(Photo by Bryn Lennon/Getty Images)

L’ossessione del peso tra i Pro

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Verso la metà degli anni 2000 il peso dei ciclisti è diventato un argomento di discussione. I ciclisti ovviamente non sono mai stati grassi, ma le abitudini alimentari sono cambiate moltissimo nella storia dello sport. I pionieri del ciclismo semplicemente mangiavano tutto quello che potevano durante le corse a tappe, con grande predilezione per la carne. Nel secondo dopoguerra le diete sono diventate più raffinate, ma sempre piuttosto basate sul sentito dire e le “sensazioni”.

Fausto Coppi è stato probabilmente il corridore di spicco che più ha introdotto l’attenzione verso il cibo, con in particolare una predilezione per la carne di pollo ed il pesce, pre-gara. Jaques Anquetil che ne ha raccolto il testimone però non si faceva mai mancare Champagne a cena, e prediligeva le ostriche.

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Le generazioni successive non sembrano mai state particolarmente ossessionate dalle diete. Attenti ovviamente si, ma appunto bastava l’attenzione e tanti km (ed un bel po’ di amfetamine). Durante gli anni ’80-’90 l’attenzione si è spostata pesantemente verso altri tipi di carburanti ed anche li il peso non sembrava un’ossessione particolare.

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Dagli anni 2000 in poi si, e la cosa ha cominciato a farsi notare con corridori come Bradley Wiggins, che già nel 2009, quando correva per la Garmin ed ha colto il 4° posto al Tour (che sarebbe un 3° con Lance Armstrong squalificato).

2009, Paris – Roubaix, Garmin – Slipstream, Roubaix

Per poi arrivare alla vittoria del 2012, dove arrivò a 69kg. Wiggins è 190cm.

Da li in poi il peso è diventato un argomento quotidiano nel ciclismo. L’ultimo esempio è quello di Jani Brajkovic, che ha riportato sotto i riflettori la questione parlando dei problemi di disturbi alimentari di molti corridori, e che sono gli stessi per cui lui stesso è incappato in una squalifica all’antidoping.

Personalmente mi aveva colpito una frase di Marco Pinotti in un’intervista che gli avevo fatto qualche tempo fa: “ Quando corri hai costantemente fame, ogni ora del giorno”.

Cosi mi sono ricordato di un’intervista di Paul Kimmage a Nicholas Roche, in cui tra l’altro, si parlava della questione, e pertanto mi pare interessante riportarne alcuni stralci:

(Photo by Bryn Lennon/Getty Images)

Roche: (Parlando del 12° posto di Roche al Tour 2014-ndr-) Si, penso che fisicamente avrei potuto fare molto meglio, ma ero ossessionato dal non mettere su peso e mi è costato caro nella 11^ tappa di La Toussuire. Ho avuto una crisi di fame ed a 6km dall’arrivo sono finito da 9° a 13°. Quell’anno ero fisicamente il più forte al Tour, ma mi pesavo 5 volte al giorno e mangiavo meno di quando dovessi. Sapevo che quella tappa sarebbe stata decisiva per il Tour, e ho pensato: domani il mio peso corporeo deve essere il più basso di sempre. Cosi invece di fare un carico di carboidrati ho fatto l’opposto e mi sono affamato.

Kimmage: Quanto è stata dura?

Roche: È stata dura. Sono sicuro che con un piatto in più di pasta quella notte sarei almeno finito 8° al Tour.

Kimmage: Ok, ma quanto è duro privarsi di cibo in quel modo? Perché la maggior parte del pubblico non conosce questo lato del ciclismo e cosa serva per correre a quei livelli.

Roche: Penso sia la parte più dura. Più dura che allenarsi. La moglie di un mio amico fa la modella per la IMG ed ha postato una foto su Instagram l’altro giorno con un piatto, una forchetta  ed una faccina sorridente con scritto: “la parte facile è stata lavorare 1h. La parte difficile è tenere il piatto il più vuoto possibile per le altre 23”. Mi sono detto: è come essere un ciclista. Fare allenamenti giornalieri di 5h è qualcosa che facciamo da quando abbiamo 12 anni, ma la parte più difficile è il cibo. La qualità ed ovviamente la quantità.

Kimmage: non c’era cosi tanta enfasi sul peso quando sei passato pro. Quand’è che è cambiato? Quando è cominciato questo bisogno di essere scheletrici?

Roche: Direi nel 2009-2010. Ho cominciato a farci davvero attenzione nel 2008. Ho avuto un’ulcera e sono passato da 72 a 68/69kg e mi sono sentito più in forma che mai. Ho fatto la prima buona prestazione alla Vuelta (13°) ed ho pensato: e se riuscissi a tenere questo peso tutto l’anno? Ma per qualche ragione il mio corpo non me lo consente.

Kimmage: sembri parecchio magro ora

Roche: sono ok

Kimmage: quanto pesi?

Roche: 71kg

Kimmage: Cosa hai mangiato oggi?

Roche: stamattina un toast con un po’ di burro e un po’ di marmellata

Kimmage: un toast?

