La vicenda comincia in una anonima pizzeria di Ponte nelle Alpi, vicino Belluno, i primi di gennaio del 2013. Ma facciamo un passo indietro. La mia passione per la bicicletta nasce come mtbiker. Ho sempre pensato che la mtb sia il mezzo migliore per arrivare ovunque, senza che la fine di uno strato di asfalto che vuol dire (in)civiltà, ponga fine ad un giro che mi piacerebbe fare. Un mezzo che mi porta fuori dal contesto frenetico di dove vivo, senza auto e soprattutto senza autisti. Anche in campo agonistico, ho sempre preferito le competizioni in mtb. Più vere. Salite e discese. Se ne hai vai, sennò ciccia, senza compromessi. Non ti puoi nascondere, niente trenini, niente succhiaruote che ti seguono per decine di km, salvo scattarti in faccia ad 1 mt. dal traguardo. Frustrante farsi 3/4/5 ore di gara e arrivare in 20/30/40 senza che si possa aver fatto la differenza, rimandando tutto agli ultimi metri di gara a beneficio di chi è più fresco per aver tirato meno o semplicemente più incosciente, che, per arrivare comunque ennesimo, rischia la propria e l’altrui incolumità.
Pur facendo alla fine molti più km con la bdc (son lontano da offroad apprezzabili) ed essendo, a detta di chi mi conosce, fisicamente più adatto alle competizioni su strada (soffro le pendenze assassine), ho sempre evitato di farle, salvo poche eccezioni comode da raggiungere e in mancanza di alternative off road
La Maratona dles Dolomites però mi ha sempre affascinato. Il nome famoso, l’organizzazione eccellente a detta di tutti, salvo poche voci fuori dal coro e ovviamente il contesto unico del cuore più ancestrale delle Dolomiti. E poi il tipo di percorso che, come quelli in mtb, non consente scusanti. Salita e discesa, gamba e tecnica di guida, oltre a testa e cuore. Il passo a fissarsi un obiettivo cronometrico è stato conseguente. A cosa ambire? 5 h e 30. Perché? Per questo post di @Clodovico. Mi era piaciuto, e il 5.30 lo avevo identificato come un risultato di prestigio, ma comunque umanamente a portata. Improponibile per me raggiungerlo da novellino, partendo in ultima griglia, nonostante il real time. Meglio partire per gradi. Partecipare una prima volta, fare un under 6 ore in maniera da guadagnarsi una seconda griglia e partendo davanti a questa l’anno successivo, provare poi il 5.30. Provo il sorteggio nel 2011. Bocciato! Riprovo nel 2012. Nuovamente bocciato!! E vabbè, pianifico la mia stagione come di consueto, riproverò il sorteggio nel 2013.
Come ogni anno sotto Natale, parto per le Dolomiti per alcuni giorni. Mia moglie è originaria di lì e abbiam (ha) la casa. Uno dei pochi che in auto, in partenza per le Dolomiti, a fine dicembre invece di sci e scarponi, mette i rulli e la bdc (per pedalarci in pianura nelle ore calde del giorno a 1-2 gradi). Mi son ritrovato diverse volte l’1 gennaio sui rulli, alle 9 di mattina, con un metro di neve fuori, a smaltire i sensi di colpa del cenone.
Siamo arrivati ai primi di gennaio 2013 alla pizzeria di Ponte nelle Alpi ove incontro un amico “local”, anche lui a metà del guado tra bdc e mtb. Si parla di bici, ovviamente, mentre lui si spazzola una pizza “Tre Cime” ben più velocemente di come Nibali pochi mesi dopo si sparerà l’omonima salita. Gli manifesto la mia delusione per i due sorteggi andati a vuoto, lui mi parla di un nostro amico che pur non avendo un fisico da scalatore si è migliorato ogni anno arrivando sino a fare 5.22 (un numero che ritroverò più avanti). I nostri discorsi poi spaziano altrove. Ci salutiamo con la promessa di rivederci in estate.
L’8 marzo alle 10.44 mi arriva una mail con oggetto “MDD”. Il mio amico mi dice: “Dai, ho un pacchetto per la partecipazione alla MdD da regalarti di quelli a disposizione degli sponsor della manifestazione, perché io non vado. Compilami il modulo che ti mando. Prima griglia inclusa!!!!!”. Cado dalla sedia. Non ci credo. Addirittura in prima griglia!!!!!. Lo ringrazio, compilo il modulo tempo zero e glielo mando. Under 6 ore non esiste più, si prova subito per il 5.30. [@Marco: ma quale sponsor, ci hanno invitato come giornalisti di bdc-forum.it! Se non finivi bene ti avrei bannato a vita, ma non lo sapevi… haha!]
