411 giorni senza salire in bicicletta, a 31 anni, per un ciclista professionista sono un’eternità. Un periodo cosi lungo da far pensare ovviamente ad un ritiro, ma non per Bart De Clercq, 8 stagioni da pro, dal 2011 al 2017 corse nelle varie incarnazioni di quella che oggi è la Lotto-Soudal, con la vittoria al debutto al Giro d’Italia 2011, nella 7^ tappa, la Maddaloni – Montergine di Mercogliano. Poi il passaggio alla Wanty-Groupe Gobert. Ma prima ancora di vestire la maglia della nuova squadra uno di quegli episodi che il destino regala: una caduta.
Il 2 gennaio 2018 Bart esce in bici con la compagna per allenarsi, ma appena in sella, a meno di 10km/h di velocità la ruota anteriore si rompe e lo fa cadere. Bart tenta di rialzarsi, ma non ci riesce. È in mezzo alla strada, vuole spostarsi sul marciapiede, ma alzarsi gli è impossibile.
La radiografia è impietosa: frattura dell’anca sinistra. Viene operato e gli vengono impiantate 4 viti per saldare la testa del femore. Due mesi di immobilità assoluta, poi la rieducazione. Qualcosa però non funziona, anche solo dopo 100mt a piedi non riesce a stare in piedi per il dolore. Esami approfonditi verificheranno che mentre l’osso si è saldato, attorno a questo la cartilagine è danneggiata e gli porta un’infiammazione permanente. Gli vengono praticate delle iniezioni di gel nella zona, ma non riesce a migliorare.
A quel punto De Clercq prende una decisione drastica per risolvere il problema: la protesi dell’anca. Operazione risolutiva, ma che comporta tempi lunghissimi:
“Avessi avuto 70 anni prendere la decisione sarebbe stato più veloce, ma alla mia età dovevo valutare tutte le opzioni. Non lo rimpiango, ma è stata lunga…”
411 giorni dopo De Clercq è risalito in bicicletta, al Tour de l’Oman in corso. Primo corridore professionista a correre con una protesi dell’anca. Una bella vittoria.
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