Dopo che l’Astana ha ottenuto il rinnovo della licenza WT il clima nell’ambiente sembra essersi avvelenato tra twit di scherno, denunce ed “eloquenti silenzi”.
Marc Madiot, team manager della FDJ.com, si è posto a metà in una intervista a L’Équipe, in cui si è rifiutato di commentare il caso Astana, ma in compenso ha posto delle polemiche domande all’UCI.
Un punto in particolare fa pensare che chi sia in difficoltà in questo momento sia il presidente dell’UCI, Brian Cookson, che si era esposto non poco nel caso Astana, facendo presagire una prova di forza nei confronti della squadra kazaka, mossa che invece gli si è ritorta contro visto che la commissione indipendente dell’UCI non ha ravvisato gli estremi per negarla.
Marc Madiot l’ha sottolineato senza tanti giri di parole:
“Non era Cookson che poteva decidere (sull’Astana -ndr-), ma fino ad ora non si è vista alcuna azione concreta da parte sua. La commissione Verità e Riconciliazione (promossa da Cookson e Travis Tygart dell’USADA -ndr-) è costata centinaia di miglia di euro per far sapere cose che sapevamo già, quando con 3 soldi e 6 centesimi avrebbero potuto concentrarsi sui corticosteroidi e bandirli. Questo sarebbe stato qualcosa di concreto, ma non l’hanno fatto. Ci aspettiamo da lui (Cookson -ndr-) che sia coerente con quello che ha detto quando è stato eletto, ma soprattutto c’è un problema con la dirigenza di questo sport. Il passaggio a livello alla Paris-Roubaix: L’UCI dov’era? Il finale pericoloso del Giro dei Paesi Baschi: L’UCI dov’era? Quando Cavendish ha buttato per terra quattro o cinque persone alla fine della prima tappa del Tour lo scorso anno l’UCI dov’era? Nel calcio magari puoi non essere d’accordo con le decisioni dell’arbitro, ma almeno delle decisioni ci sono. Alla fine realizzi che non decidiamo niente nel ciclismo.”
Tanta frustrazione nelle sue parole, tra cui evidentemente quella, condivisa a quanto pare da altri nell’ambiente, sul caso Astana, che fa sorgere sempre più interrogativi (da cosa nascono i sospetti su questa squadra?), tra cui quelli sul perché, aldilà delle buone intenzioni (di facciata?) l’UCI abbia le mani legate.