In Francia, questo 18 Luglio, verranno resi pubblici i risultati di un’inchiesta promossa dal senato francese riguardo “l’efficacia della lotta antidoping“. Tra le prerogative di questa inchiesta senatoriale c’è stato il riprendere 60 campioni di urine prelevati durante alcune competizioni nel passato e ri-esaminate nel 2004 dall’AFLD, agenzia antidoping francese, in modo anonimo e togliendo appunto l’anonimato a questi campioni rendendo pubblici i risultati.
Ebbene i risultati proverebbero che praticamente tutti i campioni di urine del 1998 prelevati al Tour de France conterrebbero EPO, sostanza non rilevabile all’epoca, compreso il campione relativo a Laurent Jalabert, che mai era stato direttamente coinvolto in questioni di doping, anche se alcuni sospetti erano stati sollevati in particolare sulla sua militanza alla ONCE di Manolo Sainz, squadra in cui in effetti militava nel 1998, anno in cui il Tour fu vinto da Marco Pantani e sconquassato dal caso Festina.La ONCE aveva abbondonato quel Tour prima delle tappe alpine. Jalabert non aveva indossato la maglia gialla né vinto alcuna tappa.
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Jalabert, ritiratosi da professionista nel 2002, è stato selezionatore della nazionale francese di ciclismo, carica che ha abbandonato non molto tempo fa in seguito ad un incidente piuttosto grave in cui è stato investito.
Durante il mese di Maggio Jalabert era stato ascoltato come testimone dalla commissione senatoriale e le sua dichiarazione più riportata dai media è stata che: “Ho sempre avuto fiducia nei medici della squadra. Non avevo alcuna ragione di pensare che bisognasse essere sospettosi. Eravamo seguiti, ma è difficile sapere cosa fossero i medicinali che ci somministravano”. “Sono una persona seria, sono un appassionato di ciclismo, amo questo sport più di tutto e vi chiedo di credermi, ma sono nella posizione dell’accusato.Il male è già stato fatto, e qualunque cosa succeda sono già colpevole”.
Ai giornali aveva anche dichiarato: “Eravamo curati. Eravamo dopati? Io credo di no. Credo di no“.
Dopo questa rivelazione del campione contenente EPO Jalabert, in un’intervista alla televisione France2 ha dichiarato:
“Non posso dire che sia falso e non posso dire che sia vero. E’ una decisione perlomeno sorprendente (quella di divulgare pubblicamente la notizia -ndr-) perché lo devo apprendere dalla stampa. Non mi aspettavo una cosa del genere, soprattutto ora. Sono stato ascoltato dalla commissione e mi stupisco che allora nessuno mi abbia detto niente e che avrei potuto avere un problema di questo tipo. E’ evidentemente una sorpresa per me (…) la mia reputazione è macchiata. Non posso contestare, non ho prove. Come è possibile che i giornalisti dell’Equipe (i primi a divulgare la notizia -ndr-) siano al corrente quando io non ne so niente? mi sembra surreale. Un duro colpo a 5 giorni dal via del Tour…è un anno difficile per me“.
Questa rivelazione su uno dei campioni francesi più noti arriva giusto dopo l’ammissione di Jan Ullrich di aver assunto EPO durante la carriera. Dopo il caso Armstrong pare ormai venuta la resa dei conti sui “maledetti anni ’90 del ciclismo”.
Conforta, forse, ciò che dice un’altra icona francese di quegli anni, Richard Virenque, ha affermato proprio ieri che “i corridori di oggi non hanno niente a che vedere con quelli degli anni ’90”.