È opinione di chi scrive che negli ultimi mesi si assista ad una recrudescenza di discorsi e toni molto aggressivi, degni del peggior campanilismo, tra i vari cittadini europei. L’atmosfera politica sicuramente ne è in parte causa, e molte persone hanno fatto e fanno debordare vecchia retorica anche in ambiti in cui si sperava che certe cose non si sentissero più, come lo sport.
Sul nostro stesso forum ormai è un florilegio di retorica anti-francese ad esempio. Quella della peggior specie e triviale viene cancellata, ma quella strisciante resta. Un po’ al limite della goliardia, e della storica antipatia cantata a sfottò anche da Paolo Conte, ma anche quella ottusa ed antipatica che vede favoritismi e complotti vari, o generalizza nel peggiore dei modi.
Ma non è ovviamente a senso unico, basti leggere certi commenti in siti francesi (ne riporto uno a caso: “Spagnoli e Italiani il doping lo bevono nel biberon”), ma riguarda anche altre storiche antipatie, come quella tra “Frogs” e “Rosbifs” (“mangiarane” come vengono spregiativamente chiamati i francesi dagli inglesi, e contrario, il noto pezzo di carne, gli inglesi dai francesi).
Anche qui basta farsi un giro per siti e fora varia inglesi e francesi per leggere di peggio e di più.
Uno scontro culturale quindi, che vede un “bel” esempio nell’atteggiamento del pubblico al Tour de France verso il Team Sky. Insulti, “booo”, e sputi sono all’ordine del giorno da anni per il Team inglese sulle strade francesi, ma quest’anno le cose sono peggiorate dopo il caso Froome.
Ovviamente non è dato sapere se sputatori e affini siano francesi o meno. Al Tour tantissimi spettatori sono turisti stranieri, ma la cosa non sembra interessare né inglesi né francesi.
Capofila britannico nientemeno che Sir Dave Brailsford, (e già uno che si presenta col titolo nobiliare in Francia…), il quale da inizio Tour non sembra far altro che incappare in gaffes e scivoloni verso il pubblico francese, quando invece gli si imporrebbe un più consono e furbo understatement.
La prima è stata accusare David Lappartient, francesissimo presidente UCI, di avere “ancora la mentalità da piccolo sindaco di provincia“…. Brailsford ha fatto questa dichiarazione in un contesto ben preciso, ovvero quello di ravvedere in alcune dichiarazioni di Lappartient sul caso Froome una mentalità non da rappresentante dell’organismo internazionale garante del ciclismo. Non a torto verrebbe da dire, visto che Lappartient è stato spesso piuttosto loquace e poco diplomatico, per non dire inopportuno, nei mesi del caso Froome. Ma dall’altra parte della Manche (ovviamente English Channel per gli inglesi) la cosa è suonata come un insulto tipico dell’arroganza inglese (“tipica” per i francesi, Ça va sans dire). Intanto perché Lappartient ha ovviamente “ancora” la mentalità da sindaco di provincia perché è “attualmente” sindaco di Sarzeau, piccolo borgo bretone anche arrivo della 4^ tappa del Tour 2018. Cosa subito rimarcata da Lappartient che l’ha presa come un insulto dicendo che “Brailsford insulta con me i 35000 sindaci francesi e la Francia tutta“. Per poi chiosare che all’ultimo ad averlo chiamato “sindaco di provincia” la cosa non ha portato molta fortuna, riferendosi alla campagna elettorale di Brian Cookson, ex presidente, inglese, sostituito da Lappartient.
Altra dichiarazione improvvida di Brailsford è quella rilasciata in un’intervista al quotidiano britannico Telegraph, in cui afferma che “questa cosa” di sputare e fischiare sia una “cosa francese”:
“E’ interessante notare che abbiano appena terminato il Giro d’Italia e il caso di Chris [Froome -ndr-] era ancora aperto e gli italiani sono stati fantastici. Sembra essere una cosa francese, come un tratto culturale francese. Non sono certo che gli sarebbe piaciuto che i loro calciatori fossero oggetto di sputi in Russia. Sono sicuro che ci sarebbe stata una discussione o due a riguardo. Ma è Ok sputare su di noi e sul nostro staff. Emma Kennaugh [Junior Press Officer della Sky -ndr-] ha 21 anni e sta guidando in giro per la Francia ed è piuttosto intimidatorio per lei che le sputino addosso. Personalmente avrei qualche problema se questo succedesse nel mio paese, ma tant’è…tiriamo avanti”
Cosa ci potrebbe essere di più British del “tirare avanti” nonostante tutto?
In effetti sputare ed insultare degli sportivi che attualmente non hanno carichi pendenti con l’antidoping o altro, solo sulla base di sospetti può non sembrare il massimo della civiltà (per chi scrive non lo è affatto), ma quando i francesi percepiscono un’ingiustizia si sentono “in diritto” di protestare. Sottolineo questa cosa del “diritto”, perché è proprio così che la spiegano. E questo diritto alla protesta è cosa abbastanza visibile in Francia, come a Parigi dove ogni sacrosanto Sabato c’è una Manif’ (manifestazione) tra Place de la Bastille (ricorda qualcosa?) e Place de la Republique. E qualche danno esce quasi sempre. Non importa la causa, se è percepita come giusta il diritto alla protesta è sacrosanto, e senza andare tanto per il sottile. Persino i pacifici vegani in Francia ultimamente si sono messi a spaccare vetrine di macellerie.