Chiamo gli amici più stretti, li informo e comincio a fantasticare e a programmare. Da novellino, ho bisogno di quante più notizie possibile, per limitare al minimo la mia inesperienza. La parte del Sella Ronda nemmeno la conosco, non l’ho mai pedalata. Rapporti idonei, ubicazione dei ristori, ritmo da tenere, orario di mettersi in griglia (la prima non ha il real time, meglio non perdere preziosi secondi sin da subito), vestiario, come e quando alimentarsi, andamento delle salite, tabella di marcia da rispettare. @JFB’07, @Airone del Chianti, @Zener, @gx2, @o.simo, @ezio79, @Clodovico, diventano il bersaglio dei miei mp per sapere un po’ tutto. Forum power. Fondamentale Airone che insieme a Clodovico, mi inducono, pur con la compatta, ad accantonare l’11-25 a vantaggio di un più prudenziale 11-28, soprattutto per il Giau. Grazie a tutti loro arriverò alla partenza che è come se avessi avuto alle spalle 10 MdD. Il 3d della MdD viene messo in sottoscrizione per seguire ogni info.
Parallelamente alla teoria, ci vuole la gamba. Iniziano gli allenamenti specifici al tipo di gara. La stagione meteorologicamente pessima e la lontananza dalle salite (la più vicina, di appena 3.2 km, sta a 35 km da casa mia, per il resto pianuraccia) costringono a rulli su rulli. Viene inserita anche qualche gara su strada, il che pregiudicherà un po’ i risultati in quelle in mtb. Troppo diverso lo sforzo, a volte nella misura di 10/15 bpm medi a fine gara. Si esordisce alla Gf Cesarini di Terni. Non ho meriti pregressi, non sono abbonato, parto in ultima griglia. Il percorso non agevola recuperi da dietro, ma chiudo con lo stesso tempo del 51° (altro numero che tornerà più avanti) del lungo. Va meglio alla Gf della Pace di Valtopina, ove pur partendo dietro, con pochi concorrenti e il tratto guidato, riesco a portarmi avanti e a fare un onesto 22°. Airone del Chianti già allora, siamo al 14 aprile, vedendomi pedalare, mi pronostica under 5.30. Segue poi la Gf di Fiuggi il 28 aprile. Altra partenza nelle retrovie, quindi ad handicap, ma la seconda parte del percorso è come la MdD. Salite e discese in alternanza e viene fuori un buon 18°. Stesso risultato della Terre dei Varano, il 12 maggio, ove le partenze separate fra corto e lungo mi dan la possibilità di avere relativamente pochi concorrenti davanti (circa 400 comunque) e insieme al tratto guidato di portarmi avanti prima del via ufficiale. Di quella gara conservo ancora il KOM sulla salita principale, il Sassotetto. Salita, per tempo di percorrenza, molto vicina al Giau, anche se più lunga e con pendenze meno dure. Anche qui Airone, aveva previsto quanto ci avrei messo a farla. Azzecca in pieno, 47’ e spicci. Questa è l’ultima gara su strada prima della MdD.
Seguono poi solo gare in mtb. La condizione cresce, Alessio, mio compagno usuale di uscite, non ne può più di sentirmi parlare in continuazione di questo 5.30 e soprattutto mi fa: “Ahò, speramo che arriva presto sta Maratona, perché me tiri er collo ogni volta che uscimo”. Con la condizione cresce la convinzione, forse un po’ la presunzione. E se si provasse direttamente un 5.25 da prima griglia? Lo confido solo a pochi. Mi rendo conto che è presuntuoso e che tutto deve filar liscio. Mi serve una tabella di marcia per sapere come procederà la mia gara. Uso Strava e la gara di un 5.24 delle mie parti (robterli ) che l’ha caricata nel 2012. Memorizzo i tempi di passaggio sui tutti i passi e a Corvara alla fine del primo giro. Il d-day si avvicina, si comincia a dare un occhio al meteo. Non incoraggiante. Parto per le Dolomiti 9 giorni prima con un caldo da 36°. Meglio abituarsi al fresco e all’altura. Il meteo viene dato in peggioramento, quindi appena su, provo subito la parte di percorso a me ignota: il Sella Ronda con l’aggiunta di un secondo Campolongo, salvo tornare poi giù a La Villa e tornare su a Corvara di nuovo per fare l’ultimo tratto da “stanco” come sarà presumibilmente il giorno della gara e vedere che effetto fa. Scarico il giro su Strava, confronto i miei tempi di ascesa, seppur fatti a bpm più basse, col 5.24 di riferimento e creo il segmento del tratto finale che mi mancava come raffronto, chiamandolo Crampiberg/Corvara (Crampiberg è il dentino che dalla discesa del Valparola sale a La Villa, così denominato da un utente del forum perché ottimo, nel finale di una gara dura e dopo una lunga discesa, per farsi venire i crampi).
