La protesta della Vuelta guidata da Froome

22

Dopo la discussa protesta di Morbegno al Giro d’Italia, i corridori si sono trovati di nuovo a protestare in corsa, stavolta alla Vuelta España, alla 11^ tappa.

A prendere le redini della situazione è stato nientemeno che Chris Froome (Ineos Grenadiers), il quale si è posizionato in testa al gruppo alla partenza, tra Primoz Roglic (Jumbo-Visma) ed il proprio compagno Richard Carapaz e la maglia bianca Enric Mas (Movistar) per fermare il gruppo subito dopo lo start indicando al resto del gruppo di fermarsi.

Ciò ha costretto il direttore della corsa, Javier Guillén, a scendere dalla vettura della direzione per andare a parlare con Froome. Le telecamere di ITV hanno colto le parole del britannico, il quale ha spiegato che era dispiaciuto per l’organizzazione, ma che i corridori avevano preso una decisione.

La protesta è stata organizzata a causa del disaccordo nato alla fine della 10^ tappa sull’implementazione della regola dei 3 secondi, per la quale Roglic ha preso la maglia rossa di leader della classifica generale a discapito di Carapaz vincendo la tappa con un distacco proprio di 3″ sull’ecuadoriano.

La 10^ tappa era stata designata come tappa piatta, quindi sottostante alla regola dei 3 secondi, la quale è stata introdotta per rendere più sicuri gli arrivi allo sprint,  non attribuendo i distacchi sotto i 3″, in modo da evitare che i corridori di classifica siano costretti a lottare con i treni dei velocisti.

Alla fine della 10^tappa però i commissari hanno deciso di non applicare la regola in virtù della salita finale, facendo perdere appunto 3″ a Carapaz avvantaggiando Roglic che ha conquistato la camiseta roja (Hugh Carthy della EF ne ha persi 10″) a paritempo con lo sloveno.

Froome ha proseguito quindi chiedendo conto a Guillén della tappa precedente, ricordando che la conduzione della corsa è condizionata dall’applicazione o meno della regola, con i corridori di classifica più o meno aggressivi nel finale se applicata o meno, e soprattutto per la giornata stessa, con la Ineos e la Jumbo indecise su chi dovesse controllare la corsa in base al possesso della maglia rossa o meno.

Guillén ha suggerito di parlarne a fine tappa, ma Froome è rimasto molto fermo e chiaro dicendo che “No, non possiamo parlarne dopo, deve essere deciso ora“.

Alla fine il gruppo è partito con Roglic in maglia rossa dopo pochi minuti. Aldilà dell’efficacia o meno sulla corsa di questa protesta-lampo il dato importante è che in breve tempo si è assistito ad una nuova presa di posizione dei corridori, che sembrano intenzionati a far sentire maggiormente la loro voce ed il loro peso.

Geraint Thomas (Ineos) intervistato a proposito ha dichiarato: “È una grande cosa vedere il gruppo unito come alla Vuelta. Il mio punto è che il ciclismo professionistico non esiste senza i corridori, invece ogni decisione è presa da dirigenti ed i corridori sono gli ultimi a sapere le cose. Il motivo per cui non abbiamo mai la parola su niente è che non siamo uniti come gruppo“.

Ora sembrano intenzionati a cambiare le cose.

Commenti

  1. Froome resterà sempre un leader e un gran corridore, anche se verso la fine della sua carriera. Quest'anno poi gli ha detto particolarmente male, ma ciò non significa che non sia un grande
  2. tubus:

    Completamente d' accordo, un leader è tale a 20 anni , a 30 . Uno il ruolo , oltre che per le doti innate, se lo guadagna sul campo. E per questo dico che un ragazzino come Evenepool promette bene come leader, a 20 anni (grazie anche all' irruenza dell' eta, ) mi sembra che abbia le doti innate di leadership, gli attributi giusti, addirittura volgare e sfacciato nel mandare a vaffa il motociclista che ostacola Alaphilippe al Fiandre. E con i risultati che in una carriera appena iniziata può già vantare.
    Ecco, non vedo in Froome doti innate di leadership , la sua carriera ad alto livello con i successi al Tour inizia ben dopo , onestamente non vedo l' equazione vittorie di Tour = carisma. Non mi è mai stato particolarmente simpatico, ma l' impresa al Finestre del Giro me l' ha fatto vedere in un' altra dimensione….. ma non lo vedo come corridore con carisma.
    Il carisma non si misura a parolaccie sui social....anzi quella è la strada peggiore (però se avviene a 20 anni c'è la giustificazione che poi uno può cambiare).
    Ai mondiali dell'82 carismatico era un Zoff. Certamente uno che una uscita alla Evenepoel non l'avrà mai fatta manco a 20 anni (vabbè erano anche altri tempi e altri contesti).
    Froome, per indole non è uno smargiassone un casinista. Sembra molto british, ma questo non vuol dire non sapersi far sentire e rispettare. Prova ne è che stavolta protestava "contro" Roglic, con Roglic al suo fianco. Non credo sia stata una cosa estemporanea. Suppongo che Roglic sapesse e approvasse. Questo vuol dire molto.
Articolo precedente

La tattica Movistar

Articolo successivo

Il percorso del Tour de France 2021

Gli ultimi articoli in Magazine