Daryl Impey (Mitchelton-Scott) ha vinto il suo secondo Tour Down Under consecutivo. Quest’anno per 13″, e come l’anno scorso su Richie Porte (Trek-Segafredo). Porte che ha cambiato squadra, ma che resta il re di Willunga Hill, questa salita dall’altra parte del mondo che sta diventando nota (o lo è già) a tutti gli appassionati, proprio grazie a Richie Porte, che quest’anno ha vinto la tappa con arrivo in cima a Willunga per la 6^ volta di fila.
Willunga Hill non è certo una salita temibile o con caratteristiche particolari dal punto di vista di lunghezza e pendenza, anzi, si tratta di 3km, 222mt di dislivello al 7% medio, ma il suo posizionamento all’interno della corsa ne fa la peculiarità della “tappa regina” della primissima corsa dell’anno. Una salita dura per via della velocità con cui viene affrontata, ovvero “full gas“. Difatti proprio le sue caratteristiche impongono agli scalatori o finisseurs di affrontarla praticamente come un lungo sprint. Nelle parole di Porte: “gli scalatori devono andare in salita più forte degli sprinter e sprintare meglio degli scalatori“.
In questa edizione Porte non ha fatto il proprio record su Willunga, che resta quello dell’edizione 2015, in cui ha affrontato i 2,99km di Willunga alla velocità media di 27,1km/h (VAM 2005), mentre quest’anno si è fermato a 25,6km/h (VAM 1896) , presumibilmente perché l’attacco decisivo è partito dopo.
Per dare l’idea, in gara solo 2 atleti sono scesi sotto i 7′: Porte e Mike Woods (EF Foundation First) nel 2016. Due atleti con una differenza di peso imprecisata, ma che dovrebbe attestarsi su un paio di kg (su Strava Porte -172cm- si è messo nella categoria “sotto i 54kg”, mentre Woods -175cm- tra i 55 e 64kg).
Porte non mette su Strava i propri dati di potenza, ma Woods si, e per fare il proprio record ha erogato 468W in 6’51’. E più o meno questa è la potenza che serve per rimanere coi primi su Willunga in gara: tra i 450 e 500W per 7 minuti.
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