La maglia gialla del Tour de France è sicuramente la maglia più mitica del ciclismo. È il simbolo del primato nella corsa più prestigiosa e conosciuta al mondo.
Il colore giallo, come tutti dovrebbero sapere, replica il colore delle pagine del quotidiano L’Auto, il giornale ideatore della corsa, nella persona del suo direttore, Henri Desgrange, le cui iniziali sono sempre apparse sulla maglia gialla, e continuano a farlo. Desgrange ideò il Tour de France come idea di marketing (come piace tanto dire oggi), per promuovere le vendite de L’Auto, che all’epoca stava perdendo la battaglia delle vendite rispetto il concorrente Le Velo (che per la cronaca era verde). Mai mossa fu più azzeccata.
Forse non tutti sanno però che la maglia gialla non nacque subito. Il primo Tour de France si corse nel 1903, ma la maglia gialla apparve solo nel 1919, nella prima edizione dopo la guerra mondiale. Il motivo dell’introduzione della maglia è semplicemente quello di rendere identificabile il corridore in testa alla classifica generale.
Il Tour de France nel 1919 era ormai già un evento seguitissimo, ma non era facile per il pubblico capire chi fosse in testa alla classifica generale (dal 1913 il primo in classifica generale indossava solo una fascia verde al braccio). In particolare perché ai Tour 1919-1920-1921 la gran parte dei corridori professionisti (all’epoca c’era anche la categoria amatori) faceva parte della squadra “La Sportive”, essendo una delle poche aziende ad essere stata risparmiata dalla guerra. In corsa c’erano tre squadre solamente: La Sportive, JB Louvet e Bianchi.
Il primo corridore ad indossare la maglia gialla fu Eugène Christophe, ma addirittura a Tour in corso. Infatti la decisione di introdurre la maglia gialla fu presa durante il Tour e concretizzata solo alla 11^tappa, Grenoble-Ginevra, il 19 Luglio 1919.
Come sempre i romantici del ciclismo penseranno che chi indossava quella maglia fosse tenuto nel debito rispetto, ma forse si dimentica come siano generalmente viste le novità nel ciclismo….è lo stesso Christophe a raccontare che fu preso in giro dall’inizio alla fine, ed in corsa venisse chiamato “canarino” e “cornuto”, bersaglio di battute su “cosa ne penserà di quella maglia la signora Christophe?”. Insomma, un colore cosi vivace aveva i suoi rovesci della medaglia…
Ad ogni modo Christophe la perderà alla 13^ tappa, dopo aver rotto la forcella e perso tempo a ripararla, a favore del belga Firmin Lambot, che sarà il primo vincitore del Tour con la maglia gialla.
Ad ogni tappa venivano consegnate due maglie gialle al corridore leader della classifica. Christophe racconterà che le sue gli sono tornate comode durante l’occupazione tedesca negli anni della seconda guerra mondiale, quando le utilizzò come maglie intime.
Oggi la maglia gialla utilizzata sul podio dopo la tappa non è la maglia che si utilizza in corsa, ma la versione “celebrativa” molto ampia e con apertura posteriore, in modo da rendere veloce l’indossarla per il protocollo del dopo-tappa. Una delle ragioni per cui invece, secondo alcuni, la maglia del 1919 fu gialla era che servivano 36 maglie per coprire tutte le taglie in doppio esemplare per le 5 tappe rimanenti, ed il fornitore poteva coprire l’ordine solo col colore giallo, l’unico abbondante a magazzino.
Due aneddoti curiosi riguardano i corridori che hanno rifiutato di portare la maglia gialla o che hanno abbandonato la corsa in maglia gialla non per incidenti o cause di forza maggiore. Quest’ultimo caso è quello del belga Sylvère Maes nel 1937.
Maes aveva vinto il Tour l’anno precedente, ma nel ’37 il pubblico francese, in piena epoca di grandi rivalità inter-nazionali (Mussolini aveva imposto il boicottaggio del Tour agli italiani nel 1936), intimidiva continuamente la squadra belga lunghe le strade, con insulti e lancio di sassi, lanciando pepe nei loro occhi e chiudendo i passaggi a livello quando passava la squadra belga, oltre a spingere in salita i francesi (va detto che alla 15^ tappa il francese Lapébie si trovò col manubrio spezzato dopo che qualcuno la notte precedente glielo aveva sabotato). La goccia che fece traboccare il vaso fu la penalizzazione a Maes di 15″ per essersi fatto aiutare da due “individuali” fiamminghi ad aggiustare una foratura, cosa permessa solo ai compagni di squadra, e la chiusura di un passaggio a livello quando cercava di rientrare. Il treno però non passò. A quel punto Maes dichiarò: “se devo continuare perché mi si cerchi di rubare continuamente la vittoria non continuo”. E si ritirò. Il Tour fu vinto dal francese Lapebie.
