Categorie: Magazine

La produzione di bici torna in Europa?

Il tema del dove le biciclette siano costruite, o della delocalizzazione in Asia in genere, è uno di quelli caldi da ormai un decennio. Tema che fa discutere in modo spesso feroce su forum e social vari.

Da Eurobike 2014 è diventato un tema di discussione il “rientro” della produzione di bici in Europa. Centrale in questa discussione da parte delle maggiori aziende del settore era la scelta nel privilegiare due poli di produzione: Portogallo o Romania, considerando che il Portogallo è già un luogo di produzione ben avviato (gran parte della produzione Decathlon ad es.).

Da questo discorso prescinde per ora la produzione dell’alta gamma, ma ne fanno parte in particolare tutti i prodotti in alluminio. Ma non pensate all’artigiano con il cannello…qui si parla di produzione di massa altamente automatizzata.

Interessante è sentire quali siano gli argomenti per i quali l’industria stia muovendosi in tal senso. Questi argomenti sono stati sollevati in un’intervista a Bike Europe da Jeroen Snijders Blok, CEO di Accell, gruppo olandese che riunisce marchi come Ghost, Lapierre, Atala, Raleigh, Haibike, Tunturi, etc.

Secondo Blok molte altre aziende oltre Accell (Orbea, Decathlon, Trelock, DT Swiss solo per citarne alcune -ndr-)  stanno investendo a lungo termine un po’ ovunque in Europa e limitrofi (Turchia, Tunisia), ma non solo dove il costo della manodopera è basso (anche in Germania tanto per fare un es.), a causa del fattore tempo: i fornitori asiatici avrebbero peccato di “inerzia”, ed essi stessi ora devono dotarsi di basi europee per snellire la catena di approvvigionamento, che in questi anni starebbe risentendo delle lungaggini date da differenze culturali, di lingua, doganali, etc. in una situazione in cui il mercato deve rispondere sempre più velocemente. Come dice Blok:

Velocizzare il processo di vendita per i nostri prodotti diventerà essenziale nei prossimi anni considerando il comportamento dei consumatori. Andare incontro alla domanda dei consumatori è il fattore chiave, non dove ha sede la fabbrica. Pertanto i tempi di fornitura devono scendere dalle 26-13 settimane attuali ad 8 settimane (entro il 2020, precisa). I nostri partner in Asia e Europa devono vincere questa sfida“.

Blok fa l’esempio della KMC, noto produttore di catene taiwanese, che ha una distribuzione e magazzino nei Paesi Bassi: “KMC non solo rispetta le nostre esigenze di consegna, ma ci offre un servizio personalizzato con catene di lunghezze specifiche o per serie limitate“.

Il discorso si fa interessante se si pensa che il mercato che si sta espandendo più velocemente e massicciamente è quello delle eBikes, che per la quasi totalità sono in alluminio.

In Portogallo sono state prodotte 1,5 milioni di bici nel 2015, ma nei prossimi tre anni l’aspettativa è di raggiungere i 2 milioni e mezzo di unità.

Insomma, nei prossimi anni si potrebbe assistere ad un nuovo cambiamento di mercato nel settore ciclo.

 

Condividi
Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

Articoli recenti

Winter Cup 2024: chi letarga non piglia pesci!

Siete di quelli che, quando comincia a fare freddo, mettono la bici in garage e…

12/11/2024

Romain Bardet si ritira da un ciclismo “accelerato”

Romain Bardet (Team DSM-Firmenich) 34enne francese è ormai a fine carriera: la concluderà il prossimo…

12/11/2024

Piccolo budget grandi difficoltà

A fronte di poche squadre World Tour con budget pressoché illimitati ci sono le altre…

11/11/2024

Il giovane Miel Dekien deceduto in un incidente d’auto

Il ciclismo belga è di nuovo in lutto. Il giovane ciclista 18enne Miel Dekien è…

11/11/2024

Mark Cavendish appende la bici al chiodo

Ed alla fine è arrivato il momento del ritiro anche per Mark Cavendish. Lo sprinter…

09/11/2024

Il caso Strava Leaks rivela la posizione dei leader mondiali

Non è la prima volta che Strava sale alla ribalta per questioni di sicurezza: nel…

08/11/2024