Il Tour de France 2024 passerà alla storia, come il Tour della consacrazione nei libri di storia di Tadej Pogačar, che grazie alla vittoria della classifica generale con 6 tappe vinte è arrivato a 3 Tour in carriera, ha fatto la doppietta Giro-Tour ed ha siglato svariati altri record che interessano solo i fans delle statistiche. C’erano anche altri corridori in gara però, quindi facciamo due considerazioni sparse.
Tadej Pogačar/UAE-Emirates. voto 11. Come detto è stato un Tour da leggenda per lo sloveno, ma non meno per la sua squadra, che ha piazzato nella top10 altri due corridori, gregari di Pogačar: Joao Almeida 4° e Adam Yates 6°. Un dominio che non si vedeva da tempo, anzi che si è raramente visto. Il disegno del percorso del Tour e lo strapotere di Pogačar hanno influenzato l’andamento dello stesso, infatti con ben 6 tappe vinte (ed una sfiorata allo sprint a due con Vingegaard) e 8 tappe da sprinter (ed una sfiorata grazie a Bardet) è stato un Tour avaro per la tipologia di corridori da classiche. Gli stessi organizzatori si sono detti pentiti di aver messo troppe tappe da sprinter, presumibilmente per i risultati dei dati di audience, ed in effetti è stato un peccato aver visto frustrati bei tentativi di fuga. L’altro piatto della bilancia è stato appunto l’asso pigliatutto sloveno, che con la complicità della sua squadra ha fatto piazza pulita nelle tappe di montagna, stabilendo ad ogni arrivo in salita nuovi record di scalata. Parte del pubblico ringrazia, perché avere il supercampione porta audience eccome e attira nuovi tifosi che capiscono facilmente quello che sta succedendo in corsa; parte del pubblico dubita, vedendo un alieno che passeggia in testa agli avversari ormai da marzo, senza mezzo calo di forma o una giornata di pausa (una giornata difficile pare l’abbia avuta al Giro, ma a quanto pare non se n’è accorto nessuno), scattando in faccia agli avversari lasciandoli sul posto e mostrando la maglia gialla persino nelle volate di gruppo. Un nuovo modo di correre, perlomeno rispetto quanto si è visto negli ultimi 40 anni. Che sia frutto di una genetica eccezionale, della preparazione, dei materiali, dell’asfalto nuovo, di avversari in realtà molto meno eccezionali per genetica o quant’altro è materia di discussioni infinite, quelle che fanno il ciclismo da sempre. Per fortuna il ciclismo non è solo Pogačar quindi non serve fissarsi solo di lui. Tanti lo faranno lo stesso, ma tant’è. Ad ogni modo per ora guardiamo ammirati un corridore che ormai, se non è (ancora) il più grande di tutti i tempi fa ormai parte delle 3-4 divinità del ciclismo.
Jonas Vingegaard/Visma-LAB: voto 9. Vingegaard è stato l’unico mezzo intralcio a Pogačar, perlomeno è stato l’unico avversario per cui qualcuno si è posto il dubbio se potesse contrastarlo o meno. Addirittura nella 11^tappa, a Le Lioran, lo ha battuto, prima storica, allo sprint, facendo pensare che sarebbe stato un Tour aperto. In realtà non lo è stato ed il buon Jonas ha presto capito che l’unica opzione viabile era difendere il 2° posto. Per uno che ha avuto una stagione sub-ottimale, con un incidente (grave, meno grave non si sa) che comunque lo ha costretto a presentarsi al Tour con zero gare da aprile pare un risultato eccezionale: 2° al Tour, una tappa vinta e 4 secondi posti. Oltretutto senza uno squadrone a supportarlo, in particolare in salita ha dovuto spesso arrangiarsi difendendo il suo posticino tra i vagoni della UAE. La Visma ha piazzato in Top10 anche Matteo Jorgenson, 8°, che è anche andato vicino alla vittoria nella tappa di Isola 2000, prima di venire fagocitato da Pogačar. Il resto della squadra è stato sotto le attese. Van Aert è stato il solito Wout, con un 3° e due secondi posti, ma in generale non è stato nemmeno parente del Wout che si è visto nei suoi Tour migliori, dove sembrava caricato a molla giorno dopo giorno. In un’annata decisamente storta per la Visma (dopo una decisamente dritta) nel complesso un ottimo risultato, considerato che vincere 3 Tour di fila sarebbe comunque difficile anche stando al meglio. E va dato atto che, pur nel complesso opachi, Benoot, Wout e Laporte hanno probabilmente salvato mezzo Tour a Vingegaard nella tappa di Superdévoluy.
