La squadra Atala fu presente in gruppo in tre distinti periodi: 1908-1925; 1945-1962; 1982-1989. Ognuno di questi periodi fu però marcato dalla presenza dell’Atala con corridori che hanno segnato la storia.
La storia dell’Atala squadra va di pari passo con la storia dell’Atala azienda di biciclette, una storia italiana che probabilmente è nei ricordi di molti, sotto varie forme. Personalmente per me Atala è stata semplicemente la prima bicicletta (ma anche la seconda), oltre ad essere presente nei ricordi con altri prodotti che hanno segnato una generazione, come i ciclomotori Califfo, Califfone e mini Califfo.
La storia dell’Atala inizia molto prima però, quando Angelo Gatti, dirigente della Bianchi, deluso dalla mancata promessa del secondo presidente della stessa Bianchi, Gian Ferdinando Tomaselli, di affidargli il reparto corse e la produzione dei nuovi modelli, si licenziò e creò l’Atala. Una storia molto italiana, e che è tale anche per un altro dettaglio, il nome dell’azienda viene da quello della mamma di Gatti, Atala Naldi. Correva l’anno 1908.
Gatti sapeva che per fare concorrenza occorrevano buoni corridori ed una bella vetrina. Fu tra i promotori più convinti del primo Giro d’Italia, che vinse subito, grazie a Luigi Ganna, già vincitore quell’anno della Sanremo. L’arrivo fu all’arena di Milano davanti 30.000 spettatori, e fu l’inizio della straordinaria avventura dell’Atala. Oltre che il teatro di una delle più imperiture citazioni del ciclismo, quella dello stesso Ganna, che interrogato su quale fosse “la sua impressione più viva” rispose: “...che me brüsa tant el cú!”.
La seconda edizione del Giro fu un altro trionfo per l’Atala, con nientemeno che una tripletta sul podio: 1° Carlo Galetti, 2° Eberardo Pavesi e 3° Luigi Ganna. Un tripudio per le maglie grigie scuro dell’Atala dell’epoca.
L’anno successivo però Galetti passò alla Bianchi e rivinse il Giro (con 2° Rossignoli, sempre Bianchi), dando un dispiacere a Gatti. Uno sconforto tale che voleva vendere tutto. Ma l’edizione 1912 doveva corrersi a squadre e Gatti chiese a Ganna: “cosa ti serve per vincerla?”, Il Luisin rispose; “Pavesi e Galetti”. Angelo Gatti li rimise sotto contratto tutti e tre, “i moschettieri”, come nel 1910, promettendo loro “maledizione eterna” se non avessero vinto il Giro: “con tutto quello che mi sono costati, una fabbrica mi potevo prendere”.
Nel 1912 i quattro moschettieri Atala (c’era anche Giovanni Micheletto, “il conte di Sacile”, uno che si soffiava il naso col fazzoletto in corsa) non lasciarono scampo alla concorrenza e vinsero il Giro, relegando al secondo posto la Peugeot-Wolber.
Nei Giri 1913-1914 l’Atala non andò oltre l’8° posto di Giuseppe Contesini ed il 5° di Enrico Sala. Poi la guerra a fermare i pedali. Nel 1916 Angelo Gatti, uno dei primi magnati dello sport, vendette l’Atala alla Artale che poi la rivendette nel 1919 ad un artigiano di Padova, Emerico Steiner. Steiner dal 1924 iniziò la produzione di motocicli. E fu solo nel 1923 che la maglia grigia della Atala tornò sugli scudi, con il 3° posto al Giro di Bartolomeo Aymo ( e 4° Federico Gay).
Nel 1938, un altro artigiano di Padova, Cesare Rizzato, già costruttore di bici col marchio Ceriz acquistò il marchio Atala (a cui in futuro affiancò Maino e U.Dei)
Il secondo periodo del ritorno in gruppo delle maglie Atala parte dal 1947, prima come Atala-Pirelli (con Giovanni Pinarello in squadra) e poi come sola Atala, sotto la direzione di Alfredo Sivocci, ma ottimi risultati, ma senza acuti: 22 tappe del Giro d’Italia, 4 al Tour, 1 alla Vuelta e molte altre a varie corse a tappe (Giro di Sicilia, Tour de Suisse, etc..), ma mai vittorie generali, a parte Giri della Romagna, Veneto e Toscana.
La svolta arriva nel 1961, con il focoso “camoscio d’Abruzzo”, Vito Taccone, che portò in bacheca il Giro di Lombardia al suo debutto da professionista (davanti Imerio Massignan), oltre alla maglia di migliore scalatore al Giro.
L’anno successivo, il suo ultimo all’Atala, Taccone vinse il Giro del Piemonte ed arrivò 4° al Giro, dietro Balmamion, Massignan e De Filippis. In questo periodo la maglia grigia si adorna di una banda trasversale blu sul petto, con le maniche dello stesso colore.
L’ultimo periodo della Atala riprende nel 1983, come Atala-Campagnolo, diretta da Franco Cribiori, Questo è il periodo della maglia forse più ricordata della Atala, quella grigia a righe blu trasversali, che non vagamente ricordava una tenuta da galeotti.
E questo è il periodo di Urs Freuler, sprinter e pistard (10 volte campione del mondo a punti e keirin) svizzero che rimase sei anni in maglia Atala, nei quali vinse 9 tappe al Giro d’Italia e 5 al giro di Svizzera.
Per tre anni compagno di Freuler alla Atala ci fu un altro nativo svizzero, ma di nazionalità italiana: Gianni Bugno, il quale iniziò in maglia Atala, ottenendo anche buoni risultati durante il suo periodo in maglia grigio-blu (due giri dell’Appennino, giro del Friuli, giro del Piemonte, Coppa Sabatini) ma che sarebbe esploso negli anni ’90.
Anni ’90 che furono anni di crisi per l’azienda, sfociati nella vendita da parte della famiglia Rizzato nel 2002 ad una cordata di imprenditori milanesi e Banca Antoveneta. Per poi essere ceduta al 50% al gruppo olandese Accell (Raleigh, Lapierre, Ghost, Diamndoback, Tunturi, etc.), che tuttora è depositario del marchio.
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