La lotta alle frodi tecnologiche, ovvero la ricerca di motori elettrici nascosti nelle bici, è da ormai alcuni anni una delle priorità dell’UCI, dopo continui sospetti ed inchieste che hanno messo questa problematica al centro dell’attenzione. Di motori elettrici nascosti si parla ormai da 15 anni circa, e nel mentre, a livello professionistico, è stato trovato 1 solo caso di frode tecnologica, quello della ciclocrossista belga Femke Van den Driessche, nell’ormai lontano 2016.
Da allora l’UCI è stata spesso oggetto di richieste e pressioni a riguardo, con alcuni giornalisti (ma anche corridori) che hanno paventato l’utilizzo di motori elettrici nascosti nei movimenti centrali o nelle ruote, con anche fantomatiche ruote “magnetiche”, di cui non è mai stata provata nemmeno l’esistenza. L’UCI in risposta ha creato un’unità dedicata alla lotta contro queste frodi nel 2018, diretta dall’ex-pro Jean-Christophe Péraud (2° al Tour 2014), dicendosi preoccupata delle voci insistenti riguardo la loro diffusione. Ed arrivando anche allo smontaggio fisico di alcune bici.
Ora però tutta questa narrativa viene smontata da un’inchiesta condotta da alcuni giornalisti che lavorano per RadioCycling podcast, i quali hanno seguito questi controlli, o meglio, hanno verificato che in molte corse non è stato condotto alcun test, o pochissimi test.
Quello che è stato verificato da questa inchiesta è che:
-durante il Giro d’Italia 2023 non è stato condotto alcun test con i tablet per rilevare campi magnetici in 4 tappe, tra cui la 1^e la 9^tappa (due cronometro individuali), mentre la macchina per effettuare la scansione a raggi x delle bici non è mai stata utilizzata in alcuna tappa. Prima della penultima tappa (la crono sul Monte Lussari) sono state controllate coi tablet 158 biciclette, ma nessuna bici è stata controllata a fine tappa, dopo che praticamente il 95% dei corridori aveva cambiato bici a metà gara prima di affrontare il muro più duro.
-Al Tour de France 2023 le bici sono state controllate praticamente sempre, tranne nell’ultima settimana, quando la macchina per i controlli a raggi X non è mai stata presente per i controlli. Per l’ultima tappa non è stato effettuato alcun controllo, nemmeno coi tablet.
-Alla Vuelta España la macchina per i controlli ai raggi X è stata presente solo nell’ultima settimana, ed è stata utilizzata per 5 delle 6 tappe finali.
-Alla Vuelta España femminile sono stati effettuati controlli in tutte le tappe, tranne che nell’ultima tappa (la tappa regina con finale a Lagos de Covadonga), nella quale non stati effettuati controlli di alcun tipo.
-Alla Vuelta a Catalunya non è stato effettuato alcun test in alcuna tappa. Ma non solo nell’edizione di quest’anno, anche in quella della scorsa stagione.
-Al Tour of Scandinavia femminile non è mai stato effettuato alcun controllo.
-Al Tour Down Under 2023 non ci sono stati test in una tappa (cronometro), idem ad una tappa dell’UAE Tour e del Critérium du Dauphiné. Alla Tirreno-Adriatico ci sono state 2 tappe senza test (di cui una la cronometro) , mentre le tappe senza test sono state 3 alla Paris-Nice.
-Alla Milano-Sanremo 2023 sono state testate 4 biciclette.
-All’UAE-Tour 2022 ci sono stati controlli solo alla 1^tappa.
-Alla Paris-Roubaix ed alla Freccia vallone 2023 femminili sono state controllate solo 4 bici per ogni gara.
-Al Tour de France femmes 2023 la macchina a raggi x non è mai stata presente, mentre sono stati effettuati controlli coi tablet a solo 6 bici nella tappa finale (cronometro).
Nell’inchiesta è anche emerso che “varie” bici negli ultimi mesi hanno dato riscontro di letture anomale dei campi magnetici ai controlli coi tablet (valori elevati), ma nessuna di queste bici è stata smontata successivamente, adducendo le letture al materiale (il carbonio dei telai) e non al fatto che ci fossero motori nascosti. Una fonte anonima dell’UCI ha rivelato ai giornalisti di RadioCycling podcast che “lo smontaggio di una bici richiede molto tempo. E cosi non lo facciamo“.
Ad ogni modo già l’anno scorso Michael Rogers, capo del dipartimento tecnologia dell’UCI aveva ammesso che gli “iPad-test” (come vengono chiamati i test coi tablet per rilevare i campi magnetici) è noto che abbiano efficacia limitata. Consentono di controllare molte bici molto velocemente (da 25 a 150 bici prima di una tappa), ma non consentono di “vedere” cosa ci sia dentro una bici, per cui una lettura elevata dovrebbe portare allo smontaggio della bici. Varie fonti dell’ambiente (squadre, meccanici, etc..) interrogate a riguardo hanno definito i controlli coi tablet “fuffa”, “inutili”, etc…
I risultati di questa inchiesta sono stati inviati all’UCI, la quale ha risposto producendo le statistiche dei controlli effettuati: 4280 test sono stati effettuati nel 2023, di cui 3777 coi tablet e 503 con controlli ai raggi x. Tutti negativi.
Al contempo l’UCI non ha risposto alla richiesta di sapere a quali gare/tappe siano stati effettuati i controlli. La richiesta è stata estesa alle organizzazioni di 51 gare, di queste solo 24 hanno risposto (non si sa se confermando o meno i risultati dell’inchiesta) e 15 hanno risposto di chiedere all’UCI.
Nel complesso è abbastanza allarmante che l’UCI, che più volte si è detta “preoccupata” dal fenomeno del doping tecnologico e che prende molto seriamente in considerazione il fenomeno, non effettui realmente dei controlli in modo continuato e consistente, in particolare non effettuando del tutto controlli in ben 4 cronometro a livello WorldTour. E che lo smontaggio non avvenga praticamente mai.
Vedremo ora l’effetto che avranno i risultati di questa inchiesta.
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