Il parallelo dei tempi è incoraggiante, e ora so anche quanto ci vuole a percorrere il tratto finale. Zener e gx2, con cui condivido le mie impressioni mi dicono che ce la farò di certo, ma…..…nei giorni successivi il meteo si guasta. Freddo, tanta neve in alto e anche a bassa quota. Con le strade bagnate il tempo non si fa. Due giorni prima della gara sul Giau ci sono 30 cm di neve, se si partisse quel giorno, forse nemmeno si partirebbe. Un po’ di sconforto si fa strada. Era in preventivo che il meteo può essere avverso pregiudicando tutto, ma si spera sempre nel meglio come gli ultimi 10 anni. Le cose van diversamente, il freddo rimane, ma il meteo si aggiusta e ci aspetterà una giornata fredda ma serena, con strade asciutte. Arrivo nel mio alloggio a Corvara il sabato pomeriggio.
L’atmosfera che si respira è speciale. Pieno di gente, quasi tutti chiaramente lì per la gara. Sembra di essere ad una tappa del Giro. Si prende il pacco gara, si fa un giretto per gli stand del village e poi via a cena presto. La padrona dell’albergo ha la sala piena e chiede a me e mia moglie di unire al nostro tavolo anche un’altra coppia. Sono emiliani, lui è lì per la gara. Tempo zero si parla solo di bicicletta e della gara, con comprensibile disappunto delle consorti. Anche lui è iscritto al forum, si chiama Vito, sul forum @Vittori. Chissà che anche lui non abbia qualche consiglio last minute da darmi, come quando subito prima di un compito in classe ti leggi una pagina del libro e poi ti esce una domanda proprio sul quella pagina che hai letto. Ancora una volta forum power.
Finita la cena, via a nanna presto. Poca nanna, un bel po’ di tensione. Sveglia alle 4, colazione solita, leggermente più abbondante e via in griglia. Non prima di essere passato per una preghiera dinanzi ad una chiesa. Prima di posizionarmi, devo dare un volto ad un nick: Clodovico. So che lo troverò vestito di nero appollaiato sulla transenna proprio davanti alla sua griglia di pertinenza. E’ lì, inconfondibile, col suo sacchetto delle immondizie addosso per non prendere freddo. Un giorno mi spiegherà perché riteneva indecente indossare una felpa vecchia e non altrettanto indecente indossare il sacchetto a mò di barbone sotto i ponti. Mi presento, qualche convenevole, gli in bocca al lupo di rito e poi via nella mia griglia. 7 gradi. Non troppo freddo. L’attesa, almeno per me scorre via veloce.
Si parte. In pochi metri si supera Zanardi sulla sua handbike. Il gruppo lanciato procede a 40 kmh. Si attacca il 1 Campolongo. Abbasso lo sguardo sul cardio e mi disinteresso di tutti. Il mio 5.24 di riferimento, in griglia con me (ma lui se l’era conquistata) se ne va, ma non importa. Quest’anno è migliorato (al traguardo farà 5.20) e non è lui che devo seguire. Le sensazioni sono buone, ottime, ma non devo sforare dal range di bpm che penso sia il massimo sostenibile. Il Giau mi fa paura, non sono uno scalatore, peso troppo, e mi fa paura il Falzarego perché viene dopo il Giau. Mi violento ad andare “piano”, più di quel che farei a sensazione. Scollino il 1° Campolongo in vantaggio di 30” sulla tabella, un altro minuto lo guadagno sul Pordoi, sulle discese a parte un po’ di freddo che mi irrigidisce e mi rende meno sciolto nella guida, non ho problemi. Scollino sul Gardena con 2 minuti di vantaggio, che diventano 3 a Corvara. I battiti sono un po’ più alti del dovuto, qualcosa la pagherò più avanti, ma il riscontro cronometrico mi incoraggia.