Remco Evenepoel/Soudal-QuickStep. voto 9. Le considerazioni su Remco sono fortemente debitrici dalle premesse che si vogliono fare. Nel senso che se si segue una certa vulgata per cui il campione belga è antipatico, arrogante, non sa guidare la bici, in salita non va, e non è uomo da GT il risultato è “un bel passo avanti”. Se invece si prescinde da queste premesse (totalmente sballate a mio parere) il risultato di Remco è pienamente in linea con il suo percorso e le sue possibilità. Nel senso che su 5 GT corsi ne ha vinto uno, ha un 12° posto e due ritiri, di cui uno per covid (non per i complottisti, ma ok), ed ora centra un 3° posto alla sua prima partecipazione al Tour con anche una tappa vinta, oltre a 4 terzi posti ed un secondo. Insomma, non è Pogačar e Vingegaard, ma è sicuramente il 3° miglior corridore da GT in circolazione, oltre che un corridore a tutto tondo, dominante a cronometro (quelle vere, non in salita) e tra i favoriti fissi nelle classiche (al contrario di Vingegaard). Oltretutto la Soudal lo ha spalleggiato ottimamente con Mikel Landa che si è pure preso il lusso a 34 anni di fare 5° in CG, come alla scorsa Vuelta. In carriera lo spagnolo ha come migliori risultati nei GT: 3°-3°-4°-4°-4°-5°-5°. Il fondamento del Landismo è anche una solidità riconosciuta.
Primoz Roglic/RedBull-Bora. Voto 4. Presentata in pompa magna come una nuova squadra che doveva giocarsela contro le altre big, non ha sicuramente messo le ali, anzi, ha fatto vedere poco pochissimo. Roglic sembrava essere sul passo di Remco, con due quarti posti ed un 3° nella prima cronometro. Niente che facesse prevedere una lotta per la vittoria (molto molto improbabile contro il suo connazionale), ma per il podio poteva anche starci, considerato anche che “l’altro sloveno” di solito alla distanza fa (quasi) sempre buone cose. Il vizio di cadere a raffica però lo ha privato della possibilità dell’ultimo tentativo al Tour. Dispiace per il corridore e la persona che è, un grande corridore, ma con dei limiti evidenti per quanto riguarda le cadute, o la sfortuna, o tutte e due. Ad ogni modo quella che sulla carta sembrava essere un’ottima squadra in realtà è evaporata dopo il ritiro di Roglic e quello di Vlasov per covid. Il miglior loro uomo in CG è Hindley 18°, Sobrero e Jungels non pervenuti (ma non era certo un Tour per cercare gloria nelle fughe), cosi come van Poppel e Denz per gli sprint. La RedBull chiude ultima per premi in denaro vinti tra tutte le squadre. Insomma, non una prima da ricordare per i tori rossi.
Ineos-Grenadiers: voto 5. L’ombra della squadra che fu. Carlos Rodriguez coglie un discreto risultato con il 7° posto in CG, Facendo però un passo indietro rispetto l’anno scorso quando è arrivato 5° ed ha vinto una tappa. Quest’anno non è mai stato nel vivo dell’azione e si è fatto asfaltare anche dai gregari di UAE e Soudal. De Plus, Thomas e Castroviejo tra problemi ed altro hanno fatto un Tour incolore. Bernal fa quello che può, ma i tempi delle vittorie sono un ricordo. Solo il vecchio cagnaccio Kwiatkowski ci ha provato agguantando un 3° posto alla 18^ tappa. Considerato che Thomas è al crepuscolo della carriera non sembra che la fu-corazzata abbia un luminoso futuro per ora. Tanti giovanissimi sono un po’ sotto le attese, Pidcock non sembra essere il corridore che si aspettavano, così come alcuni acquisti recenti (Foss?). Pare che arrivi Axel Laurance, ma non sembra essere un game-changer. Manca soprattutto un Dave Brailsford.
