L’UCI pensa ad un mondiale Gravel

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Dopo l’incontro tra David Lappartient e Giancarlo Brocci, nel quale erano state sollevate alcune nuove proposte per un ciclismo “eroico professionistico”, il presidente UCI non ha perso tempo, ed ha recentemente dichiarato durante il Tour Down Under che dopo questi incontri l’UCI si è messa al lavoro per organizzare almeno un campionato mondiale Gravel.

È già qualche anno che si parla di questa possibilità, ma ora Lappartient ha detto che ora è qualcosa di cui stanno discutendo concretamente: “Non dirò molto oggi, ma posso dire che ci stiamo lavorando a livello UCI e crediamo che ci sia un vero futuro per questo…un grande, grande potenziale di sviluppo“.

“Prima di tutto devo dire che il gravel è nel DNA del ciclismo dal suo inizio. Ai tempi le strade non erano come sono oggi, erano più gare di gravel. È chiaramente molto popolare in tutto il mondo e c’è un grande potenziale di sviluppo“.

L’UCI quindi non vuole perdere il carro del momento, e cercherà di organizzarsi per portare sotto la propria egida le gare gravel. Questo tuttavia si scontrerà probabilmente con gli attuali organizzatori dei maggiori eventi gravel, i quali per la maggior parte sono americani, ma non affiliati alla federazione USA (a sua volta membro UCI). Cosa di cui Lappartient si è detto conscio, ma l’idea è quella di “fare squadra per essere più forti”.

 

Commenti

  1. Ovvio, la disciplina gravel si sta sviluppando e l'UCI può solo scegliere se cavalcare il toro o lasciarlo ad altri. Tutto sommato è un bene che lo faccia, ma il timore è che possa schiacciare iniziative già affermate. Stiamo a vedere.
  2. cikin:

    Sentivamo la mancanza di sta cacata
    Ricitando parte dell'articolo
    “Prima di tutto devo dire che il gravel è nel DNA del ciclismo dal suo inizio. Ai tempi le strade non erano come sono oggi, erano più gare di gravel. È chiaramente molto popolare in tutto il mondo e c’è un grande potenziale di sviluppo“.
    Di sicuro non sarà come rivedere il Bottecchia all'opera, ma la mente non potrà non andare a quei momenti e in un paese senza memoria storica, non potrà che il tutto esser visto come una grande innovazione.
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