Anche questo Giro d’Italia è finito, il 107° della storia, e rimarrà nella storia per vari motivi, non per un finale in cui si sono concentrate tutte le emozioni come l’anno scorso, ma per il dominio assoluto di Tadej Pogačar, ma anche per tante belle tappe che hanno messo in luce nuovi e meno nuovi corridori interessanti, oltre a momenti che rimarranno nella memoria degli spettatori. Qualche considerazione sulle squadre ed i loro corridori.
UAE-TEam Emirates: voto 10. Su Tadej Pogačar c’è poco da dire: ha mostrato una superiorità imbarazzante in ogni circostanza, e non solo per i distacchi inflitti agli avversari o le vittorie e statistiche (per chi interessano: 5 i podi finali al Giro e al Tour -3 vittorie, 2 secondi posti- prima del 26° compleanno: è il primo atleta della storia che raggiunge questo traguardo; è il primo atleta che vince 6 tappe e la classifica finale del Giro dal 1973), ma per il modo in cui li ha ottenuti, con una facilità e superiorità disarmante. Il resto della UAE ha chiaramente avuto vita facile nel proteggere un capitano da cui andavano protetti al massimo gli avversari, ma pur con una sorta di “squadra B” la formazione degli emirati ha spesso fatto la corsa, imponendo il ritmo in salita senza lasciare scampo prima dello scontato attacco micidiale dello sloveno (Majka termina 15° facendo l’ultimo uomo da salita). Si sono persino presi il lusso di usare Pogačar come parte del treno per Molano….
Decathlon-AG2R, voto 9: la squadra francese ha conquistato la classifica riservata alle squadre con largo vantaggio sulla Ineos. Una squadra rinnovata nello spirito più che nell’organico (lasciando perdere le manfrine sulle “bici del supermercato” e la perpetua scoperta dell’acqua calda da parte dei tifosi) e che in questa stagione ha preso una fiducia nei propri mezzi che le consentono di essere a già 23 vittorie stagionali, più di quanto raccolto nelle ultime due stagioni. In questo Giro si porta a casa due belle tappe con Valentin Paret-Peintre, uno scalatore che potrà dare ancora soddisfazioni ai suoi connazionali, e il solidissimo Andrea Vendrame, un corridore che a 29 anni non ha vinto molto, ma ha vittorie di peso in bacheca, ottenute su terreni diversi (anche una Tro-Bro-Léon) segno della sua polivalenza, ma anche intelligenza nel sfruttare bene le occasioni. Ben O’Connor non è riuscito ad agguantare il podio, finendo 4°, come al Tour 2021. un podio che avrebbe significato la perfezione per la formazione francese. Se trovasse un po’ più di costanza nelle 3 settimane ed evitasse piccoli errori di “foga” nella prima settimana potrà sicuramente cogliere il podio in futuro, e se lo meriterebbe.
Soudal-QuickStep, voto 8 1/2. La squadra belga era arrivata al Giro con la speranza Merlier e tanti punti interrogativi. Torna a casa come una delle protagoniste di questo GT. Tim Merlier si è confermato uno dei velocisti più in palla del momento, con 3 vittorie di tappa ottenute con la solita miscela di esplosività, ma anche grande senso della volata per timing, considerato anche che non ha potuto disporre di un treno a condurlo. Julian Alaphilippe è finalmente rinato. Sempre incontenibile e portato ad un generoso dispendio di energie, sicuramente meno esplosivo rispetto gli anni migliori, ma ci ha veramente messo l’anima in questo Giro, ed è stato premiato con una vittoria di tappa ed un 2° posto. Il premio di supercombattivo del Giro però è la giusta ricompensa per una condotta di gara di quelle che conquistano i tifosi e lasciano il segno. Zitto zitto quatto quatto Jan Hirt ha terminato 8° in classifica generale, la sua seconda top10 al Giro in carriera. Un corridore forse anonimo, ma solidissimo.
