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Il ritorno del campione completo?

I campioni che hanno fatto la storia del ciclismo sono stati quasi sempre campioni completi, ovvero capaci di vincere corse a tappe, grandi giri, corse di un giorno e classiche.

A cominciare dai pionieri degli anni ’10 del ‘900, con gente come Lucien Petit-Breton, vincitore di due Tour ed una Sanremo, François Faber, vincitore di Tour, Lombardia e Roubaix; Octave Lapize: un Tour e 3 Roubaix. Luigi Ganna vinse il primo Giro nel 1909 e lo stesso anno la Sanremo. Ancora meglio il campionissimo Costante Girardengo, con i suoi due Giri, le 6 Sanremo ed i 3 Lombardia. O Alfredo Binda, con 5 Giri, 2 Sanremo, 3 Lombardia e 3 Mondiali.

Petit-Breton in pista nel 1913

Negli anni ’20 Philippe Thys fu il primo corridore a vincere 3 Tour, ma nel palmares ha anche un Lombardia (ed un 2° posto alla Roubaix). Ma fu una decade segnata più da corridori da grandi giri: Ottavio Bottecchia, Nicolas Frantz, Firmin Lambot vinsero tutti due Tour de France, ma nessuna classica. Equilibrati però da un Henri Pellissier che vinse un Tour, due Roubaix, una Sanremo e tre Lombardia. O anche Léon Scieur con il suo Tour ed una Liegi (ed un 3° posto alla Roubaix).

Henri Pellissier nel 1922

Negli anni ’30 André Leduq vinse 2 Tour, una Roubaix ed un campionato del mondo. Georges Speicher Tour, Roubaix e mondiale. La “locomotiva umana” Learco Guerra un Giro, una Sanremo, un Lombardia ed un mondiale a cronometro (e due secondi posti al Tour). A cavallo tra anni ’30 e ’40 l’immortale Gino Bartali vinse 3 Giri, 2 Tour, 4 Sanremo e 3 Lombardia.

Gino Bartali al Tour 1938

Dopo l’ecatombe della 2^guerra mondiale ci fu un periodo di grandissimi campioni polivalenti. Ovviamente Fausto Coppi domina il panorama, con i suoi 5 Giri, 2 Tour, 3 Sanremo, una Roubaix, 5 Lombardia, 1 mondiale, 2 mondiali in inseguimento su pista ed il record dell’ora. Il leone delle Fiandre Fiorenzo Magni coi suoi 3 Giri e 3 Fiandre appunto (e tanti piazzamenti ovunque). Ferdi Kübler col suo Tour, le 2 Liegi ed il mondiale. E ricordiamo pure Jean Robic, vincitore di un Tour e primo campione del mondo di ciclocross della storia.

Jean Robic al Tour 1947

Negli anni ’50 svetta Louison Bobet con 3 Tour, 1 mondiale e una vittoria in ogni classica monumento fatta salva la Liegi. E quindi l’arrivo di Maître Jacques, l’immortale Anquetil, coi suoi 2 Giri, 5 Tour, 1 Vuelta (il primo a vincerli tutti e tre) ed una Liegi, oltre al record dell’ora. Ed un profluvio di altre corse.

Anquetil ci ha già introdotto agli anni ’60, che vide affacciarsi il giovane Felice Gimondi, 3 Giri, 1 Tour, 1 Vuelta, 1 Sanremo, 1 Roubaix, 2 Lombardia ed 1 mondiale. Ma anche un meno ricordato Jan Janssen, vincitore di 1 giro, 1 Tour, 1 Roubaix ed un mondiale.

Fausto Coppi e Jacques Anquetil nel 1952

Gli anni ’70 sono stati il terreno di caccia di Eddy Merckx. Inutile ricordare le sue vittorie: 445 tra i professionisti in cui c’è di tutto e di più. Soprattutto di più. Magari val la pena di ricordare dello stesso periodo il leggendario Joop Zoetemelk. Leggendario per i suoi 6 secondi posti al Tour. Uno lo ha vinto però, ed anche una Vuelta, un mondiale ed un oro olimpico.

Eddy in tutto il suo splendore

La fine degli anni ’70 e l’arrivo degli anni ’80 ci è introdotta da Giuseppe Saronni col suo Giro vinto nel ’79, e poi Sanremo, Lombardia e mondiale. Per il rotto della cuffia anche Francesco Moser un Giro se lo è portato a casa, poi nella classiche ha dominato, con una Sanremo, 3 Roubaix, 2 Lombardia, e poi un mondiale su strada, uno su pista ed il record dell’ora. Ma il dominatore della decade è senza dubbio Bernard Hinault con 3 Giri, 5 Tour, 2 Vuelta, 1 Roubaix, 2 Liegi, 2 Lombardia ed il mondiale. Ma anche lo sfortunato Laurent Fignon con 1 giro, 2 Tour e 2 Sanremo.

