Alla fine è arrivato. Alejandro Valverde ha conquistato il titolo mondiale su strada dopo 2 argenti (2003, 2005) e 4 bronzi (2006, 2012, 2013, 2014). Su un percorso tagliato su misura per lui e pochi altri il murciano non ha deluso, conducendo una prestazione impeccabile e vincendo facilmente in volata su Romain Bardet e Michael Woods.
La tattica della Spagna è stata perfetta, andando a chiudere gli attacchi nel finale, ma senza mai scoprire il proprio capitano. Accompagnato sino ai piedi dell’ultima salita, il temibile Hottinger Höll. Stessa tattica per la Francia, la nazionale favorita della vigilia, che a metà del muro aveva tre uomini: Bardet, Thibaut Pinot ed il capitano Julien Alaphilippe. Nel pezzo più duro, al 28%, Bardet è andato a chiudere su Woods e Valverde, ma girandosi ha visto Alaphilippe “con le ruote incollate all’asfalto” (parole sue), ed ha deciso di provarci lui. Bardet non ha sbagliato niente, ma in volata era condannato contro il più veloce Valverde. Michael Woods ha dato prova di essere eccellente corridore, confermando la stagione super (2° alla Liegi ed una tappa alla Vuelta). Come dichiarato da lui stesso non ci credeva nemmeno lui di essere li a giocarsi la vittoria, quindi è contento del bronzo. Col senno del poi, con un Alaphilippe non brillante per tutta la corsa, forse l’uomo su cui puntare poteva essere Pinot, un po’ più veloce di Bardet. Ma con i se e con i ma…
Meno contento Tom Dumoulin, che ha fatto una corsa pazzesca, resistendo sul muro finale in ogni modo, persino zigzagando, per poi rientrare nei tre di testa. Alla fine un po’ per stanchezza, ed un po’ per un problema meccanico (pare non gli funzionasse più il cambio elettronico) è rimasto piantato nella volata. Se mai mancasse la conferma, un grandissimo corridore.
L’Italia ai mondiali è “generosa” per definizione. Gli azzurri hanno corso facendosi vedere molto in testa, facendo un grande forcing negli ultimi due giri nel circuito. In fondo al treno stazionavano Nibali e Pozzovivo, quindi si presumeva fossero loro a tentare l’attacco, ma Nibali si è staccato e Pozzovivo alla fine non si è visto, arrivando 21°. Resta da capire chi fosse il capitano da lanciare…
Alla fine l’ottimo Moscon è andato a chiudere sull’attacco di Spagna e Francia con anche il pericoloso Valgren in testa, per poi decidere di fare da solo. 5°, Moscon di più non poteva fare, se avesse tenuto fino allo scollinamento le ruote di Dumoulin poi avrebbe potuto rientrare e sarebbe stato cliente pericoloso per Valverde. Ma cosi non è stato. Bravo comunque.
Percorso duro, reso ancora più duro dal ritmo che il gruppo ha dovuto macinare per rientrare sulla fuga che probabilmente è stata sottovalutata, con 11 passistoni (il più basso di 188cm) a guadagnare sino a 20′. Nel ritmo indiavolato della rincorsa sono rimasti tagliati fuori molti nomi importanti della vigilia. Forse il più deludente Dan Martin.
Nel complesso i migliori sono stati i corridori da Ardenne/Amstel con appunto Valverde, Woods, Kreuziger, Valgren, Alaphilippe e Rui Costa a fare la maggioranza nei primi 10. Anche gli scalatori hanno tenuto abbastanza bene. Alla fine vince il più completo del lotto. Per molti un corridore con qualche ombra di troppo nel passato, ma che per l’economia della carriera questo titolo lo ha meritato. A 38 anni 5 mesi e 10 giorni Valverde è il 2° più anziano campione del mondo della storia dietro Joop Zoetemelk, che nel 1985 vinse a 38 anni 8 mesi e 29 giorni. Il terzo, Stan Ockers (1955), dietro a diverse lunghezze (35 anni).
1 – Alejandro Valverde – 258km in 6h46’41”, velocità media 38.064km/h
2 – Romain Bardet s.t.
3 – Michael Woods s.t.
Una menzione per la regia televisiva: pessima. A fare concorrenza la divisa della Spagna.