Il circuito del mondiale di Glasgow era stato criticato in tutti i modi, sia dagli spettatori che dai corridori, per essere un circuito cittadino con n-mila curve, salitelle “che non fanno la differenza”, il tempo metereologico scozzese, etc. e chi più ne ha più ne metta. Alla fine, grazie anche a come hanno interpretato la gara i corridori, ne è venuta fuori una corsa bellissima, frenetica, tiratissima e durissima. Tanto dura che alla fine si sono viste scene da tregenda, con Alberto Bettiol a terra dopo il traguardo incapace persino di bere, e Tadej Pogačar che è stato portato via dalla zona mista perché si sentiva svenire, e già prima della premiazione aveva la faccia di uno coi postumi di una sbornia. Giusto per dare qualche dato, tra quelli disponibili, Jasper Stuyven, arrivato 6°, in 7h di gara ha erogato 322W medi… Solo 51 corridori hanno terminato la gara. Detto questo diamo qualche opinione sui protagonisti della gara, per nazione e capitani (voti sempre relativi al rapporto qualità/risultati/obiettivi).
Paesi Bassi/MvdP: la nazionale orange non ha poi fatto una grande prestazione (6). L’unico ad aver dato una concreta mano a Mathieu van der Poel è stato Dylan van Baarle, ma da metà gara in poi MvdP ha fatto tutto da solo ed ha fatto una prestazione storica. Ha corso benissimo, stando coperto, mangiando (ad Harrogate 2019 aveva avuto una crisi di fame) facendo un paio di sparate “minori” e poi partendo ai -22km con una sparata “maggiore” che a quel punto della gara probabilmente in pochi si aspettavano. Da li in poi ha preso il largo con un’autorità assoluta, concedendosi anche una scivolata (errore che poteva essere fatale) che ha recuperato senza battere ciglio. Ieri è stato il più forte e punto. Non ci sono dubbi non ci sono recriminazioni a riguardo, se e ma. D’altronde quest’anno ha già dimostrato ampiamente di essere il corridore da classiche di un giorno più forte. Voto 10 e lode.
Italia/Alberto Bettiol: voto 8. La nazionale azzurra era stata criticata ancora prima del via per la mancanza di punte in grado di rivaleggiare coi migliori (come fosse una colpa) e per l’inconsistenza di Bettiol in stagione. Entrambi hanno dato una bella risposta alle critiche. La nazionale ha corso bene, imponendo un ritmo elevatissimo da subito, spendendo tantissimo con attacchi ripetuti che hanno scremato il gruppo spaccandolo in una miriade di gruppetti. La strategia sembrava quella di creare una superiorità numerica per poi tentare attacchi multipli con Trentin (in ottima forma) e Bettiol. Purtroppo Trentin si è spalmato sulle transenne. Ai -50km Bettiol ha preso il coraggio a 4 mani ed è partito in una bella azione solitaria. Alla fine chiude 10° (che è un gran bel risultato) avendo fatto la gara e non subendola. Onore agli azzurri.
Belgio/Wout van Aert: voto 6 1/2. Il Belgio era la nazionale da battere, come da anni recentemente, imbottita com’è di campioni da classiche. Hanno corso bene per gran parte della gara, tenendo altissimo il ritmo e provandoci varie volte con Benoot, Evenepoel e van Aert. Evenepoel ha poi detto che aveva “gambe in forma mondiale”, ma gli ordini erano chiari ed univoci e si correva per van Aert. Wout ha forse speso un po’ troppo nel suo solito modo, ovvero con progressioni micidiali che però difficilmente creano buchi sostanziali contro i Pogačar e MvdP. Detto questo ha colto un argento (il solito argento verrebbe ormai da dire) che è il miglior risultato possibile visto che MvdP era semplicemente più forte e quindi hanno colto tutto quello che potevano, però resta un gusto amaro in bocca ed una sensazione di tristezza a vederlo sempre li a sinistra sul podio. Speriamo che almeno la crono (in cui il Belgio è ancora favorito assoluto) non gli riservi un’altra delusione.
