I campioni che hanno fatto la storia del ciclismo sono stati quasi sempre campioni completi, ovvero capaci di vincere corse a tappe, grandi giri, corse di un giorno e classiche.
A cominciare dai pionieri degli anni ’10 del ‘900, con gente come Lucien Petit-Breton, vincitore di due Tour ed una Sanremo, François Faber, vincitore di Tour, Lombardia e Roubaix; Octave Lapize: un Tour e 3 Roubaix. Luigi Ganna vinse il primo Giro nel 1909 e lo stesso anno la Sanremo. Ancora meglio il campionissimo Costante Girardengo, con i suoi due Giri, le 6 Sanremo ed i 3 Lombardia. O Alfredo Binda, con 5 Giri, 2 Sanremo, 3 Lombardia e 3 Mondiali.
Negli anni ’20 Philippe Thys fu il primo corridore a vincere 3 Tour, ma nel palmares ha anche un Lombardia (ed un 2° posto alla Roubaix). Ma fu una decade segnata più da corridori da grandi giri: Ottavio Bottecchia, Nicolas Frantz, Firmin Lambot vinsero tutti due Tour de France, ma nessuna classica. Equilibrati però da un Henri Pellissier che vinse un Tour, due Roubaix, una Sanremo e tre Lombardia. O anche Léon Scieur con il suo Tour ed una Liegi (ed un 3° posto alla Roubaix).
Negli anni ’30 André Leduq vinse 2 Tour, una Roubaix ed un campionato del mondo. Georges Speicher Tour, Roubaix e mondiale. La “locomotiva umana” Learco Guerra un Giro, una Sanremo, un Lombardia ed un mondiale a cronometro (e due secondi posti al Tour). A cavallo tra anni ’30 e ’40 l’immortale Gino Bartali vinse 3 Giri, 2 Tour, 4 Sanremo e 3 Lombardia.
Dopo l’ecatombe della 2^guerra mondiale ci fu un periodo di grandissimi campioni polivalenti. Ovviamente Fausto Coppi domina il panorama, con i suoi 5 Giri, 2 Tour, 3 Sanremo, una Roubaix, 5 Lombardia, 1 mondiale, 2 mondiali in inseguimento su pista ed il record dell’ora. Il leone delle Fiandre Fiorenzo Magni coi suoi 3 Giri e 3 Fiandre appunto (e tanti piazzamenti ovunque). Ferdi Kübler col suo Tour, le 2 Liegi ed il mondiale. E ricordiamo pure Jean Robic, vincitore di un Tour e primo campione del mondo di ciclocross della storia.
Negli anni ’50 svetta Louison Bobet con 3 Tour, 1 mondiale e una vittoria in ogni classica monumento fatta salva la Liegi. E quindi l’arrivo di Maître Jacques, l’immortale Anquetil, coi suoi 2 Giri, 5 Tour, 1 Vuelta (il primo a vincerli tutti e tre) ed una Liegi, oltre al record dell’ora. Ed un profluvio di altre corse.
Anquetil ci ha già introdotto agli anni ’60, che vide affacciarsi il giovane Felice Gimondi, 3 Giri, 1 Tour, 1 Vuelta, 1 Sanremo, 1 Roubaix, 2 Lombardia ed 1 mondiale. Ma anche un meno ricordato Jan Janssen, vincitore di 1 giro, 1 Tour, 1 Roubaix ed un mondiale.
Gli anni ’70 sono stati il terreno di caccia di Eddy Merckx. Inutile ricordare le sue vittorie: 445 tra i professionisti in cui c’è di tutto e di più. Soprattutto di più. Magari val la pena di ricordare dello stesso periodo il leggendario Joop Zoetemelk. Leggendario per i suoi 6 secondi posti al Tour. Uno lo ha vinto però, ed anche una Vuelta, un mondiale ed un oro olimpico.
La fine degli anni ’70 e l’arrivo degli anni ’80 ci è introdotta da Giuseppe Saronni col suo Giro vinto nel ’79, e poi Sanremo, Lombardia e mondiale. Per il rotto della cuffia anche Francesco Moser un Giro se lo è portato a casa, poi nella classiche ha dominato, con una Sanremo, 3 Roubaix, 2 Lombardia, e poi un mondiale su strada, uno su pista ed il record dell’ora. Ma il dominatore della decade è senza dubbio Bernard Hinault con 3 Giri, 5 Tour, 2 Vuelta, 1 Roubaix, 2 Liegi, 2 Lombardia ed il mondiale. Ma anche lo sfortunato Laurent Fignon con 1 giro, 2 Tour e 2 Sanremo.
