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[Libri] The Secret Race -estratti-

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The Secret Race è il libro appena uscito scritto da Tyler Hamilton e Daniel Coyle. O meglio scritto dal secondo riportando 2 anni di intervista al primo. Nel libro si riportano tutte le memorie di Hamilton riguardo la sua carriera pro, con ovviamente, un attenzione particolare al doping.

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Le motivazioni di Hamilton sono quelle di “liberarsi di un peso” e la giustificazione primaria è quella di fare i conti con se stesso e la propria educazione famigliare che gli ha sempre imposto per prima cosa l’onestà. Onestà che ha dovuto accantonare per vivere due vite parallele nel momento in cui ha preso la decisione di essere un Pro e far parte della “fratellanza”, come la chiama.

Hamilton ammette di da avere da sempre problemi di depressione, come altri nella sua famiglia, e tra le righe del libro non è difficile intuire quello che viene omesso e quello che viene “romanzato” da Coyle. Resta il fatto che questo libro fa nomi e cognomi e spiega con dovizia di dettagli il “sistema doping”. E lo spiega in un modo un po’ troppo dettagliato e coerente per essere frutto di invenzioni o essere solo uno sputtanamento per fare un po’ di soldi.

Un libro che non dirà niente di nuovo per molti, mentre per altri potrebbe essere una rivelazione. In ogni caso propongo qui alcuni estratti che credo possano chiarire alcuni aspetti spesso dibattuti nel forum, ma altrettanto spesso sulla base di “sentito dire” o comunque cose non lette o ascoltate da attori coinvolti personalmente.

-Ecco un numero interessante: mille giorni. E’ circa il numero di giorni trascorso tra quello in cui sono diventato ufficialmente professionista ed il giorno in cui mi sono dopato per la prima volta. Parlando con altri corridori di questa era e leggendo le loro storie sembra sia uno schema: la maggior parte di noi che si sono dopati lo hanno fatto durante il loro terzo anno. Il primo anno, come neo-professionisti, eccitati dall’esserci arrivati, giovani cuccioli speranzosi. Il secondo anno la consapevolezza. Il terzo anno  il bivio: Si o No. Dentro o fuori. Tutti hanno i loro mille giorni, tutti hanno la loro scelta.

In un certo senso è deprimente. Ma in un altro penso sia umano: Mille giorni in cui ti alzi con la speranza, mille giorni di serate in cui sei distrutto. Mille giorni a pane ed acqua (“paniagua” è il termine usato allora dai Pro americani che facevano base in Spagna), rimbalzando dolorosamente contro il muro del limite delle tue possibilità cercando di trovare una via d’uscita. Mille giorni in cui tutto ti dice che il doping è ok, gente potente che ammiri e di cui hai fiducia, che ti dice che “andrà tutto bene” e “lo fanno tutti”. E soprattutto la paura che se non trovi un modo di andare più veloce la tua carriera è finita. La forza di volontà puo’ essere tanta, ma non è infinita. E quando oltrepassi quella soglia non c’è modo di tornare indietro.

L’EPO ti da la capacità di soffrire di più; di spingerti oltre, di lavorare più duro di quanto avresti mai immaginato, sia nell’allenamento che nella corsa. […] Ho cominciato a vedere le corse differentemente: le corse non erano più il gioco ai dadi delle doti genetiche o a chi toccava essere in forma quel giorno. Non dipendevano più da chi eri. Ma da cio’ che avevi fatto. Da quanto duro avevi lavorato, quanto attento e professionale eri stato nella tua preparazione. Le corse erano test per cui potevi studiare. E (con l’EPO) i miei risultati cominciarono a passare da 5 e 6 a 8 e 9.

La maggior parte della gente chiede perché il doping sembra prevalente nelle gare più lunghe, come nei giri di tre settimane. La risposta è semplice: più lunga è la gara, più il doping aiuta, specialmente l’EPO. La regola è semplice: se non prendi niente in una corsa di tre settimane il tuo ematocrito scende di circa 2 punti a settimana per un totale di 6 punti. Si chiama anemia sportiva. Ogni 1 percento di calo dell’ematocrito provoca un calo dell’1% di potenza erogata. Pertanto, se corri a pane ed acqua, senza nessuna fonte di cellule rosse, la tua potenza calerà di circa il 6% alla fine della terza settimana. Ed in uno sport in cui le vittorie si giocano per una differenza di potenza di 1/10 di punto percentuale di potenza questo qualifica il doping come cio’ che fa la differenza.

Il senso comune dice che se tutti usano l’EPO questo porta ad un livellamento generale. La risposta secondo gli scienziati è no. Perché ogni doping ha risultati diversi su persone diverse. Per es. L’ematocrito di Hamilton era normalmente 42. L’assunzione di EPO per portarlo a 50 voleva dire farlo alzare di 8 punti, ovvero un incremento percentuale del 19%. In altre parole Hamilton poteva aggiungere un 19% di cellule che trasportavano ossigeno. Un enorme incremento in termini di potenza. Ora consideriamo un altro corridore con un ematocrito naturale di 48. Per rimanere sotto la soglia di 50 un corridore poteva prendere EPO per aumentarlo solo di 2 punti, cioé un 4%, ovvero un incremento di potenza di 1/4 rispetto Hamilton. E questo è uno dei motivi per cui le prestazioni di Hamilton crebbero cosi’ velocemente con l’assunzione di EPO.

Conclusione: l’EPO ed altre droghe non livellano le prestazioni ponendo tutti allo stesso livello, ma lo distorcono. Come ha detto il Dottor Michael Ashenden: “Il vincitore in una gara di dopati non è quello che si è allenato di più, ma quello che si è allenato di più e la cui fisiologia risponde meglio a doping”.

Questo è forse un buon momento per rispondere a questa domanda: era possibile vincere una gara professionistica da “puliti”? Poteva un corridore pulito competere contro l’EPO?

La risposta è: dipende dalla gara. Per gare corte, persino gare di 3gg penso fosse possibile. Personalmente ho vinto piccole gare di 4gg andando a pane ed acqua con un ematocrito di 42. Ed ho vinto delle crono in condizioni simili. E so di corridori che hanno fatto lo stesso.

Ma oltre una settimana di gara diventa impossibile competere contro chi fa uso di EPO.

 

[Da un diario di Hamilton del 2000]

30 Marzo

peso: 63,5kg

body fat: 5,9%

avg. watts: 371

Watts per kilo: 5.84

Ematocrito: 43

Emoglobina: 14,1

Max heart rate: 177

Tempo salita Col de la Madone: 36.03

31 Maggio

peso: 60,8kg

body fat: 3,8%

avg. watts: 392

Watts per kilo: 6,45

Ematocrito: 50

Emoglobina: 16,4

Max heart rate: 191

Tempo salita Col de la Madone: 32,32

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Lo trasportavo in una ghiacciaia da campeggio con del ghiacchio e Del Moral (-medico della squadra-) mi dava sempre anche una prescrizione medica riguardante perdite di sangue dovute a condizioni mestruali per mia moglie, nel caso fossi fermato da qualche poliziotto e perquisito. Cosa che grazie a dio non successe mai.

 

Il libro è aquistabile su Amazon.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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