Lidl-Trek, voto 8 . La squadra americana era venuta forte dello sprinter più potente in circolazione, Jonathan Milan, quest’anno con al servizio praticamente tutta la squadra, compreso il suo fidato ultimo uomo Simone Consonni, un treno che lo ha veramente condotto sempre molto bene, in particolare nella tappa con finale ad Andora, dove hanno recuperato uno scatenato Ganna ed hanno portato praticamente al decollo lo sprinter friulano. Milan ha ripagato con 3 tappe vinte e la maglia ciclamino (il 6° corridore a conquistarne due consecutive). Ha però ancora sprecato tanto, come l’anno scorso, con 4 secondi posti (come l’anno scorso) che lasciano un po’ di amaro in bocca. I problemi sembrano i soliti: si perde facilmente nel traffico, perde spesso i suoi ultimi uomini, ed ha bisogno di lunghi spazi per andare su di giri e tirare fuori tutti i cavalli. Migliorasse anche solo qualcuno di questi punti sarebbe veramente l’erede dei Cipollini e Petacchi. Un friulano che non sa aprire una bottiglia di vino però è roba inverosimile: mezzo punto in meno.
EF-EasyPost, voto 7. A questa squadra va il premio della perseveranza. Ci hanno provato in tutti i modi, in particolare con Valgren (2° alla 5^tappa e 4° alla 12^), Andrea Piccolo (4° alla 6^) e con Honoré che si è infilato in n fughe. Alla fine sono stati ripagati con il giovane Steinhauser, che ha conquistato la tappa del Brocon ed ha fatto due terzi posti, al Mottolino e Sappada. Il nipote di Jan Ullrich si è cosi rivelato al mondo come un corridore di ottime qualità e l’ennesimo jolly trovato da Jonathan Vaughters.
Ineos-Grenadiers, voto 7. La Ineos fino a pochi anni fa era la corazzata che dominava i mari dei grandi giri, oggi sembra mostrare segni di stanchezza e qualche cigolio, ma sa ancora navigare bene, grazie al vecchio lupo Geraint Thomas, che al suo 20° GT in carriera, a 38 anni, coglie il proprio 4° podio. La sfortuna lo ha privato negli anni migliori della possibilità di esprimersi al meglio al Giro, mentre negli ultimi due anni ha colto un 2° ed un 3° posto, a testimonianza della grinta e costanza di questo campione. Quest’anno non ne aveva certo per giocarsi la vittoria come l’anno scorso, di fronte al turbo-fenomeno sloveno (tra l’altro, l’ultima nazione con due vincitori diversi in anni consecutivi era stato il Belgio, con Michel Pollentier e Johan De Muynck nel 1977 e 1978), ma il suo è un podio che rimane a testimonianza del valore di questo corridore, che con un po’ più di fortuna avrebbe potuto avere un palmarés stellare. Il fatto che nonostante la sfortuna sia sempre li è una di quelle cose che dovrebbe fargli valere il plauso dei tifosi veri. Ottimo anche Jhonatan Narvaez, che rimarrà nei libri di storia come l’uomo che ha impedito a Pogačar di vestire la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa, grazie alla tappa vinta a Torino. Coglie anche un 2° posto. E poi la Ineos torna a casa anche con la solita cronometro di Filippo Ganna, il quale è andato corto alla prima crono (con l’arrivo in salita) e che ci aveva provato in modo spettacolare ad Andora in un finale simil-Sanremo. 2 tappe ed un podio sono quindi un ottimo viatico per la squadra inglese, anche se rimane questa sensazione di fine di un’era, in particolare per la carriera di Thomas ormai al sipario finale, ed alle tante partenze nell’aria, tra cui proprio quelle di Narvaez (in odore di UAE) e Arensman, 6° in CG, ma non troppo contento della propria gestione.
