Il britannico The Telegraph ha pubblicato un estratto dell’autobiografia di Mark Cavendish, in cui lo sprinter ricorda la sua permanenza al Team Sky: “tutto molto professionale ed efficiente, ma non molto divertente” e dove ogni corridore (Wiggins, Froome, Porte) “vive nel suo mondo personale ed ha una visione della professione a tunnel (in cui vedono solo davanti a se ignorando chi sta attorno -ndr-)”.
Cavendish confessa che il direttore sportivo capo Sean Yates secondo lui lo considerava il solito sprinter: pigro e primadonna (Cavendish racconta come lo facesse arrabbiare tantissimo che i suoi compagni si facessero il caffé prima di lui lasciando la capsula nella macchinetta e che gli altri lo prendevano in giro per questo, quindi l’impressione eventuale di Yates non è tanto campata per aria…-ndr-).
In particolare però Cav indica una data ben precisa in cui decise che il suo rapporto con la Sky sarebbe finito: durante la 6^ tappa del Tour 2012.
In quella tappa ci fu una caduta collettiva a 26km dall’arrivo in cui caddero decine di corridori e gran parte del gruppo si era attardato rispetto il primo gruppo.
Il resto lo racconta Cavendish stesso:
“Ero riuscito ad evitare la caduta girando attorno ad un mucchio di biciclette, ma per farlo avevo derapato sul posteriore ed il copertone era esploso. Avevo comunicato con l’auricolare che avevo bucato, ma non ebbi alcuna risposta. Ho ripetuto quello che avevo detto cercando di rientrare sulla coda del gruppo con il pneumatico a terra.
Sono rimasto in questa posizione per qualche centinaio di metri finché il percorso non presentava una discesa. A quel punto però non potevo più seguirli con il pneumatico a terra. Finalmente,anche senza aver mai risposto alla radio è sopraggiunta la macchina della squadra con Yates, ed il meccanico mi ha cambiato la ruota ed è ripartito senza nemmeno aiutarmi a ripartire.
Non ero mai stato abbandonato così per un problema meccanico, nemmeno quando correvo le piccole corse in Francia durante il mio primo anno da pro a 22 anni. Questa volta si trattava del Tour de France. Ero disperato. Era il 6 luglio ed è la data in cui ho capito che sarebbe stato il mio ultimo Tour con la Sky. E’ stata la data della mia ultima discussione con Sean Yates.
Ho continuato a fare del mio meglio, ho aiutato nel possibile Brad (Wiggins) sia in bici che dopo la corsa, ma è difficile a volte conciliare la propria frustrazione personale con la ricerca disperata della vittoria di squadra“.
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