dopo aver vinto il Tour de l’Avenir l’anno scorso, quest’anno ha già messo in cascina un Giro dell’Algarve, un Giro di California, 3 tappe ed il 3° posto alla Vuelta! I rinforzi in arrivo alla UAE speriamo siano atti a supportarlo al meglio, ma se continua cosi siamo di fronte ad un altro dei formidabili talenti che si stanno ricavando un posto nel ciclismo prossimo venturo.
A margine, non per sollevare dubbi e frenare entusiasmi, ma per la prudenza che impone il passato del ciclismo, va ricordato su 19 corridori sloveni passati nel World Tour negli ultimi 10 anni 8 sono stati sospesi per doping, il 42%. Speriamo bene quindi.
Alejandro Valverde: 8- In un mondo in cui non ci sono più le mezze stagioni e non si sa come vestirsi, resta una certezza, e viene da Murcia. Se Pocagčar era il più giovane corridore in gara, Valverde, coi suoi 39 anni è stato il più vecchio, ed ambedue sono sul podio. Il 9° podio in 26 grandi giri per Valverde! Quando Valverde debuttava alla sua prima Vuelta a 22 anni, Pogačar di anni ne aveva 3… Se Valverde non ha mai impensierito Roglic realmente è riuscito però a portarsi a casa una tappa (tagliata a misura): la 12^ tappa alla Vuelta in carriera. Se il voto pare basso non è certo per le qualità dello spagnolo, ma la dichiarazione a fine gara per cui “non sapevamo più cosa fare per destabilizzare Roglic“, la quale stride con il solito comportamento erratico della Movistar, che a metà ha corso per supportare Valverde e metà per non far vincere Quintana. Speriamo che col prossimo anno la Movistar si chiarisca le idee sulle tattiche di gara, cosi forse avranno qualche chances in più per destabilizzare gli avversari.
Nairo Quintana: 5– Una vittoria di tappa, la maglia rossa alla 9^ tappa, ma come al solito tanta tanta mancanza di regolarità. Il voto potrebbe essere più basso se non fosse che non deve essere stato facile correre da divorziato in casa Movistar, con la squadra che quasi ti corre contro, ma perdere il 3° posto in generale a 24h dalla fine della Vuelta è imperdonabile.
Miguel Angel Lopez: 4- Sembrava in forma, con la vittoria in Catalogna ed in Colombia ad inizio stagione. Era uno dei favoriti per la vittoria su un percorso a lui favorevole e con una buona squadra a supporto (Fuglsang ne è la prova), ma proprio in salita non è riuscito ad essere efficace come avrebbe dovuto. Alla fine 5°, con l’unica soddisfazione di aver indossato la maglia rossa dopo la cronometro a squadre inaugurale. Di solito aveva la consolazione della maglia bianca, ma Pogačar gli ha tolto anche quella, e dal prossimo anno non potrà nemmeno pensarci più. In generale una Vuelta avversa ai colombiani, ne sa qualcosa Rigoberto Uran (EF Education First) che, parole sue, “ha rischiato di morire” per la caduta alla 6^tappa, in cui si è fratturato clavicola e scapola perforandosi il polmone sinistro. Resta la soddisfazione della vittoria di tappa di Sergio Higuita alla 18^ tappa.
Deceuninck-QuickStep: 9- La squadra di Lefévère in un modo o nell’altro riesce sempre ad essere protagonista e fare incetta di vittorie. 2 con il fenomenale Philippe Gilbert in forma mondiale, una con Fabio Jakobsen, per far sapere che il dopo-Viviani è pronto, ed una anche con Rémy Cavagna, a far contenti i francesi in vista del mondiale.
Sam Bennett: 9- Lo sprinter irlandese salva la Vuelta della Bora-Hansgrohe con due vittorie di tappa. Confermandosi un ottimo interprete della specialità, dopo le tre tappe vinte al Giro l’anno scorso. Soprattutto ha dato vita ad un bel duello con Jakobsen, ambedue sprinter moderni capaci di superare le montagne e presentarsi ancora relativamente freschi per le volate anche solo 24h dopo, come nel caso dell’ultima tappa a Madrid. Al momento però resta senza contratto per il 2020…Si diceva “salva” la corsa della sua squadra perché la Vuelta di Rafal Majka non è stata di grande soddisfazione: 6° a 7’33”.
Hagen/Bouchard: 8- Entrambe a 27 anni hanno colto il risultato della carriera. Il norvegese Fredrik Karl Hagen (Lotto-Soudal) terminando 8° in classifica generale alla sua prima stagione WT, dopo 4 in squadre continental. Ha mostrato buone qualità, già 15° al Romandia. Maglia di miglior scalatore invece a Geoffrey Bouchard, che nonostante l’età è al suo debutto da professionista e ad un grande giro. Ha stravinto la classifica di miglior scalatore grazie alle numerose sortite in montagna, regalando la prima maglia di specialità alla sua squadra, la AG2R La Mondiale, in un’annata altrimenti avida di soddisfazioni.