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L’anno della verità per Chris Froome

Chris Froome (Israel-PremierTech) invitato alla passerella del criterium di Singapore è stato li intervistato dal quotidiano spagnolo Marca, ed il ciclista britannico vincitore di 7 GT in carriera si è lanciato in alcune curiose esternazioni.

Innanzitutto l’ormai consueto rilancio sulle proprie opportunità di risultati: “Sono una persona a cui piacciono le sfide e il processo per vincerle. Sono su quella strada e ci sto lavorando. Ho subito una terribile caduta che mi ha quasi costretto ad abbandonare il ciclismo e sono riuscito a rientrare. Ora le cose sono diverse. Quest’anno sono stato motivato da alcune mie prestazioni, ma per diversi motivi non ho avuto l’opportunità di mostrare veramente dove sono. Questa stagione sarà quella della verità. Per sapere davvero dove sono.”

Il prossimo maggio Froome compirà 38 anni, e nonostante alcune buone prestazioni, come il 3° posto nella tappa dell’Alpe d’Huez allo scorso Tour, è ben chiaro anche a lui che un certo livello ormai è impossibile da ottenere: “Mi sento me stesso, me se parliamo del vincitore del Tour, non ci penso. Il sogno c’è, ma è difficile“.

Quindi viene difficile capire quali siano le sfide a cui ambisce realmente il buon Chris, che però non manca di rimanere positivo e lavorare sodo, confermando di essere sempre un grande professionista. Anche se lui stesso ha confermato che il calendario per la prossima stagione è totalmente da definire. E dovrà tenere anche conto della retrocessione della sua squadra, la Israel-PremierTech, a Professional Continental -che gli garantirà solo le wildcard alle gare di un giorno-, dopo un anno avido di risultati, nonostante anche due tappe vinte al Tour con Houle e Clarke.

E proprio su questo tema Froome si è lanciato in alcune considerazioni: “Essendo un sistema triennale, penso che questo sistema sia una condanna a morte per molte squadre. Molte strutture vivono letteralmente anno dopo anno e se devi dire a una squadra che potenzialmente non sarai al Tour de France per i prossimi tre anni, molte squadre chiuderanno i battenti“.

Il che è l’esatto contrario di quanto richiesto dalle squadre stesse nello stabilire il sistema di promozione/retrocessione su 3 anni, ovvero la necessità di poter fornire garanzie su almeno tre anni agli sponsor, e non anno per anno.

Altra critica che Froome muove al sistema attuale è quello dell’assegnazione dei punti UCI, che privilegerebbe le corse meno importanti: “Abbiamo vinto due tappe al Tour quest’anno, ma se guardi davvero quanti punti abbiamo ottenuto, è come avere due ragazzi tra i primi 10 di una corsa della Coupe de France. Queste due cose, in termini di risultati, non reggono. Il modo in cui sono stati assegnati i punti è lo stesso per tutti, ma deve essere messo a punto per essere un modello più rappresentativo del ciclismo professionistico. Non so come andrà a finire questo sistema, stiamo ancora aspettando l’esito“.

Opinione abbastanza diffusa, ma che rispecchia la realtà dei fatti? Ovvero ci sono delle squadre che sono state penalizzate per essersi concentrate sui risultati in gare WT piuttosto che no? O altre privilegiate per aver corso in competizioni minori a caccia di punti?

Non proprio, La Lotto-Soudal ad esempio è stata relegata principalmente per gli scarsi risultati ottenuti nelle stagioni 2020 e 2021, nelle quali ha raccolto gli stessi punti che nel solo 2022. Nel 2022 Arnaud De Lie ha fatto incetta di punti in corse minori (9 vittorie sulle 25 totali della squadra) per un totale di 2040 punti UCI (13° tra tutti i corridori WT), solo 123 meno di Caleb Ewan. Ma è stato proprio il mancato rendimento dell’australiano ad essere stato fatale.

Per la Israel l’andamento invece è stato di scarso rendimento nel 2020 e disastroso nel 2022. Solo la (catastrofica) Astana ha fatto peggio per punti della Israel nel 2022. Un fattore che a posteriori si è rivelata una scelta negativa è stato il passaggio di Hugo Hofstetter dalla Israel alla Arkea-Samsic nel 2022: il francese, vincitore della Tro-Bro-Leon ha raccolto 889 punti UCI nel 2022, 350 punti più del migliore della Israel in questa stagione, Michael Woods. La differenza di punti alla fine di questo triennio tra Israel ed Arkea è di 1996 punti.

Nel complesso si può dire che è vero che il sistema di punti è forse sbilanciato verso le corse minori come quantità di punti ottenibili, ma nella realtà è da provare che qualche squadra ne abbia tratto un vero beneficio a dispetto di chi ha ottenuto risultati in gare WT. La Lotto-Soudal ad esempio ha corso nel 2022 46 gare in più che nel 2021, mettendo sotto contratto 2 corridori in più (Van Rensburg e Barbero) a metà stagione per coprire il calendario, ma che di fatto ha pagato caro le cadute di Ewan ed il suo scarso rendimento nelle gare importanti. Idem per la Israel con Woods, ritirato nelle ultime 4 gare della stagione (Agostoni, Emilia, 3 Valli Varesine e Lombardia) a lui favorevoli sulla carta ed in cui avrebbe potuto portare un bel bottino di punti.

Quindi, se il sistema di punti ha sicuramente delle debolezze, in primis la disparità tra corse “importanti” e quelle di seconda fascia, a favore di quest’ultime, il discorso di Froome (e di molti pro) resta piuttosto debole nei fatti. In primis perché l’assegnazione di molti punti nelle corse minori cerca proprio di premiare queste competizioni e farle crescere per non rimanere sempre troppo legate ai soliti 3 organizzatori che si spartiscono tutte le gare importanti (cosa di cui squadre e pro si lamentano dalla notte dei tempi), e poi per le critiche a posteriori senza mai avere soluzioni (decenti) alternative, ma anzi “scoprendo” alla fine di un triennio come funziona il sistema in cui operano, e cambiando in corsa (letteralmente) il modo di correre e di partecipare. Non a caso Israel-Premier tech, Lotto Soudal, BikeExchange, EF Education-Easypost e Movistar hanno velatamente, o esplicitamente (la Movistar) ammesso di aver ignorato il sistema dei punti sino a metà 2022 quando hanno ri-orientato le loro strategie. Mentre Arkea e Cofidis già da inizio 2022 si erano organizzate.

Un’approssimazione che si riflette anche nelle parole di Froome.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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