Il Tour 1937 fu il primo Tour in cui furono permessi i deragliatori, cosa che Henri Desgrange considerava un “trucco per femminucce”. Quell’anno però Desgrange ebbe problemi di salute e la direzione fu presa da Jacques Goddet, che giustificò la cosa come “un piccolo sollievo per il duro lavoro del ciclista”, sfruttando l’introduzione in Francia proprio quell’anno delle ferie pagate per gli operai. Fu anche l’anno della prima partecipazione al Tour di Gino Bartali, impostagli a forza dal regime. Bartali si ritirò all’8^ tappa per una caduta rovinosa. Portava la maglia gialla.
Chi invece si rifiutò di portare la maglia gialla per motivi meno seri fu Louison Bobet. Nel 1948 la maglia gialla fu commissionata ad una nuova azienda, la Sofil, che introdusse per la prima volta nel filato una parte di sintetico oltre alla classica lana. Bobet non ne volle sapere, adducendo che il sintetico lo faceva sudare troppo. Alla fine fu confezionata nottetempo una maglia in sola lana apposta per Bobet. Va ricordato che quello fu l’anno in cui fu introdotto un premio in denaro per il corridore che portava la maglia gialla: 10.000 franchi al giorno e 600.000 franchi per la vittoria finale. Soldi offerti dalla Sofil, produttore della maglia gialla…
Altri casi, più sportivi, di corridori che si sono rifiutati di portare la maglia gialla in corsa sono: Ferdi Kubler nel Tour 1950. Alla 11^tappa si ritira in giallo Fiorenzo Magni, su ordine del suo capitano Gino Bartali, sfinito dal comportamento ostile del pubblico francese. Il giorno dopo Kubler si rifiutò di portare la maglia.
Eddy Merckx nel Tour 1971, il quale si è rifiutato di portare la maglia gialla persa il giorno precedente da Luis Ocaña, suo grande rivale, caduto rovinosamente in discesa dal Col de Mente.
Nel 1980 Joop Zoetemelk si rifiuta di indossare la maglia gialla dopo che il giorno prima Bernard Hinault l’aveva persa abbandonando la corsa in seguito ad un infortunio ad un ginocchio.
Nel 2005 Lance Armstrong non porta la maglia gialla ceduta da David Zabriskie, caduto nella cronosquadre alla 4^tappa. Armstrong però verrà obbligato a mettersela in corsa durante la 5^ tappa.
Nel 2007 Alberto Contador non indossa la maglia alla 17^ tappa, dopo che il leader della classifica generale, Michael Rasmussen, è stato escluso dalla corsa dalla sua squadra dopo il famoso episodio in cui in telecronaca Davide Cassani rivela di averlo incontrato in Italia quando in realtà avrebbe dovuto essere in Messico secondo il sistema ADAMS.
Nel 2015 Chris Froome non indosserà la maglia gialla persa da Tony Martin per una caduta il giorno precedente.
Chi probabilmente ha un intero armadio dedicato pieno di maglie gialle è ovviamente Eddie Merckx, che l’ha indossata 96 volte, tra il 1969 e il 1975. Al secondo posto Bernard Hinault con 73. Al 3° e 4° posto gli altri due vincitori di 5 Tour de France: Miguel Indurain e Jacques Anquetil con 60 e 50 maglie gialle rispettivamente.
Solo 4 uomini hanno indossato la maglia gialla in un Tour dalla prima all’ultima tappa: Ottavio Bottecchia nel 1924, Nicolas Frantz nel 1928, Romain Maes nel 1935 e Jacques Anquetil nel 1961.
Solo 2 corridori hanno vinto il Tour senza mai aver indossato la maglia gialla (a parte, ovviamente, all’ultima tappa): Jean Robic nel 1947 e Jan Janssen nel 1968 (ambedue l’hanno indossata in corsa una sola volta, ma nel 1953 e nel 1966 rispettivamente).
Il premio “maglia gialla stregata” va sicuramente a Raymond Poulidor, il quale non ha mai portato nemmeno un giorno la maglia gialla, né ha mai vinto il Tour de France, ma è arrivato 8 volte sul podio: cinque volte 3° e tre volte 2°.
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