David Lappartient si accinge a rimanere presidente dell’UCI (Unione ciclistica Internazionale) per il secondo mandato di fila. Le prossime elezioni del presidente si terranno infatti con un solo candidato in lizza, Lappartient per l’appunto. Lapaprtient, anche sindaco di Sarzeau, paesino bretone in cui è anche passato il Tour de France quest’anno, lo prende come un “buon segnale”, con le federazioni contente del lavoro svolto da lui negli ultimi 4 anni e quindi senza interesse a sostituirlo.
Di tutto ciò Lappartient racconta in un’intervista a DirectVélo, sito francese, in cui però tocca anche l’argomento doping, in cui da un quadro della situazione e delle sue convinzioni oltre che dei suoi dubbi. Uno spaccato interessante in un momento in cui il doping non sembra poi essere tanto più un problema per il ciclismo professionistico. Qualche caso sporadico a parte di “pesci piccoli”, tutto il movimento non fa che parlare di “pagina svoltata” etc. etc.. dando una veloce spazzata sotto il tappeto della memoria della polvere degli abbastanza recenti casi del salbutamolo di Froome e delle TUE (esenzioni ad uso terapeutico) della Sky. Polvere che per pochissimo poteva però diventare polverone, ma tant’è.
Ecco alcuni passaggi dell’intervista:
“Quest’anno ci sono stati più controlli che nel 2019. Ci sono stati anche molti più controlli mirati in competizione e fuori competizione, anche se non so la proporzione tra i due, ma ci sono stati molti controlli mirati. Detto questo bisogna tenere gli occhi aperti. Ci sono delle voci che vengono dal gruppo, e ce ne sono state molte durante il Tour. Ci sono molti corridori che ci cercano e dobbiamo restare vigili. Siamo passati dalla fondazione antidoping nel ciclismo (CADF) all’autorità di controllo indipendente (ITA) per rinforzarne l’indipendenza, ma anche per rimanere più concentrati su tutto l’ambiente. Penso che ci siano ancora degli sforzi da fare con i controlli mirati, che devono essere ancora più forti su un certo numero di persone. Ma abbiamo fatto in ogni caso dei progressi. Abbiamo proibito il Tramadol, che era una promessa della mia campagna elettorale, e l’ho mantenuta. I corticoidi saranno proibiti dal 1 gennaio 2022 e sarà anche quella una realtà. Siamo riusciti a fare in modo che la WADA se ne occupasse. Non è stato facile, erano anni che l’UCI lo chiedeva, ma ce l’abbiamo fatta. E penso sia un bel successo.”
Gli viene poi chiesto cosa ne pensi delle micro-dosi di EPO:
“Ci sono ancora le microdosi di EPO? Il periodo di controllo è super-corto. Certi corridori, non perché li teniamo nel mirino, ma semplicemente perché sono i più forti, si sottopongono a tre controlli in un giorno. Facciamo i controlli nei limiti di quello che la scienza può trovare. Quello non poi è compito dell’UCI, ma dei laboratori anti-doping e della WADA. Facciamo molti controlli, ma penso che serva tenere gli occhi aperti in ogni caso“.
Punto molto interessante sono i rapporti tra autorità giudiziarie e UCI. Spesso i casi più importanti sono stati rivelati alle prime infatti:
“C’è collaborazione tra ITA, UCI e l’OCLAESP (l’ufficio centrale per la lotta ai crimini ambientali e della salute -ndr-), se si tratta della Francia. Noi passiamo delle informazioni, ma se poi il dossier passa nelle mani della giustizia le cose seguono il loro corso, e noi non siamo informati dell’avanzamento delle procedure. Lo scambio di informazioni utile è fatto da parte nostra verso le autorità pubbliche del paese in questione, anche se facciamo attenzione a chi passiamo le informazioni. In paesi come la Francia tutte le informazioni in nostro possesso sono scambiate per essere ancora più efficaci nella lotta al doping. È chiaro.”
Nel recente passato, in particolare dopo il caso Armstrong (basato su testimonianze di altri corridori) è stata data enfasi alla denuncia da parte delle persone dell’ambiente, in particolare invitando gli stessi corridori a tenere pulito l’ambiente tramite canali di denuncia anonimi.
“C’è qualcuno che ci parla di quello che sente e vede. Ci possono essere delle voci su nuove tecniche, ma non sanno veramente bene le cose. Alcuni corridori hanno l’impressione che ci sia uno scarto, un gap. Si fanno delle domande. Oggi siamo più nella fase delle domande. In materia di doping non c’è mai nulla di acquisito, perché l’imbroglio fa parte della natura umana. Bisogna essere presenti con quello che succede ora. È un tema sempre molto importante per noi. Abbiamo fatto dei progressi sui corticoidi, il Tramadol, la riforma della CADF. Detto questo, bisogna restare vigili.”
Inevitabile l’argomento del doping tecnologico:
“Abbiamo sviluppato una nuova tecnologia. Avevamo la nostra macchina a raggi X, ma è poco pratica, è un rimorchio, bisogna spostarla di continuo. Ora abbiamo un sistema a raggi X portatile. L’abbiamo utilizzato per la prima volta ai giochi olimpici. Si può trasportare quasi come un bagaglio a mano. È molto più facile da trasportare. Possiamo cosi mirare ancora di più i controlli. Il sistema funziona. A volte ho persino chiesto lo smontaggio fisico delle bici, come successo due volte al Tour de France 2020, alla cronometro de la Planche des Belles Filles e sulla salita della Loze. L’abbiamo fatto anche quest’anno, niente ce lo impedisce. Per ora abbiamo trovato nulla.”
Ma perché i controlli sui sistemi tecnologici sembrano essere più complicati di quello che la gran parte del pubblico pensa?
“Sono sistemi che vengono attivati, ma si può immaginare che lo siano a distanza, senza che vi sia niente di visibile sulla bici. Oggi non sembrano esserci motori che non emettano campi magnetici, ma bisogna stare attenti su questi temi. Per natura l’uomo non ha limiti di immaginazione per imbrogliare. La stessa cosa che succede per frodare il fisco, in generale. È un punto importante. Non vogliamo ritrovarci nella situazione del 1998. […] Non vorrei ritornarci. Faccio attenzione nei miei limiti. Avete visto quanto denaro ci investiamo. bisogna che ci sia piena collaborazione con le autorità publiche. Noi non possiamo fare intercettazioni telefoniche. Se si devono fare sono le autorità che le devono fare. La collaborazione con loro è necessaria, come con l’Interpol.”
La conclusione:
“Non dirò che sono scontento che non ci siano controlli positivi…preferisco non averne che averne. E oso pensare che sia cosi perché la gente non si dopa […] Facciamo controlli iper-mirati, molto ravvicinati…Tadej Pogačar è stato controllato in qualche occasione tre volte nello stesso giorno al Tour de France. Alle 6 del mattino, prima della partenza ed all’arrivo…non possiamo controllarlo anche in corsa…facciamo il massimo, ma se i laboratori trovano niente…”
Ma il doping è altro che non un dieta.