Roche: si, e un cappuccino

Kimmage: tutto qua?

Roche: si

Kimmage: e poi sei uscito ad allenarti?

Roche, si, ho fatto 2h

Kimmage: hai mangiato durante?

Roche: In effetti mi sono fermato per un caffè e qualche biscotto

Kimmage: Da allora più niente?

Roche: No, ma non ho fame. Ho fatto una buona cena ieri

Kimmage: e cosa sarebbe una buona cena?

Roche: una cena con Richie (Porte) e Geraint Thomas ed altri che abitano qui (nel 2015 Roche correva con la Sky assieme a Porte e Thomas. Tutti abitano a Monaco -ndr-). Abbiamo mangiato una tartare di tonno e insalata.

Kimmage: Alcol?

Roche: Abbiamo bevuto una bottiglia di vino rosso. Purtroppo l’alcol è il grasso peggiore. Non si riesce a bruciarlo. È peggio della cioccolata.

(Photo by Bryn Lennon/Getty Images)

L’intervista continua e si sposta sul doping. In particolare viene discusso il rapporto del CIRC, che all’epoca è stato molto discusso per poi venire rapidamente dimenticato come sempre.

Kimmage: La perdita di peso è un argomento evidenziato nel rapporto. Un modo con cui i corridori cercano di migliorare le proprie prestazioni è attraverso la riduzione del peso per incrementare il proprio rapporto peso/potenza. Si evidenziano le drastiche riduzioni di peso di alcuni corridori, che possono essere spiegate solo attraverso prodotti dopanti. La commissione evidenzia anche che queste riduzioni di peso portano a disturbi alimentari tra i corridori.

Roche: Concordo sui disordini alimentari. Ho amici che dicono che parlo solo di peso e cibo. Andiamo al ristorante e guardo il menu pensando a cosa mangiare, ma in una maniera “cauta”. Diciamo che non è un’ossessione, ma un argomento importante nella giornata.

Kimmage: E cosa ne pensi delle predite di peso drastiche?

Roche: penso che bisogna valutare caso per caso. Alcuni corridori ne sono capaci altri no, e quindi sospetti che lo facciano illegalmente.

Kimmage: Nel 2013 mi dicesti che volevi perdere un kilo prima del Tour, ma invece avevi preso peso.

Roche: Si, quando corro normalmente prendo peso.

Kimmage: ma altri corridori avevano perso 5kg da Aprile?

Roche: penso che se fai una vera (rigorosa) dieta puoi perdere 1kg a settimana. Di più non so. Penso che perdere 3-4kg in un mese sia possibile.

Kimmage: davvero?

Roche: si

Kimmage: ma tu puoi farlo?

Roche: no, ma ognuno è differente ed il metabolismo gioca un ruolo importante. Ma come dice il rapporto sono sospettoso quando sento di perdite di peso drastiche.

(Photo by Doug Pensinger/Getty Images)

Alla fine l’argomento, in questi ultimi 5 anni, è rimasto di attualità come si è visto con il caso di Brajkovic. Ed il punto da evidenziare non è tanto la riduzione del peso in se, o le diete drastiche, ma come i corridori riescano a ottenere le loro prestazioni pur affamandosi. In particolare nelle corse a tappe, aprendo tutto il capitolo delle sostanze proibite che lo permetterebbero, corticoidi in primis, fino ad arrivare a salbutamolo & c.

Un capitolo ancora aperto.

Commenti

  1. jacknipper:

    se la potenza è libera lo è anche il rapporto, no?
    In realtà no, perché ormai i rapporti peso/potenza sostenibili per certe durate temporali sono ben definiti, e se ci vai sopra scatta l'allarme.

    Tipo l'ultima salita al Giro dell'Emilia vinto da Roglic: ha fatto più di 7,03W/kg per 5'39" (battendo il tempo -5'54"- della salita del 2009 di Di Luca, Menchov & c. ed il record i Nibali nel 2017 -5'44"-).

    Woods, 2°, da Strava ha prodotto 438W, con un rapporto peso/potenza di 7W/kg netti. Ed ha perso 14" in 2km100mt.
  2. Nel mio piccolo di amatore poco più che mediocre, confermo che anche per me era molto più dura la lotta con la bilancia e col senso di fame di molte ripetute o sacrifici fatti. E confermo che il peso limite nel breve può darti vantaggio, ma tenerlo sul lungo periodo è controindicato a livello morale e fisico. Morale perché genera irrequietezza e irascibilità, fisico perché salti per aria (forse più di testa).
    Chi si allena o lo ha fatto con un certo impegno, anche solo da amatore, non può non apprezzare che razza di sacrifici facciano loro e dunque rispettarli incondizionatamente (il che non vuol dire non poter muover loro critiche e/o apprezzamenti tecnici). Spesso i tifosi irrispettosi si annidano tra chi non ha la minima idea di cosa ci voglia (oltre al motore) per stare ai loro livelli.
  3. sono d'accordo, alla base ci sono i sacrifici, compiuti fin dalle categorie giovanili, ed al motore che madre natura ha donato!!!
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