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Il Sagan da ritrovare

Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) negli ultimi anni è diventato il corridore superstar, capace di vincere, ma anche divertire, essere personaggio, un po’ guascone, ma sempre corretto, tanto da essere sempre stato benvoluto in gruppo (a parte un minimo attrito con Cancellara a inizio carriera).

Insomma un personaggio, di quelli di cui il ciclismo moderno pare abbia grande bisogno, accusato di essere troppo “freddo”, poco spettacolare, vittima della troppa tecnologia, “senza anima” quindi, nel mondo attuale dove vige il “si stava meglio quando si stava peggio”.

Ma dov’è finito il bomber? Simpatico nomignolo affibbiatogli da un sito italiano. Quello delle risposte assurde, ma simpatiche, prima delle gare, capaci di sdrammatizzare la consueta retorica da battaglia del ciclismo “sport di merda”?

Pare svanito al momento. E con lui i risultati: 4° alla Milano-Sanremo, che pare stregata per lui; 11° al Giro delle Fiandre, dove i limiti del momento erano parsi evidenti sul Paterberg; 5° alla Paris-Roubaix dove non ha tenuto il passo di un sorpreso Gilbert sul settore di Gruson.

Al velodromo di Roubaix il suo agente, Giovanni Lombardi, tagliava corto dicendo di non “cercare lontano” le ragioni di questi risultati, imputabili solo ad un virus contratto alla fine dello stage in Sierra Nevada, che lo aveva lasciato spossato e con 4 kili in meno. E poi c’era la preparazione diversa in vista delle classiche delle Ardenne, novità dell’anno. Patxi Vila, il suo allenatore lo vedeva “sulla buona strada per l’Amstel”.

All’Amstel però la sua gara è finita nell’Eyserbosweg. Altro ritiro alla Freccia Vallone sulla côte de Cherave. Tutto sommato niente di drammatico per la Bora-Hansgrohe, che ha piazzato l’ottimo Schachmann 5° in ambedue le gare. Infatti la squadra tedesca è già a 19 vittorie stagionali, con molti ottimi giovani sugli scudi , su tutti proprio Maximilian Schachmann, ma anche Pascal Ackermann e Felix Großschartner. Ed anche Sam Bennett sembra in palla, con due vittorie alla Paris-Nice. Emmanuel Buchmann e Davide Formolo hanno dato buoni segnali in Catalogna e nei Paesi Baschi. Insomma, mancano i risultati nelle classiche, ma per il resto le cose vanno abbastanza bene. Non più una squadra Sagan-dipendente.

Tanto che ora arriva l’annuncio della non partecipazione di Peter alla Liegi, gara che doveva affrontare per la prima volta e che sembrava più nelle sue corde con il nuovo finale nel circuito cittadino. Ma l’attuale condizione ha fatto propendere per il riposo in vista dell’annuale impegno (di sponsor) del Tour of California.

Alla fine niente di drammatico tutto sommato, soprattutto se si pensa che anche nel 2015, in maglia Tinkoff, dopo 4 mesi aveva 1 vittoria come quest’anno (una tappa alla Tirreno-Adriatico, mentre quest’anno il Santos Down-Under) e poi la stagione ha svoltato con la vittoria al giro di California, il titolo nazionale, la maglia verde al Tour, una tappa alla Vuelta e soprattutto il mondiale.

Quello che veramente manca è la voglia di fare e dare spettacolo, il Peter guascone che faceva divertire oltre che vincere. Forse ci sarà una componente di maturità, forse, come indicato da più parti il contraccolpo del divorzio 6 mesi dopo la nascita del figlio Marlon, che gli ha fatto dichiarare lo scorso ottobre sul Vélo Magazine: “Tutto quello che ho programmato è andato male. Guardate la mia vita, tutto quello che volevo nella vita è andato male”.

Difficile dirlo, ma resta il dato che al ciclismo manca Sagan, e gli auguriamo di ritrovarsi al più presto, se non per i risultati per la gioia di correre e dare spettacolo.

 

 

 

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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