Tra le squadre con bilancio positivo sicuramente la Israel-PremierTech, voto 8, grazie a Derek Gee, che chiude 9° in CG ed ha pure fatto 3° in una tappa con fuga. Corridore solidissimo anche senza grande supporto. Tre terzi posti ed un 4° per Pascal Ackermann negli sprint sono anche un buon viatico, per uno che non può contare su un treno a tirarlo. Super positivo il bilancio della Intermarché-Wanty, voto 9. Non solo hanno vinto la loro prima tappa al Tour, ma hanno esteso a 4 con pure la maglia verde di Girmay, che in questo Tour è letteralmente esploso, facendo prendere un’altra dimensione alla propria carriera (in Eritrea è già un eroe nazionale). Si è limitata ad una tappa la Arkéa-B&B, voto 7, ma ha pur sempre vinto la propria prima tappa al Tour pure lei, grazie ad una delle poche fughe vincenti con Kevin Vauquelin. Idem per la Total-Energies, voto 8, che pur con una squadra non stellare ha vinto l’iconica tappa gravel con il sempre eccellente Anthony Turgis che finalmente mette in bacheca una vittoria di prestigio (dopo un 4° al Fiandre ed un 2° alla Sanremo). Da mangiarsi le mani il 2° posto di Matteo Vercher. Ottimo anche il Tour della EF Education-Easypost, voto 8. Come al solito hanno animato la corsa con un numero infinito di attacchi di Ben Healy e Carapaz. Anche Sean Quinn in qualche occasione (invisibili Rui Costa e Powless), alla fine colgono la maglia a pois e il premio di supercombattivo con l’ecuadoriano.
Voto 8 1/2 per la Alpecin-Deceunick, che ha colto 3 vittorie di tappa e due secondi posti con Philipsen. Il belga paga ormai una reputazione negativa che lo condiziona un po’, con scelte discutibili a volte anche delle giurie. Non fosse stato retrocesso in una tappa avrebbe potuto puntare decisamente alla maglia verde. Comunque la squadra di MvdP ha colto gran parte di quello che si era prefissa. Anche la Astana, voto 6 1/2, ha colto il proprio obiettivo, con la vittoria di tappa che ha consentito a Cavendish di battere il record di tappe vinte al Tour. L’impatto mediatico di questo successo vale il voto, che potrebbe dare anche un altra dimensione al Tour della squadra kazaka. Nella sostanza raggiunto il risultato si è vista la solita inesistente Astana, con Cavendish fuori da ogni bagarre per la vittoria negli sprint e ad arrancare in salita per non finire fuori tempo massimo, conquista infatti l’ultimo posto in CG preceduto da Ballerini.
Nel limbo Uno-X, voto 6 e Team DSM, voto 6. La squadra norvegese si è aggrappata alla inesauribile locomotiva Jonas Abramhansen, che ha vestito anche la maglia a pois inizialmente (lontano dalle salite vere) ed è stato sorpassato da Carapaz come supercombattivo. Per il resto è stata una squadra penalizzata dall’andamento della gara, avendo vari corridori da fughe (Cort su tutti) che però non hanno trovato spazio. Stessa cosa per Degenkolb al Team DSM, che per sua fortuna ha vinto una tappa bellissima con Bardet ed il giovane van den Broek. Tolta quella non è rimasto molto, in particolare con Jakobsen, in netta regressione. Voto 6, anche per la Lotto-Dstny, che ha colto una vittoria di tappa con Campenaerts. Due terzi, un 4° ed un 5° posto per Arnaud De Lie, da cui ci si aspettava di più: un po’ di errori nelle volate forse dovuti all’inesperienza, che arriverà.
Nel comparto negativo, anche se di poco, la Lidl-Trek, voto 5. Ciccone esce di poco dalla Top10, 11°, mai particolarmente brillante, Stuyven ha provato ad infilarsi in qualche fuga, ma senza successo. Fondamentalmente sono stati sfortunati per l’uscita di Mads Pedersen. Stesso voto per la Jayco-Alula, voto 5. Hanno colto una tappa (inaspettata) con Groenewegen, più sugli scudi per il nasello aerodinamico che altro, e poco altro. Simon Yates 12°, ha pagato i ritmi infernali in salita imposti dalla UAE. Negativo il bilancio per la Bahrain-Victorious, voto, 5–: Buitrago ha agguantato la Top10 nell’ultima crono, senza acuti. Il resto della squadra non pervenuto, Haig, Poels e Mohoric in particolare.
Tra le squadre nettamente negative spicca la Decathlon-Ag2R, voto 3. Arrivata al Tour come quarta forza del WT per punti UCI e 26 vittorie stagionali è naufragata nell’anonimato. Forse troppe le attese per Felix Gall, 14° alla fine, ma lontanissimo dai migliori. Gli altri non pervenuti. Stesso leitmotiv per la Movistar, voto 3. Enric Mas nemmeno lontanamente competitivo coi migliori in salita Decente Aranburu, ma il resto anonimato puro. Cofidis, voto 4. La regia francese ha indugiato oltre ogni buonsenso su Guillaume Martin, 13° in CG, ma a 45′ da Pogačar. Il resto della squadra non prevenuto, in particolare Coquard negli sprint. Groupama la peggiore di questo Tour, voto 2. Il primo in classifica è Madouas 25° a quasi 2h dalla testa, il resto inesistente, in particolare Lenny Martinez e David Gaudu, completamente fuori gara.
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