Molti commenti sul Giro d’Italia fino ad oggi sono stati poco lusinghieri rispetto il comportamento in corsa dei corridori favoriti (e meno favoriti), lamentando la mancanza di attacchi, di iniziativa, addirittura di voglia, nelle solite esagerazioni internettiane.
Uno dei motivi ad aver consigliato grande prudenza ai corridori, non fossero bastate le condizioni meteo devastanti delle prime due settimane, è il profilo della terza settimana che si apre oggi. E per profilo intendiamo proprio quello altimetrico, in quanto le tappe a venire nei prossimi giorni sono letteralmente devastanti per la quantità di metri di dislivello positivo che presentano, accompagnate anche da pendenze elevate per di più.
Basta un dato a riassumere velocemente tutto: in 4 tappe di montagna i corridori dovranno scalare 15.350mt di dislivello. Per un totale di 16 salite, di cui 8, la metà, di prima categoria, che al Giro è la categoria più difficile, non esistendo la hors catégorie utilizzata al Tour de France.
Nella giornata di riposo di ieri ci sono state le conferenze stampa delle squadre, e le domande erano concentrate soprattutto sulla tappa più temuta da ogni corridore intervistato. Le risposte raramente si sono soffermate su una tappa in particolare, ma proprio sulla successione delle stesse.
Thibaut Pinot (Groupama-FdJ): “Perché attaccare ieri o l’altro ieri? Quando vedi cosa ti aspetta da fare ora non serviva a niente. E’ pazzesco, se hai una giornata storta nei prossimi giorni non puoi nasconderti. Non ho mai fatto una settimana cosi dura ad un grande giro. C’è spesso una tappa da 5000mt di dislivello all’ultima settimana del Giro, ma qui ce ne sono due, più un’altra con “solamente” 3700mt…di 5000 devo averne fatte 5 nella mia carriera. Venerdì ce ne sono 5400mt da fare….è come prendere la peggior tappa del Tour ed aggiungere 1000mt, cioè un passo di quelli alti, ma con in più delle pendenze più dure.”
Geraint Thomas (Ineos-Grenadiers), sempre serafico e caustico stavolta fa una smorfia alla domanda: “quella che mi spaventa di più sulla carta è quella delle Tre Cime di Lavaredo, perché oltre a tutte le salite da fare i 4km più terribili sono alla fine (12% di media con punte al 18% -ndr-), e come se non bastasse poi c’è la crono di Monte Lussari (con un finale di 7,3km al 12%-ndr-)…”
Su Monte Lussari sempre Pinot prevede che “ci potrebbero essere distacchi enormi. E’ come fare il Muro di Sormano per tre volte, ma a cronometro“.
Aurélien Parte-Peintre (AG2R-Citroën) vincitore della 4^tappa, condivide le preoccupazioni riguardo i tapponi in programma: “sono tappe lunghissime, maratone da 5h30′-6h in sella. Davvero terribili. Una tappa folle non dovrebbe mancare”.
La domanda è quindi: queste tappe mostruose consiglieranno ancora prudenza per i big? Pinot ha definito la maglia rosa di Bruno Armirail un “regalo avvelenato”, in quanto controllare tappe del genere per la squadra vuol dire consumare moltissime energie. Ed anche gli altri big potrebbero essere cauti cercando di risparmiarsi al massimo per l’ultimo terribile sforzo di Monte Lussari. Consapevoli che un attacco prematuro oggi sul Bondone o alle Tre Cime potrebbe anche riservare brutte sorprese in caso di crisi o gambe vuote nei giorni successivi. E come se non bastasse, dopo settimane al freddo e pioggia ora si potrebbero avere temperature di colpo elevate nei fondovalle.
Al contempo le pendenze a doppia cifre potrebbero ingolosire Roglic, che potrebbe tentare l’attacco per poi gestire nell’ultima crono, opzione che però gli farà venire in mente ricordi poco piacevoli.
O come dice Paret-Peintre un attacco da lontano di qualche uomo “quasi” fuori classifica potrebbe far esplodere una tappa e farla diventare “folle”.
Oggi si comincia con i 22km del Bondone.
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