Francia/Laporte, voto 2. Sfortunato Laporte, ma disastrosa Francia. Le possibilità di fare bene con Chistophe Laporte c’erano, essendo il francese sia in palla che molto a suo agio in questo genere di corse, ma un guaio meccanico nel momento peggiore, su una forte accelerazione del gruppo dei migliori, lo ha tolto dai giochi. Le squadre erano già preoccupate prima del via avendo riconosciuto la difficoltà estrema dell’assistenza dalle ammiraglie ai corridori per la conformazione del percorso, ed infatti il tempo perso per il dépannage a Laporte è stato elevato. Alaphilippe correva in supporto di Laporte, e quando questo è uscito dai giochi ha alzato bandiera bianca. Alla fine hanno concluso la gara solo Benoît Cosnefroy 47° (ma prima della gara era stato chiarissimo su quello che si aspettava, avendo definito il percorso “una merda”) e Valentin Madouas, 15°, che è arrivato stoicamente nonostante i crampi ad entrambe le gambe nel finale. Insomma un bel disastro per Voeckler e la sua selezione. Rémy Cavagna potrebbe salvare la baracca nelle crono visto che è sembrato in ottima condizione al Tour.
Danimarca/Pedersen, voto 8 1/2. La nazionale danese ha avuto un approccio simile a quello dell’Italia, però potendo contare su Mads Pedersen, che in questa gara è stato assolutamente alla pari con i soliti fenomeni e dovrebbe essere finalmente riconosciuto per essere molto di più che non il “solito cagnaccio”. In realtà da alcuni danesi ci si poteva anche aspettare di più, ma quest’anno Cort, Kragh Andersen e Honoré non sembrano in palla come in altre stagioni. In compenso la Danimarca ha potuto contare su uno Skjelmose indemoniato, aggressivo su ogni salita per 3/4 di gara. Alla fine ha concluso 14°. Pedersen ha fatto una gara alla pari coi soliti fenomeni, forse sprecando un po’ in un paio di occasioni. In particolare scegliendo di fare un allungo rispetto al gruppetto dei favoriti nel momento in cui il gruppo aveva ricucito, sprecando una cartuccia. Si è giocato il bronzo nello sprint “dei morti viventi” (cit. Pogačar) perdendo contro lo sloveno. Stare giù dal podio gli va anche stretto, anche se visti i nomi sul podio ci potrebbe stare, ma per la qualità della sua gara anche no, un piccolo rimpianto può averlo.
Slovenia/Pogačar, voto ? Difficile dare un voto alla Slovenia prescindendo da Pogačar (9). Tadej ha fatto la sua gara da fenomeno come al solito, spendendo però l’impossibile per chiudere su tutto e tutti e pure attaccare. Grazie al ranking la Slovenia poteva contare su ben 8 corridori quest’anno, ma Govekar (33°, il migliore dopo Tadej ed unico al traguardo), Mezgec, Skok, Primozic, Koren, Novak e Finkst sono stati solo delle comparse. Viene veramente da chiedersi cosa avrebbe potuto fare Pogačar con almeno il supporto di Mohoric e Tratnik….
Svizzera/Küng, voto 6 1/2. I rossocrociati hanno corso bene, raccogliendo un buon 5° posto con Stefan Küng ed il 13° con Mauro Schmid. Buono il supporto di Dillier, male Bissegger e soprattutto Hirschi. Un po’ conservativi Schmid e Küng che non hanno tentato nemmeno un attacco nel finale, ma chiaramente non ne avevano per farli, quindi hanno colto quello che potevano, ma tutto sommato meglio un 10° posto alla moda di Bettiol che un 5° a ruota tutto il tempo. Tanto più che Küng ha detto che nel finale si sentiva sempre meglio, ma aveva paura di scivolare per la pioggia.
Gli altri. Male i padroni di casa, che hanno colto solo il 26° posto con Swift, ma mai nella partita. Buona la prova dell’Australia, che ha centrato una Top10 con Matthew Dinham, 23enne della DSM, 7°, che potrebbe rappresentare finalmente il dopo-Matthews. Buona prova degli Stati Uniti, anche se da Neilson Powless ci si poteva aspettare qualcosina di più. Eceellente e sorprendente infine la prova della Lituania, che ha centrato l’8° posto con Tom Skujins, ma che è stata nel gruppo dei migliori per lungo tempo proprio con Skujins e Krists Neilands (in gran forma), quest’ultimo ha pure fatto metà dell’ultimo giro con una gomma a terra. Emils Liepinš 29° conferma la grande prova della piccola nazione baltica.
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