“La competizione come la voglia praticare necessita di freschezza in ogni campo. Dopo alcune riflessioni personali e scambi con la mia squadra è evidente che ho bisogno di rigenerarmi fisicamente e mentalmente per tornare più forte la prossima stagione“.
Con questa dichiarazione, Romain Bardet (AG2R La Mondiale), ha concluso anzitempo la propria stagione 2019. Una stagione di delusioni: nessun vittoria in 55 giorni di gara, e soprattutto un fallimento al Tour de France, l’obiettivo stagionale, con la maglia a pois, sola magra consolazione.
Ultimamente non pochi corridori stanno pagando dazio dal punto di vista fisico e mentale. I ritmi delle gare sono sempre forsennati, i percorsi dei grandi giri si fanno più brevi, ma sempre con più dislivello e corsi sempre a tutta, senza inizi di tappa “soft” come un tempo, nemmeno quelle piatte da velocisti, che, sponsor oblige, vedono fughe su fughe da andare a recuperare. La stagione si apre a Gennaio con l’Australia e si chiude a fine Ottobre con la Cina. A novembre già in sella per Training Camp e Team Building.
Senza contare che oggi il ciclismo ha portato il concetto di “fare la vita” (locuzione con cui si intende il fare il professionista full-time) a livelli estremi, con una cura dei dettagli maniacale, a partire dal cibo, al tipo di allenamenti, senza contare impegni di sponsor e trasferimenti, che tra Training camp e calendario sempre più globale impone 200gg di viaggio l’anno almeno. Sul fronte cibo le problematiche le ha sollevate recentemente Jani Brajkovič (Bahrain-Merida), recentemente sospeso per doping, dichiarando come i disturbi alimentari (bulimia su tutti), di cui lui stesso è affetto ed è stata causa della positività, siano molto diffusi in gruppo.
Bardet ha deciso di non toccare la bici per un mese e mezzo. La scelta migliore secondo Vincent Lavenu, tema manager della AG2R: “Non ha mai fatto pause dal suo debutto come pro nel 2012. Ora ne ha bisogno. È una usura fisica e mentale che va avanti per mesi e mesi. Lavora molto e… continua, continua, continua…aggiungendo dettagli su dettagli nella ricerca permanente dei piccoli guadagni. Cosa può fare di più a 28 anni?“.
L’anno scorso anche Thibaut Pinot ha avuto un crollo al Giro, più mentale che altro. Barguil ha dichiarato che ad inizio stagione voleva smettere con la bici. Kittel è passato direttamente ai fatti.
Bardet aggiunge: “non auguro a nessuno di farsi male, ma quando non si hanno conseguenze irreversibili i corridori che tornano dopo lunghi mesi di stop ritrovano una freschezza ed una voglia nuova, penso ad esempio a Alejandro Valverde dopo la sua frattura alla rotula al Tour 2017. È una sorta di “reset” fisico, dove ci si trova meglio dopo. In una carriera bisogna accettare di uscire dagli schemi stabiliti. Mi sembra giusto perché fare una ragione da Gennaio a Ottobre è usurante“.
Il ciclismo è uno sport totalizzante che può diventare logorante non solo per il fisico, ma soprattuto per la testa. Lo sanno bene molti “amatori-professionisti”. Cominciano ad imparare bene anche i professionisti veri, portando tutto al limite.