Bernard Hinault tira il gruppo sul S.Gottardo al giro di svizzera 1986.

Gli anni ’80 finiscono e si aprono gli anni ’90 con Greg Lemond (3 Tour, 2 mondiali) e Gianni Bugno (1 Giro, 1 Sanremo, 1 Fiandre, 2 mondiali).

Greg Lemond viene staccato dal gruppo sul Tourmalet al Tour 1991

E poi qualcosa cambia. Arriva la “specializzazione”, come si chiamava all’epoca. I campioni diventano sempre meno “a tutto tondo” e nasce “l’uomo da grandi giri”, con il “grande giro” che diventa una specialità e non la fusione e la summa delle diverse specialità. Miguel Indurain ne è il primo testimonial: 2 Giri, 5 Tour, 1 Mondiale ed un oro olimpico a cronometro. Ma nelle classiche non va oltre un 4° posto alla Liegi. La Sanremo è solo una corsa di preparazione, e sul pavé non ci mise mai piede. Stessa cosa che farà il suo connazionale Alberto Contador negli anni 2000: 2 Giri, 2 Tour, 3 Vuelta, ma alle classiche si è presentato al via solo a Liegi quattro volte e tre al Lombardia, senza incidere. Le altre classiche monumento non pervenute. Anche ai mondiali ha collezionato solo un 37° posto ed un ritiro.

Miguel Indurain

Grande ospite scomodo del ciclismo anni ‘2000 è Lance Armstrong. Seppur privato dei suoi 7 Tour, chi c’era si ricorderà che sul gradino più alto del podio a Parigi ci saliva lui. Ad inizio carriera vinse il mondiale (che resta la sua unica vittoria di prestigio ora), poi la famosa trasformazione in uomo da Tour (solo una partecipazione a Giro e Vuelta). Gli restano due secondi posti alle Liegi 1994 e 1996 e poi gare anonime nelle altre classiche monumento. Stessa parabola per uno dei suoi gregari più noti: Roberto Heras, che tra luci e ombre ha vinto 4 Vuelta, ma nelle classiche non è pervenuto, a parte 3 Sanremo di cui forse non si ricorda nemmeno lui.

Armstrong ed Heras

E così Jan Ullrich, il grande avversario di Armstrong, con 5 secondi posti al Tour, uno vinto, una Vuelta ed un oro olimpico in linea. Ma che con le classiche non ha mai flirtato troppo.

Jan Ullrich al tour 1997

Si fa prima a dire che dal 1990 ad oggi, tra i vincitori del Tour gli unici ad aver vinto una classica monumento sono Andy Schleck con la Liegi 2009 e Vincenzo Nibali con una Sanremo e 2 Lombardia (ed un bruciante 2° alla Liegi 2012). La polivalenza viene piuttosto dalla pista, con i 6 mondiali e 5 ori olimpici su pista di Bradley Wiggins ed i 3 mondiali e 2 ori olimpici sempre su pista di Geraint Thomas.

Bradley Wiggins al Tour 2012

Un po’ meglio tra i vincitori del Giro, con la Liegi di Evgeni Berzin, i due Lombardia di Tony Rominger, la Liegi ed il Lombardia (ed una Freccia Vallone) per Danilo Di Luca, ed i 3 Lombardia di Damiano Cunego. Oltre al succitato Nibali. Ma si tratta di una decina di classiche in 30 anni.

Per quanto riguarda i vincitori della Vuelta ricordiamo una Sanremo ed un Lombardia per Laurent Jalabert, e le due Liegi di Alexandre Vinkourov (ed un Amstel), oltre sempre a Nibali. Faro di polivalenza assoluta del periodo: Alejandro Valverde.

Alejandro Valverde al Fiandre 2019 (finirà 8°)

Ora però, sembra di vedere un piccolo ritorno al passato, con il podio di ieri alla Liegi, con Primoz Roglic, uomo da grandi giri fino a ieri, a vincere sul neo campione del Tour Tadej Pogačar 3°. Ma ricordiamo, anche 12° alla scorsa Sanremo e 13° alla Strade Bianche. Ma soprattutto a suo completo agio nel finale della Doyenne assieme a specialisti come Alaphilippe e Hirschi. E non dimentichiamo Egan Bernal, 3° al Lombardia dello scorso anno e vincente al Gran Piemonte.

Se consideriamo anche i non vincitori di grandi giri la situazione in generale sembra tendere verso un ritorno della polivalenza, con gente come Remco Evenepoel, e soprattutto con Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, il primo a ricordare un novello Roger DeVlaeminck ed il secondo insuperabile come ciclista a 360° visto che spazia e vince in ogni terreno, compreso fango e sassi di Cx e Mtb.

Vedremo se le promesse saranno mantenute, ma dopo la parentesi degli anni ’90-’00 il ciclismo potrebbe tornare nella direzione di un tempo.

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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