Il 7 Luglio scorso Luca Paolini (Katusha) è stato trovato positivo alla cocaina durante un controllo al Tour de France con conseguente sospensione provvisoria.
Da allora era calato il silenzio su questa vicenda, ora rotto dallo stesso Paolini in un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui confessa i propri problemi:
”Partiamo dal sonnifero che prendevo, gocce per dormire. Il principio attivo è la benzodiazepina. Ma crea una maledetta dipendenza. Io ne avevo bisogno alla sera, per riposarmi, per affrontare lo sforzo fisico e mentale del giorno dopo. Ho cominciato nel 2004 quando morì mio fratello. Le prendevo, poi ho smesso, poi ho ripreso. Il vero problema è la vita di tutti i giorni, i problemi grandi e piccoli, e tutto questo si somma allo sport, alle tensioni, allo stress. A livello mentale ti intacca tanto. È qui che entra l’assunzione di quelle sostanze, è triste. E da quell’errore arrivi alla cocaina. Me ne assumo tutta la responsabilità e non ho scusanti. Ma racconto questa storia perché la gente non ripeta i miei stessi errori. E molto ha contato il mio carattere. Sono sempre stato orgoglioso. Non ho mai cercato l’aiuto da altri, pensavo sempre di essere un peso, cercavo di fare da solo. Gli anni che passano, le aspettative, il non voler mai tirarmi indietro e aiutare i miei capitani, da Kristoff a Rodriguez, e poi correre sempre, venti giorni dopo il Lombardia già in sella, in gara a gennaio, le classiche, il Giro, il Tour: tutto questo alla fine mi ha destabilizzato. Le tensioni sportive, i programmi forse anche sbagliati, le responsabilità. Per questo pensi a un farmaco che ti possa far dormire bene per ripartire il giorno successivo. Al mattino mi svegliavo e stavo benissimo, l’adrenalina combatteva le benzodiazepine. Ma i problemi arrivavano quando la bici finiva. Lo sport vive la situazione della società di oggi. C’è la crisi, meno squadre, meno corridori, meno posti di lavoro. Lo sport fatto ai nostri livelli ti logora e se non riesci a gestire le tue forze… Non so se avrò più la possibilità di attaccarmi un numero sulla schiena, ma questa è la lezione più grande che ho ricevuto: non devi nascondere tutto dentro quando hai i problemi. Va cercato aiuto”.
Paolini ha spiegato di aver frequentato una clinica a Verona per liberarsi dalla dipendenza ai sonniferi: “Questo episodio è stata una bella parentesi della mia vita, la mia più grande vittoria. Ero uno schiavo, ma sono stato capace di riconciliarmi con me stesso.”
Per Paolini ora resta da spiegarsi davanti il tribunale antidoping dell’UCI.
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