Sul quotidiano francese Le Monde è apparso un interessante articolo che fa il punto della situazione sulla nuova strategia antidoping dell’UCI, la quale viene definita da Le Monde “intrigante svolta”.
L’UCI, nel 2008, ha creato la fondazione antidoping per il ciclismo, la CADF, con lo scopo di avere un ente indipendente ed esterno nella lotta al doping nel ciclismo e nella gestione delle sanzioni. E fino ad ora la CADF si è costruita una reputazione di serietà ed efficacia, in particolare rispetto gli altri sport, dove la gestione interna dei casi di doping da parte delle federazioni si può definire “altalenante” nei risultati, come ad esempio nell’atletica.
L’attuale presidente UCI, David Lappartient, aveva confermato nel 2017 la sua volontà di rinforzare l’indipendenza della CADF, ma ora, due soli anni dopo, sembra voler cambiare radicalmente direzione. È lo stesso Lappartient a spiegarlo:
“Siamo all’inizio di un processo e dobbiamo valutarne tutti gli aspetti. Continuo a dire che la CADF fa un buon lavoro, ma bisogna rimettersi in questione: la maggior parte dei casi di doping organizzato che vengono smantellati comprendono tutti gli sport, è coerente occuparsi solo del ciclismo? Cambiare e affidarsi all’ITA, un’organizzazione antidoping più estesa, potrebbe essere più efficace per noi“.
Lappartient però è già andato oltre “l’inizio del processo” spiegando che gli impiegati della CADF verrebbero spostati in altre posizioni, come ad esempio la direttrice della CADF, Francesca Rossi, che dal 1° Gennaio passerà all’agenzia francese antidoping. Ad ogni modo il budget annuale dell’UCI per l’antidoping (circa 7 milioni di euro) verrebbe impiegato nell’ITA.
Ma cos’è l’ITA? Si tratta della International Testing Agency, un’agenzia antidoping creata nel 2017 e presieduta dall’ex ministro dello sport francese (ai tempi della presidenza Hollande) Valérie Fourneyron. Questa agenzia è stata voluta e creata da Thomas Bach (presidente del comitato olimpico internazionale, il CIO) con un unico scopo: mettere fine alla gestione dei controlli antidoping da parte delle federazioni nazionali, centralizzandola nell’ITA.
Al momento l’ITA consta di 41 impiegati, di 20 nazionalità diverse, ed è basata in Svizzera. La creazione dell’ITA ed i primi risultati ottenuti sono stati complimentati da molti, ma ovviamente vi sono anche molti malumori a riguardo. Ovviamente da parte delle agenzie antidoping delle singole federazioni che si vedono depotenziate se non costrette ad una riduzione di personale.
Tornando all’UCI, il cambio di direzione di Lappartient si può spiegare intanto con le parole del presidente del direttorio della CADF, il norvegese Rune Andersen:
“Da quando David Lappartient è arrivato alla presidenza ha reclamato maggiore controllo nelle nostre attività. Mi ha più volte richiesto la competenza su questa o quella cosa, ed ho sempre detto di no. Penso che questo l’abbia sorpreso e ne sia scontento. Dopo di che questa musica dell’ITA si è fatta sentire sempre più forte, come una velata minaccia“.
In particolare un fattore scatenante delle ire di Lappartient pare sia stata, secondo Andersen, l’operazione Aderlass, per cui Lappartient avrebbe voluto informazioni sui corridori implicati, cosa che la CADF si è rifiutata di fare, attenendosi al proprio statuto e regolamento.
Lappartient non si è nascosto dietro ad un dito, lamentandosi esplicitamente di ciò, e ricordando che “la CADF si è dimenticata di avere un cliente di nome UCI“.
Eufemismo, visto che la CADF è stata creata dall’UCI ed ha sede nello stesso edificio. Lappartient indica questo punto proprio come prova che sia “ridicolo” pensare che la CADF sia più indipendente dell’ITA.
Per riassumere quindi: si tratta solo di malumori interni dovuti ai vari giri di poltrone e scrivanie varie? Le Monde riporta l’opinione anonima di un impiegato della WADA riguardo Lappartient: “si spera che l’abbia fatto per buone ragioni altrimenti è dannoso“.
Dove starebbe il danno? Nel 2024 i giochi olimpici si terranno a Parigi ed i francesi hanno intenzione di farsi benvolere dal CIO e Thomas Bach. A questa esplicita accusa di Le Monde risponde lo stesso Lappartient:
“E’ un’accusa facile. Io prendo le mie decisioni con cognizione di causa e nell’interesse delle istituzioni che rappresento. Se avessi voluto compiacere Thomas Bach avrei integrato l’ITA dalla sua creazione [….]non sono ingenuo, certo, se un giorno il movimento olimpico valuterà che io possa servirlo sarò onorato di farlo per lo sport che rappresento“.
Ci sarebbe un posto pronto per Lappartient nel CIO, quindi.
Insomma, un occhio al proseguo della propria carriera per il sindaco di Sarzeau prestato al ciclismo, con un certo peso sulle attività antidoping attuali nel ciclismo.
Volete sfondarvi di cenoni, pranzoni, aperitivi e gozzoviglie varie? Allora ecco un ottimo modo per…
Ieri sera è stato presentato il percorso della Vuelta España 2025 (23 agosto-14 settembre), che…
Theodor Storm è stato un po' un oggetto misterioso durante la scorsa stagione, infatti il…
Ci ha lasciati oggi una delle grandi leggende del ciclismo, Rik Van Looy, all'età di…
I grammomaniaci potrebbero andare in fibrillazione per questo portaborraccia Superleggero Ti black. Molto probabilmente si…
Il team Lidl-Trek ha annunciato che il pilota spagnolo Aleix Espargaro (35 anni), vincitore di…