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L’incredibile storia di John Looker

Per sapere quanto sia “amato” il ciclismo presso i non-ciclisti basta aprire uno dei tanti gruppi o pagine Facebook dedicate, o anche solo sentire i commenti al/da bar su doping, truffe, etc…

John Looker sembra servire su un piatto d’argento nuovo materiale per tutti gli haters del ciclismo. La sua storia la racconta nientemeno che il NY Times:

Per 8 anni Looker, 50 anni, di Columbus, Ohio, si è fatto passare per malato di cancro quando era perfettamente sano, sino a fregarsi i soldi di donazioni.

Il tutto è iniziato dal 2011 quando Looker ha mandato un messaggio video ai partecipati della randonnée Pelotonia, un evento per raccogliere fondi per i malati di cancro che vede al via circa 8000 partecipanti, e che nel solo 2019 ha raccolto 192 milioni di dollari: “Ho un cancro al cervello, stadio 4. Domani correrò e non avrò nessuna scusa“.

Si sa come funzionano queste cose (tale Lance ricorda qualcosa?) ed in breve Looker diventa un paladino dei malati. Lui spinge sull’acceleratore e comincia ad inventarsi bollettini medici che posta su Fb: “il cancro è in metastasi nel bacino, i due femori e le ginocchia“, luglio 2013). Se qualcuno pone domane precise lui si trincera dietro il proprio diritto alla privacy medica.

Nel frattempo diventa il terzo “inspirational speaker” della Pelotonia, dopo Lance Armstrong e Chris Spielman, ex giocatore NFL.

 

Finché qualcuno comincia ad insospettirsi, come Erika Decker, la quale ha una sorella proprio con un (vero) cancro al cervello: “Ogni primavera, al momento delle iscrizioni a Pelotonia, (Looker-ndr-) annunciava il ritorno del suo cancro, ma era sempre sovrappeso!“. Inoltre non gli torna che il cancro di Looker, più che metastasizzarsi, sembrasse più che altro “spostarsi”.

Anche i suoi collaboratori al lavoro non erano proprio degli Sherlock Holmes, ma nemmeno ciechi: “Non l’abbiamo mai visto andare all’ospedale, lavorava a tempo pieno, si allenava in bici e cucinava dozzine di biscotti al giorno“, racconta una collaboratrice. Biscotti denominati “Lookies”, che lo stesso Looker si premurava non solo di cucinare, ma anche di vendere.

Il tutto finisce nell’agosto del 2018 quando viene confrontato da tre persone a lui vicine (tra cui un medico) a casa sua e viene costretto a confessare. Lui confessa si, ma di “avere bisogno di aiuto”, poi si autocertifica maniaco depressivo e bipolare.

Alla fine a “Mister Fake”, come viene ribattezzato, va anche bene: viene condannato a restituire 1800 dollari all’organizzatore della Pelotonia e ad un’ammenda civile da 2000 dollari.

Looker pare abbia beneficiato negli anni di cene pagate, altre donazioni in contanti o assegni, e soprattutto di notorietà sino ad avere un gruppo di fans denominato “Looker’s Brigade“.

Una storia che ovviamente è solo collateralmente di ciclismo, ma intanto l’organizzazione di Pelotonia ora fa firmare ai propri “testimonials” una dichiarazione in cui gli stessi si dichiarano responsabili di dire la verità sulle proprie condizioni.

Se Looker vada ancora in bici non si sa.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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