In questi giorni si è avuto un acceso scontro tra Cyclistes Professionels Associés (CPA), il sindacato dei ciclisti professionisti, ed alcuni ciclisti professionisti. Il motivo sono le imminenti elezioni del nuovo presidente del CPA. Elezioni che si terranno il giorno della cronometro individuale ai campionati mondiali di Innsbruck.
Uno dei motivi di questo scontro è proprio la scelta di questa data per le elezioni. Infatti alcuni ciclisti recriminano che per chi parteciperà alla cronometro sarà praticamente impossibile votare, e molto improbabile anche per chi parteciperà alla gara in linea.
In realtà il votare o meno di molti corridori sarà di fatto ininfluente per l’esito della votazione, e questo è un altro punto caldo della protesta, dato che il sistema di votazione del CPA è organizzato in rappresentanze nazionali, 6 per la precisione: ACCPI (Italia), APCP (Portogallo), ACPS (Svizzera), UNCP (Francia), ACP (Spagna) e ANAPRC (Nord America). Queste associazioni nazionali rappresentano un certo numero di voti: 15o la Francia, 124 l’Italia, 86 la Spagna, 67 il N.America, 17 la Svizzera, 15 il Portogallo. Restano 589 voti per corridori singoli. In totale le 6 associazioni aderenti al CPA rappresentano quindi il 44% dei corridori.
Le associazioni di Belgio (Sporta) e Paesi Bassi (VVWB) si sono tolte dal CPA in polemica, per via del presunto controllo del CPA da parte di Italia, Francia e Spagna. Mossa che è stata vista come in conflitto di interessi da parte del CPA, in quanto i firmatari della lettera di distacco dal CPA di VVWB sono i dirigenti di Cycling Service, una compagnia privata di intermediazione tra professionisti e organizzatori di corse ed altri operatori del settore. Cycling Service è una compagnia con evidente scopo di lucro, al contrario del CPA, che si finanzia grazie al 7% dei premi gara (di qualunque gara Pro) che vengono versati in automatico al CPA. Di questi il 2% serve per il pagamento di stipendi (il presidente ha soli rimborsi) e costi di funzionamento della struttura, ed il 5% serve per il fondo pensioni e “solidarietà” dei corridori. Fondo che al momento non ha abbastanza soldi per svolgere il proprio compito in quanto non tutti gli organizzatori verserebbero questa percentuale.
Il CPA è stato fondato nel 1999, e da allora ha avuto tre presidenti: Francesco Moser dal ’99 al 2007, Cédric Vasseur sino al 2011 e Gianni Bugno dal 2011 ad oggi. Alle elezioni del CPA non si è mai presentato più di un candidato. Fino ad oggi, con la candidatura di David Millar. Dal 2017 esiste anche un Chapter femminile, diretto da Alessandra Cappellotto. La quale avrebbe minacciato Millar di sollevare le questioni riguardanti i suoi problemi di doping passato sui media per “sconsigliarne la candidatura”, per cui Millar “ha parlato di mentalità da assedio” ricordando le ombre su Bugno (Gianni Bugno fu squalificato per 3 mesi per una positività alla caffeina nel 1994, oltre al fatto che gli anni della sua attività professionistica sono tema di discussione costante per la diffusione del doping).
Per la prima volta, probabilmente grazie alla cassa di risonanza dei social, si è avuta una levata di scudi da parte di corridori di alto profilo contro il CPA, o quantomeno il modo in cui è organizzato, in particolare il sistema di votazione. Vediamone alcuni:
E potremmo andare avanti. Come potete vedere, in primis i più attivi sono corridori che non sono rappresentati da associazioni in seno al CPA, come i britannici o i tedeschi. Il motivo, secondo Gianni Bugno, è che questi non si sono mai organizzati per farlo, in particolare critica Paul Voss, ex pro tedesco, che prima si era detto disponibile per poi ritrattare.
