Ultimamente il panorama letterario ciclistico si è polarizzato tra due estremi, da una parte i tradizionali libri legati alle biografie e racconti piuttosto centrati nella classica retorica “Dei/eroi/superuomini/sofferenza/fatica”; dall’altra le inquisizioni contro il marcissimo mondo del pedale fatto solo di siringhe, pastiglie, doping e loschi interessi. Con Lance Armstrong come figura centrale di questo filone, che ormai viene dipinto come una sorta di psicopatico sadico prevaricatore in ogni aspetto della propria vita e degli sfortunati che hanno avuto la sfortuna di incrociarlo.
Come diceva qualcuno “tutto quello che è esagerato è insignificante“, e per tornare un po’ nel sentiero della via di mezzo può essere interessante segnalare due libri che si discostano da questi estremi.
Il primo è “Il mestiere del ciclista. Una vita in bicicletta, curiosità, esperienze e consigli” di Marco Pinotti, ormai ex ciclista professionista ritiratosi di fresco. Il titolo della traduzione inglese, “The Cycling Professor“, coglie in modo più conciso il succo di questo libro, che più che un manuale di consigli è una descrizione molto equilibrata e poco enfatica di quello che è, appunto, “il mestiere” del ciclista, inteso come vero e proprio lavoro.
Pinotti descrive in modo molto sobrio la propria carriera ed il proprio approccio alla professione attraverso alcuni momenti salienti, che hanno coinciso con un buon numero di vittorie, ma soprattutto con un lavoro quotidiano meticoloso e curioso. In cui non c’è la tipica esaltazione di fatiche e sacrifici sovrumani, ma semplice organizzazione e professionalità. La stessa che gli ha consentito di laurearsi, nel mentre della propria carriera, in ingegneria gestionale (da cui il nomignolo “Professor” in gruppo). Curiosità che gli ha consentito di indagare gli aspetti della propria professione e preparazione, dall’alimentazione alla psicologia, senza prendere solo per buono tutto quello che gli veniva “somministrato” dalla tradizione precedente. Il fatto che lo abbia fatto in anni in cui questo non era ancora di moda come ora, in epoca di “guadagni marginali” non può che essere indicativo dell’approccio “ragionato” di Pinotti e della sua efficacia. Ragione che applica anche nell’analisi di come nel tempo della propria carriera siano cambiati molti aspetti sostanziali del ciclismo, come il numero di partecipanti alle corse o il numero degli arredi urbani e l’utilizzo delle radio in corsa, e di come questo abbia cambiato sostanzialmente anche il modo di correre ed i rischi connessi.
Non un libro di emozioni quindi, ma molto utile se si vuol capire dall’interno il funzionamento di una professione senza le tante esagerazioni (negative e positive) che spesso la accompagnano.
Il secondo libro che menzioniamo è disponibile solo in inglese al momento, ed è un peccato, perché “Faster: The Obsession, Science and Luck behind the world’s fastest cyclists“, di Michael Hutchinson, è davvero un libro pieno di utili informazioni.
Michael Hutchinson è già l’autore di “The Hour“, un altro bel libro che racconta tutta la sua avventura nel tentativo (fallito, come noto) di battere il record dell’ora, oltre che specialista delle gare a cronometro e dottorato (PhD) in legge a Cambridge.
Faster non è e non vuole essere un manuale, ma di sicuro si può considerare un compendio di tutte le informazioni utili per avere almeno chiari i concetti di base che rispondono ad una delle domande più impellenti (e meno poste) per ogni ciclista, ovvero cosa distingue chi va veloce da chi non va veloce in bici?
Hutchinson articola la risposta in vari capitoli che trattano gli argomenti chiave della questione: fisiologia, alimentazione, psicologia e tecnologia.
Ogni argomento ha il pregio di essere trattato in modo né troppo sofisticato né troppo basilare, con l’aggiunta di un po’ di sano humour british. In questo modo si possono trovare dati oggettivi reali, interviste a specialisti del settore (da un fisiologo sportivo, al nutrizionista della Sky, alla frequentazione di professionisti di alto livello come Alex Dowsett o Chris Hoy), che mescolati ad intuizioni non banali smitizzano tanti luoghi comuni o vere e proprie convinzioni errate che nel mondo del ciclismo abbondano, e di cui lo stesso autore ha coscienza di essere stato vittima e quindi “carnefice”:
“All’epoca scrivevo regolarmente articoli sull’allenamento , perché l’assunto tra i lettori delle riviste era che i corridori forti ne conoscessero meglio i segreti degli stessi allenatori. All’epoca la gran parte del mio allenamento era un casino coltivato dagli stessi articoli che scrivevo“.
Tim Kerrison, capo allenatore della Sky: “Il problema con l’allenamento grazie alle gare (concetto molto caro a tanti Pro-ndr-), è che non hai nessun controllo. Il ritmo gara può essere troppo veloce o troppo lento, o su terreni che non sono ciò che cerchi o con cronometro nel momento in cui ti serve salita. E non si può dare riposo agli atleti quando lo necessitano. Con Wiggins per es., prima del Tour 2011 abbiamo creato un protocollo che lo mettesse in condizione di seguire un attacco in montagna basato su ripetute di 450-500W seguiti da fasi di “recupero” a 420W“.
Ovviamente Hutchinson sottolinea spesso che i dati oggettivi che propone, come il consumo calorico orario, i valori di Vo2Max, etc… sono perfettamente revisionabili in futuro alla luce di nuovi studi e scoperte, ma questo non fa che rafforzare il concetto di fondo del libro che è anche la risposta alla domanda di cosa e come si può andare più veloci in bici:
“L’intera arte di andare veloci in bici è un processo. Il piacere non sta nel risultato finale, ma negli esperimenti e nelle scoperte. Mi piace pensare che fin dalla nascita della prima bicicletta ci sia stata gente come me, che vuole nient altro che pedalare meglio, e soprattutto mi piace pensare che non ci sarà mai una fine a questa ricerca. Qualcuno da qualche parte starà sempre lavorando per andare più veloce“.
Marco Pinotti, Il mestiere del ciclista. Una vita in bicicletta, curiosità, esperienze e consigli“, Ediciclo editore.
Michael Hutchinson, Faster: The Obsession, Science and Luck behind the world’s fastest cyclists, Bloomsbury
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