Gli anni ’80 finiscono e si aprono gli anni ’90 con Greg Lemond (3 Tour, 2 mondiali) e Gianni Bugno (1 Giro, 1 Sanremo, 1 Fiandre, 2 mondiali).
E poi qualcosa cambia. Arriva la “specializzazione”, come si chiamava all’epoca. I campioni diventano sempre meno “a tutto tondo” e nasce “l’uomo da grandi giri”, con il “grande giro” che diventa una specialità e non la fusione e la summa delle diverse specialità. Miguel Indurain ne è il primo testimonial: 2 Giri, 5 Tour, 1 Mondiale ed un oro olimpico a cronometro. Ma nelle classiche non va oltre un 4° posto alla Liegi. La Sanremo è solo una corsa di preparazione, e sul pavé non ci mise mai piede. Stessa cosa che farà il suo connazionale Alberto Contador negli anni 2000: 2 Giri, 2 Tour, 3 Vuelta, ma alle classiche si è presentato al via solo a Liegi quattro volte e tre al Lombardia, senza incidere. Le altre classiche monumento non pervenute. Anche ai mondiali ha collezionato solo un 37° posto ed un ritiro.
Grande ospite scomodo del ciclismo anni ‘2000 è Lance Armstrong. Seppur privato dei suoi 7 Tour, chi c’era si ricorderà che sul gradino più alto del podio a Parigi ci saliva lui. Ad inizio carriera vinse il mondiale (che resta la sua unica vittoria di prestigio ora), poi la famosa trasformazione in uomo da Tour (solo una partecipazione a Giro e Vuelta). Gli restano due secondi posti alle Liegi 1994 e 1996 e poi gare anonime nelle altre classiche monumento. Stessa parabola per uno dei suoi gregari più noti: Roberto Heras, che tra luci e ombre ha vinto 4 Vuelta, ma nelle classiche non è pervenuto, a parte 3 Sanremo di cui forse non si ricorda nemmeno lui.
E così Jan Ullrich, il grande avversario di Armstrong, con 5 secondi posti al Tour, uno vinto, una Vuelta ed un oro olimpico in linea. Ma che con le classiche non ha mai flirtato troppo.
Si fa prima a dire che dal 1990 ad oggi, tra i vincitori del Tour gli unici ad aver vinto una classica monumento sono Andy Schleck con la Liegi 2009 e Vincenzo Nibali con una Sanremo e 2 Lombardia (ed un bruciante 2° alla Liegi 2012). La polivalenza viene piuttosto dalla pista, con i 6 mondiali e 5 ori olimpici su pista di Bradley Wiggins ed i 3 mondiali e 2 ori olimpici sempre su pista di Geraint Thomas.
Un po’ meglio tra i vincitori del Giro, con la Liegi di Evgeni Berzin, i due Lombardia di Tony Rominger, la Liegi ed il Lombardia (ed una Freccia Vallone) per Danilo Di Luca, ed i 3 Lombardia di Damiano Cunego. Oltre al succitato Nibali. Ma si tratta di una decina di classiche in 30 anni.
Per quanto riguarda i vincitori della Vuelta ricordiamo una Sanremo ed un Lombardia per Laurent Jalabert, e le due Liegi di Alexandre Vinkourov (ed un Amstel), oltre sempre a Nibali. Faro di polivalenza assoluta del periodo: Alejandro Valverde.
Ora però, sembra di vedere un piccolo ritorno al passato, con il podio di ieri alla Liegi, con Primoz Roglic, uomo da grandi giri fino a ieri, a vincere sul neo campione del Tour Tadej Pogačar 3°. Ma ricordiamo, anche 12° alla scorsa Sanremo e 13° alla Strade Bianche. Ma soprattutto a suo completo agio nel finale della Doyenne assieme a specialisti come Alaphilippe e Hirschi. E non dimentichiamo Egan Bernal, 3° al Lombardia dello scorso anno e vincente al Gran Piemonte.
Se consideriamo anche i non vincitori di grandi giri la situazione in generale sembra tendere verso un ritorno della polivalenza, con gente come Remco Evenepoel, e soprattutto con Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, il primo a ricordare un novello Roger DeVlaeminck ed il secondo insuperabile come ciclista a 360° visto che spazia e vince in ogni terreno, compreso fango e sassi di Cx e Mtb.
Vedremo se le promesse saranno mantenute, ma dopo la parentesi degli anni ’90-’00 il ciclismo potrebbe tornare nella direzione di un tempo.
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