Non parliamo di scioperi vari. Non c’è viaggiatore europeo che non abbia qualche conto aperto con controllori di volo o guidatori di treni francesi. E difatti cosa ha invocato il vecchio “tasso” Bernard Hinault per protestare la presenza di Froome al Tour? Un bello sciopero ovviamente!
Brailsford però non sembra vedere il punto e continua secondo la pragmatica logica britannica:
“Il Tour de France è promosso come il più importante evento sportivo dell’anno. Se vogliono che i migliori corridori internazionali vengano nel loro paese forse dovrebbero trattarli con un po’ più di rispetto. Se non vogliono che vengano, beh, forse possono fare un Tour de France per squadre francesi…potrebbe funzionare. Ma se vogliono che vengano le squadre internazionali allora che le trattino con lo stesso rispetto che vorrebbero le loro squadre fossero trattate quando vanno in Russia ai campionati del mondo o in qualunque altro posto”
L’intervistatore gli fa notare che i francesi non fischiano e sputano agli altri corridori, e Brailsford risponde che “gli altri non stanno vincendo, no?“.
E qui Brailsford pare proprio non capire.
Tralasciando lo Humour sul Tour per squadre francesi, in primis non sembra capire che i francesi sputerebbero ai propri corridori tanto quanto…forse non sa che Jacques Anquetil, uno che ha vinto più Tour de France di Froome, dopato confesso (ma il Generale De Gaulle di lui disse: “ha fatto cantare la Marsigliese sul podio? A me tanto basta”), e dai modi molto british, guarda caso, fu fischiato più di una volta sul podio del Tour dal pubblico, molto più vicino al “popolare” Poupou, “l’eterno secondo” Raymond Poulidor (tre volte 2° e 5 volte 3° al Tour, che non vinse mai e non vesti’ nemmeno mai la maglia gialla).
In secondo luogo che appunto chi vince “troppo” non è proprio in cima alle simpatie dei cugini d’oltralpe (“Lance” dice niente?), mentre, in UK o USA, appunto, chi vince alla fine ha ragione, cosa che vale anche un po’ per gli italiani, che dopo un’iniziale fase di odio per Froome si sono riconciliati col keniano, in particolare, ironia, proprio da quando ha vinto il Giro, nonostante fosse sotto procedimento per doping, al contrario di ora al Tour.
Ed infine è anche un passo falso dire che il Tour venga “promosso” come evento più importante dell’anno. Nella testa di Brailsford l’idea di promuovere un prodotto sarà sicuramente qualcosa di positivo, e probabilmente non avrebbe nessun problema ad ammettere che lui stesso è il primo promotore di un prodotto di successo (il Team Sky), ma dimentica le parole di disprezzo con cui Napoleone Bonaparte definì gli inglesi a suo tempo: “l’Inghilterra è una nazione di bottegai“. Questo per dire che, seppur di fatto eccezionali “promotori” dei loro prodotti, i francesi non amano dir(se)lo, e per loro il Tour è semplicemente un’istituzione, oggetto di libri di semiologi come Roland Barthes, un fatto culturale insomma, ben descritto dalla famosa massima secondo cui “non sono i campioni che fanno il Tour, ma il Tour che fa i campioni”.
Viene quindi difficile immaginarsi il pubblico francese disperato per la non partecipazione del Team Sky o qualunque altra squadra.
In questo il Tour, come evento culturale, a distanza di oltre un secolo rispecchia forse ancora lo spirito del suo fondatore, Henri Desgrange, del quale il famoso giornalista e poi suo successore alla guida della corsa, Jacques Goddet disse: “Rude dans son comportement, rude dans ses expressions, rude envers lui-même plus encore qu’envers ses collaborateurs, Henri Desgrange a considéré la vie comme un combat permanent“. (“rude nel suo comportamento, rude nelle sue espressioni, rude verso se stesso ancora più che verso i suoi collaboratori, Henri Desgrange ha considerato la vita come un perpetuo combattimento”).
Forse è questo perpetuo combattimento che Brailsford non coglie, se non in chiave manageriale, scevra di significati ulteriori o teorici. E forse è anche questo che gli italiani non colgono, tendenti anche a vedere il lato un po’ meno estremo e rilassato delle cose (e per cui ovviamente vengono derisi-misto-invidiati all’estero).
Gino Bartali, nel Tour del 1950 si ritirò e con lui la nazionale italiana (con Fiorenzo Magni in maglia gialla!) alla 12^tappa perché minacciato ed aggredito da tifosi francesi (all’epoca fumogeni, selfie e turisti erano più rari) sul Col d’Aspin, convinti che l’italiano avesse fatto cadere Jean Robic. Ed il successivo passaggio in Italia del Tour fu annullato per timore di rappresaglie.
Difficile che si ripeta per una squadra che viene dal paese del Keep calm and Carry On. E nell’incomprensione lo scontro continua.
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