Patrick Lefevère, direttore della QuickStep, dopo la vittoria del suo talento Alaphilippe, il quale ha portato a 4 le vittorie per la squadra a questo Tour, ed a 51 quelle annuali, si è visto però anche privare di Philippe Gilbert, caduto rovinosamente in un fosso, infatti, pur avendo finito la tappa di ieri oggi si è ritirato per la diagnosi della frattura della patella, ed anche del ritiro per problemi di stomaco di Tim DeClerq.
La ciliegina sulla torta per Lefevère è la tappa odierna, il famoso “esperimento” stile motoGp di cui si parla da mesi:
“I miei corridori sono tutti magri, fragili, perché oggi la forma è tra malattia, fragilità e salute, e allora incrociamo le dita. La tappa farà molto male. Se i corridori sono intelligenti dovrebbero protestare. Non capisco nemmeno come possano accettare una cosa del genere. Sono al 100% contro una tappa del genere. È ridicolo, 65km per fare cosa? Per mettere 80 corridori fuori tempo massimo?.
Il rischio in effetti è quello, con una tappa cosi corta, con partenza in salita , due salite di prima categoria ed un arrivo su salita Hors Catégorie. In particolare in un Tour praticamente già decimato di gran parte degli sprinter più noti, tutti finiti sotto la mannaia del tempo limite già nella prima settimana sulle Alpi.
Per questa tappa la soglia di eliminazione è stata incrementata al 25% del tempo del vincitore, ma per molti corridori, già stanchi delle due prime settimane di fuoco di questo Tour, potrebbe non essere sufficiente. In particolare per tutti i corridori “da fughe”, passisti soprattutto. Ormai le tappe adatte a loro sono ridotte ad un paio massimo, ma il gruppo che sfilerà sugli Champs-Elysèes a Parigi potrebbe essere davvero ridotto.
La prende più con filosofia il capitano della QuickStep (12° in classifica generale), il lussemburghese Bob Jungels:
“È il nostro sport, c’è una tradizione ed una cultura. Si cerca sempre di cambiare le cose buone per avere più spettacolo, più spettatori, ma alla fine dei conti non vale la pena di cambiare tutto. Poi si cambieranno gli orari di partenza e di arrivo…succederà nei prossimi anni, ne sono sicuro…Ma è il nostro sport, c’è una tradizione ed una cultura, non bisogna cambiarlo“.
Jungels forse non sa che nel passato ci sono state tappe cosi corte, in particolare quando se ne correvano due al giorno, le famose “semi-tappe”, divise tra una corsa in linea ed una crono, una la mattina ed una il pomeriggio (in questo modo l’organizzazione raddoppiava le entrate da parte dei comuni). Sparite praticamente dal 1978 grazie ad una protesta dei corridori, che stanchi dei tempi strettissimi di recupero che imponevano le semi-tappe decisero di boicottare la 12^ tappa, Tarbes-Valence D’Agen, correndo a 25km/h di media e mettendo piede a terra a 50mt dalla linea d’arrivo. Capitanati da Bernard Hinault, ma coperti dai fischi degli spettatori, per la costernazione delle autorità presenti. La tappa fu annullata. Il giorno precedente andarono a dormire alle 23 per svegliarsi alle 4.30 e trasferirsi a Tarbes per la partenza fissata alle 7.35…
Ma nel corso della secolare storia del Tour ci sono state tappe singole anche più corte: Luchon-Superbagnères (1971) di 19 km vinta da José Manuel Fuente; Aix-les-Bains-Mont Revard (1972) di 28 km vinta da Cyril Guimard, e Le Mônetier-les-Bains – Sestrières (1996) di 46 km vinta da Bjarne Riis.