Gianni Moscon ha vinto la propria ultima gara, il GP di Lugano, nel 2021, e da allora conta 20 ritiri in 50 corse. L’ultimo lampo della sua vera classe lo ha fatto vedere nella sfortunatissima Paris-Roubaix di ottobre 2021, quando una foratura gli ha negato una probabilissima vittoria, e che invece lo ha relegato al 4° posto.
In un’intervista nel Media Day della Soudal QuickStep in questo avvio di stagione il talento trentino fresco di cambiamento di squadra è tornato sugli ultimi due anni:
Cosa è andato storto negli ultimi due anni? “Già prima della mia prima gara per l’Astana (nel 2022 è passato dalla Ineos alla squadra kazaka -ndr-), ho sofferto di un’infezione di coronavirus. Nella mia seconda stagione, mi sono rotto la clavicola al Tour Down Under“.
“Subito dopo aver ripreso gli allenamenti, ho dovuto ricominciare a correre le grandi corse. Non ho avuto il tempo di recuperare completamente e di mettermi al passo con gli allenamenti“. È stata colpa dei medici della squadra? “No, mi hanno spinto a non correre. Ma il problema era della squadra. Non gli voglio dare la responsabilità ora. Forse l’Astana non aveva abbastanza corridori per coprire l’intero calendario. Ma se io fossi il team manager non userei i corridori per riempire i posti nelle corse più importanti, dove ci si aspetta dei risultati. Risparmierei un po’ il corridore e lo manderei prima alle gare minori che può vincere“.
In effetti non è stato il caso di Moscon: “Se si guarda al mio calendario degli ultimi due anni si nota che ho corso solo gare importanti. Con il risultato di molti abbandoni”. Moscon, che già aveva chiuso l’ultima stagione in Ineos con due abbandoni, a Lombardia e Coppa Agostoni, è stato subito spedito dalla squadra kazaka a inizio 2022 a Laigueglia e Strade Bianche, dove ha collezionato altri ritiri. Quindi due opache Tirreno e Sanremo per poi concludere il mese di marzo con un filotto di ritiri a tutte le classiche fiamminghe. Terminato il tour de force di marzo si è ripresentato a giugno al giro di Svizzera e poi al Tour de France dove si è ritirato all’8^ tappa. Poi è rientrato alle gare a settembre dove ha collezionato altri 3 ritiri nelle semi-classiche italiane.
Insomma, se si guarda all’andamento stagionale si nota come in effetti per un corridore uscito dal covid gli sia stato programmato un calendario difficile e con poche e nulle pause, sperando forse che rientrasse in forma gareggiando. Probabilmente però gareggiare per collezionare solo ritiri non solo non lo ha aiutato fisicamente, ma nemmeno mentalmente.
Nel 2023 Moscon è stato largamente utilizzato nelle corse a tappe ad inizio stagione, saltando le classiche del nord, per provare solo Roubaix (34°), Freccia vallone e Amstel, dove ha collezionato altri ritiri. Quindi l’impegnativa accoppiata Giro-Tour. Se al Giro ha potuto essere di un qualche aiuto nella caccia alle tappe di Velasco, Cavendish & c., al Tour si è trascinato come praticamente tutta l’Astana (1° in generale Tejada, 34° a 2h e rotti dal vincitore).
Moscon quindi non solo non è stato utilizzato con accortezza e lasciandogli il tempo di recuperare, ma ha dovuto soprattutto subire la gestione della squadra kazaka, che obiettivamente negli ultimi 2 anni ha lasciato parecchio a desiderare, con risultati effettivamente scarsi.
Col suo nuovo datore di lavoro, la Soudal-Quick Step, Moscon vuole innanzitutto tornare ad essere all’altezza della situazione: “Nelle classiche voglio avere un ruolo importante per la squadra e competere nella prima parte della stagione. Andare a vincere da solo? Se ho le gambe per farlo, perché no?“.
Moscon vuole fare la sua parte anche al Tour. “Sarò molto felice se riuscirò a sostenere Remco“, ha detto. “È un corridore fantastico e può fare una bella classifica al Tour. Il podio è un obiettivo realistico. In passato (alla Sky-ndr-) ho spesso fatto parte della squadra vincente del Tour. Con tutta la mia esperienza posso aiutare Remco nelle sue ambizioni al Tour”.
Un augurio di tornare ai propri migliori livelli a Moscon, e di recuperare un corridore importante per l’Italia.
Gli auguro i prossimi anni di carriera all'altezza delle sue aspettative, e che magari ci emozioni di nuovo alla Roubaix