Mezioni speciali ovviamente per Daniel Felipe Martinez, che ha colto il 2° posto in CG, provandoci anche in qualche frangente, pur senza successo e senza supporto dalla propria squadra, in particolare dopo l’abbandono di Lipowitz. Menzione per Benjamin Thomas, il quale ha conquistato una bella tappa, all’epoca la prima ed unica vittoria stagionale della Cofidis, dopo una fuga tra le più classiche. Idem Pelayo Sanchez, che allo stesso modo ha portato in carniere l’unica vittoria di prestigio in stagione alla Movistar. La quale si consola anche parzialmente col 7° posto in CG di Rubio, mentre non ha molto da rallegrarsi con Nairo”attacco mañana” Quintana, da cui ci si aspettava qualcosetta in più.
Onore al merito anche a Antonio Tiberi, la maglia bianca del Giro, in verità senza grande concorrenza considerato che secondo in classifica è arrivato Arensman con compito da gregario. Tiberi però è stato uno dei pochi a provarci tra gli uomini di classifica, meritandosi anche un complimento sui propri attributi dal monarca assoluto Pogačar in persona. Tra le piccole squadre una lode va alla Tudor, che ormai è una presenza solida nel gruppo ed ha conquistato la Top10 con Michael Storer. E un plauso va anche alla Polti Kometa, che ha veramente onorato la propria presenza al Giro, con presenze fisse in fuga, tra cui Maestri e Pietrobon (che vince il premio traguardo volante), due terzi posti nelle tappe, sempre con Maestri e Lonardi in uno sprint, ed infine con l’eccellente 13° posto di Davide Piganzoli, che a soli 21 anni coglie un gran bel risultato e fa ben sperare i tifosi italiani per il futuro nei GT. Ottimo anche il Giro del 20enne Giulio Pellizzari, 2° sul Monte Pana e 2° nella classifica scalatori.
L’amicizia in fuga di Maestri e Alaphilippe rimarrà uno dei più bei momenti di questo Giro, oltre al momento libro-cuore di Pogačar col bambino “possolaborraccia?”.
Veniamo quindi a chi ha un po’ deluso per un motivo o l’altro.
Non per colpa loro, ma per la fortuna che gli ha decisamente voltato le spalle, non positivo è il bilancio della Visma-Lease a Bike. Cian Uijtdebroeks si è ritirato malato alla 11^tappa quando occupava la 5^posizione in classifica generale e la 1^nella classifica maglia bianca, privandoci del duello per queste posizioni con Tiberi. Olav Koij ha vinto una tappa, a Napoli, prima del ritiro, anche se non era sembrato brillantissimo in precedenza. Alla fine la formazione olandese è rimasta in 4 (solo la Israel è stata flagellata peggio, con soli 3 corridori superstiti) con il più attivo in Jan Tratnik. Evidentemente una delle squadre da cui si poteva aspettare qualcosa e che invece è stata decimata. Un po’ la stessa cosa per la Astana, privata di capitan Lutsenko (che pure non sembrava in gran palla), e che poi ha rimediato con l’ottimo 12° posto di Lorenzo Fortunato, ma nel complesso mai nel vivo. Delusione Jayco-Alula. La squadra australiana aveva le carte in regola per essere protagonista, invece per sfortuna ha perso Eddie Dunbar per una caduta. Tra i rimasti Caleb Ewan è parso l’ombra dello sprinter di qualche anno fa. Ci ha provato Luke Plapp, ma alla fine senza acuti, in particolare nelle cronometro dove è stato un po’ deludente. Coraggioso Filippo Zana, il quale è uscito di un soffio della Top10 in generale, ma che ha anche avuto un finale di Giro in calando. Abbastanza male la Groupama, in particolare ci si aspettava qualcosa da Lawrence Pithie.
Nel complesso un Giro che oltre al dominio di Pogačar (che tutto sommato fa comunque contento il grande pubblico) è stato bello, ben disegnato e con vari episodi da ricordare.
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