Il gruppetto con cui ero ingarellato, termina la sua gara a Corvara (maledizione). Cambio la borraccia al volo che mi passa mia moglie. Faccio il 2° Campolongo da solo e quel che è peggio, il tratto Arabba/Colle S.Lucia da solo. Sapevo in quel tratto che un po’ di collaborazione non sarebbe guastata. Attacco il Giau, il mio spauracchio. E’ duro, mi mette in croce. Meno male che ho il 28. Grazie del consiglio Luca (Clodovico) e Michele (Airone). Perdo lo stesso diverse posizioni. Me ne disinteresso, l’importante è metterci il tempo che devo. L’ultimo tratto sembra non finire mai, mentre la neve a bordo strada ricorda che siamo a fine giugno solo di calendario.
Scollino, ma della dote di 3 minuti ne ho persi 2. Quel che è peggio è che appena inizia la discesa, parte un crampo alla gamba distesa. La piego e parte un altro crampo. Che guaio!!! Quando attaccherò il Falzarego mi si presenterà un conto salato, penso tra me e me. Su un tornante bagnato al centro da un rigagnolo di neve sciolta, raddrizzo la bici in piega all’ultimo istante. Un concorrente che mi seguiva forse non fa altrettanto e passando in piega da asciutto a bagnato, bacia l’asfalto. Mi giro, lo vedo rialzarsi subito e allora proseguo. Cerco di sciogliere le gambe in discesa ove posso. Ci riesco. Attacco il Falzarego e riesco subito a prendere un buon passo, anche grazie a pendenze più adatte alle mie caratteristiche. Anche qui la salita non sembra finire mai, ma finisce. Prendo una coca al volo e finisce anche il Valparola.
Ho ancora in dote 1 minuto di vantaggio rispetto al 5.24. Se non altro sul Falzarego/Valparola ho mantenuto. Ma la discesa è molto rovinata e più lenta degli altri anni e poi c’è il Crampiberg. La sorte che mi aveva tolto compagni di viaggio nel tratto Arabba/Colle S.Lucia, mi restituisce qualcosa. Il gruppetto della prima donna mi raggiunge in cima al Valparola. C’è l’elicottero e la moto Rai, capisco chi sono e capisco che possono essere il mio jolly. In discesa non mi servono, ma nel falsopiano di Capanna Alpina prima di San Cassiano possono essermi utili e soprattutto possono esserlo nel tratto Crampiberg/Corvara. Arriviam giù, non senza qualche rischio, la discesa è piuttosto rovinata, i crampi sul Crampiberg non arrivano, passiamo La Villa e a quel punto sono a ruota di un buon gruppetto.
Saliamo a oltre 35 kmh (che si saranno tirati in quella maniera, ho pensato dopo, visto che lei è arrivata con 39 minuti sulla seconda). Do un occhio al crono del Garmin. So quanto ci vuole a percorrere quel tratto sino al traguardo, me lo sono studiato la settimana precedente, se non altro per evitare beffe di restar fuori per pochi secondi. Un rapido calcolo. Son dentro!!!! Ho recuperato un altro minuto, sono di nuovo in vantaggio di 2. Mesi di sacrifici e ora è fatta!!! Da lì all’arrivo, sarà una cavalcata senza più sentire la catena. Mi scende una lacrima (mi scende anche ora mentre scrivo a ripensare a quel momento). Cartello dei –2. Al cartello dei –1 partono in 3-4. Gli vado dietro, non si sa mai. Siamo in falsopiano, quello che per mesi e mesi mi trovo ad affrontare dalle parti mie. Il Giau lo soffrirò sempre, ma i falsopiani no. Arrivo sul rettilineo del traguardo, il crono sopra l’arco dell’arrivo segna 5.22!!!!
Come il crono di quel ragazzo nostro amico che pur non essendo scalatore (ma avendo 27 anni, non 40 come me) ha fatto quel personale, facendo persino qualche secondo ancor meglio di lui. Al traguardo sarò 51°, come il tempo con cui sono arrivato nella prima gara su strada fatta in marzo a Terni dopo la notiziona. Un 51° di ben altro spessore e valore però. Taglio il traguardo. Scende un’altra lacrima. E poi un’altra ancora quando dall’audio che trasmetteva musica, parte “”Grazie Roma”. In Val Badia!!! in Sud Tirolo!!!!! Corro in albergo, accendo il pc, per condividere con gli amici il successo. Zener già sa. Ha già postato la classifica complimentandosi. Bei momenti. La prima griglia regalata, me la sono conquistata per il 2014. E l’asticella dell’obiettivo è stata già leggermente alzata. Speriamo di riuscire ad andare. Organizzazione impeccabile a mio modo di vedere…e poi quando si vince, perché io ho vinto, sembra tutto più bello.
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