Altro punto sollevato dal CPA è che queste lamentele, in particolare riguardo il sistema di votazione, dovevano essere portate all’attenzione del CPA prima, e non a ridosso delle elezioni, in quanto cambiare le regole statutarie ora sarebbe anti-democratico. In realtà pare che già da tempo i corridori avessero proposto un sistema di votazione elettronico, grazie ad un software sviluppato da Adam Hansen (Lotto-Soudal, che è anche ingegnere), ma che non è mai stato preso in seria considerazione dal CPA.
Noi abbiamo tentato di avere delucidazioni in merito dal CPA, ma senza ottenere risposta. In compenso abbiamo contattato David Millar, il quale pur scusandosi di non poter essere esaustivo per mancanza di tempo in questi giorni, ci ha risposto su alcuni punti:
-BDC-MAG: Aldilà della richiesta di maggior trasparenza nel processo di voto sembra che ci sia in atto uno scontro politico. Non mi è chiaro in che modo i corridori europei beneficerebbero della situazione attuale. Lo sono?
-David Millar: Nessun corridore di nessun nazione beneficia di questa situazione. I corridori che fanno parte delle 6 associazioni nazionali del CPA non hanno l’opportunità di votare come vorrebbero. I loro voti sono dati dalle associazioni nazionali senza un processo trasparente o documentabile. Ad esempio la rappresentanza francese conta 150 corridori. Se ad esempio 74 corridori votano per me e 76 per Bugno, Bugno riceverà comunque 150 voti. Il voto di 74 corridori verrà ignorato.
-BDC-MAG: trovo interessante il punto del tuo programma “sull’accordo congiunto di negoziazione”, ma non si fa menzione del problema del “pagare per correre”, che è stato recentemente sollevato in Italia. Pensi che il CPA dovrebbe implementare qualche contromisura a riguardo?
-David Millar: Assolutamente. Il CPA perora solo gli interessi dei corridori WT e Pro-Contintental. Questo deve cambiare e dobbiamo trovare il modo di lottare per i diritti di tutti i corridori professionisti.
-BDC-MAG: Qual’è la tua posizione riguardo gli argomenti tecnologici come i freni a disco, la revisione del peso minimo ed il rapporto 3:1 dei telai? (Bugno è contrario ai freni a disco -ndr-). Mi sembra che i corridori siano per niente coinvolti nella discussione a riguardo con l’associazione dei costruttori e l’UCI.
-David Millar: Tutto questo deve essere riveduto in quanto tutto il processo fino ad oggi è stato viziato. La commissione tecnica dell’UCI non ha una rappresentanza adeguata dei corridori e non tiene conto dei rapidi sviluppi tecnologici e la loro applicazione nelle corse professionistiche. I corridori spesso sono gli ultimi a sapere le cose, e gli tocca leggere sui giornali cosa potranno o non potranno usare, e questo non va bene. Aldilà delle decisioni delle parti coinvolte il processo decisionale deve avere nuovi criteri di testing che i corridori devono poter decidere con l’Association Internationale des Groupes Cyclistes Professionels (AIGP, presidente Jonathan Vaughters, associazione delle squadre professionistiche che incredibilmente non ha nemmeno un sito internet, ma solo una pagina Facebook-ndr-), associazione costruttori e commissione tecnica UCI. I corridori vogliono il materiale migliore, ma voglio anche avere la decisione finale su quando e come utilizzarlo nelle situazioni più difficili e stressanti per loro. Gianni è contro i freni a disco sui media, ma ha fatto ben poco per evitare la loro introduzione. Infatti abbiamo una lettera di Gianni all’UCI del settembre 2016 in cui da l’assenso del CPA al testing dei dischi nel gruppo. Questa lettera (Pour la Commission Matériels ) è stata mandata prima di una votazione dei corridori organizzata nel novembre 2016 in cui si è evidenziato il fatto che i corridori erano contrari a questa prova. Questo mostra chiaramente come l’attuale CPA lavori autonomamente senza tenere conto delle opinioni dei corridori.
Un grazie a David Millar per la disponibilità.
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