Ottimo articolo del Movimento per un ciclismo pulito (MPCC) dopo quello sul ruolo dei medici di squadra affronta il tema degli sponsor e di quale sia la loro portata nella lotta al doping all’interno delle squadre ciclistiche. Il dibattito è stato animato dal manager della AG2R La Mondiale Vincent Lavenu, dal manager della Cofidis Yvon Sanquer, dal presidente del MPCC Roger Legeay e da Marc Frederix, marketing director della Lotto.
Un po’ opachi i discorsi dei direttori sportivi, anche se tra le righe si intuisce cosa sia stato il sistema precedente. Più chiaro ed interessante il discorso di Marc Frederix, in particolare anche per il messaggio che indirizza a….?
“Il nostro sport porta un grande ritorno sull’immagine e gli investimenti, ma sappiamo che tutto può essere rovinato dagli scandali sul doping. Quindi inevitabilmente gli sponsor sono molto sensibili a questa questione. E per quello che ci riguarda personalmente il discorso è sempre stato lo stesso da parte dei nostri partner. Un discorso fermo e lineare. Noi stessi siamo stati toccati da problemi di doping, come altri team. Ma malgrado questo sono rimasti con noi, perché hanno la sensazione di lavorare con gente seria, che si impegna a combattere il male nel ciclismo. Il ciclismo è toccato da questioni di doping da molto tempo, ed i partner che hanno investito nel mondo del ciclismo hanno sempre fatto molte domande prendendo delle precauzioni importanti riguardo i loro investimenti e le persone che avrebbero veicolato la loro immagine. E’ vero che dopo 10-15 anni di scandali ripetuti di doping i partner che supportano le squadre sono particolarmente sensibili a ciò che può accadere. La filosofia è completamente condivisa tra partner e squadra e siamo obbligati ad essere sulla stessa lunghezza d’onda, non possiamo avere una filosofia diversa su quelle questioni, quindi l’implicazione è totale“.
“Onestamente, un partner come Cofidis, che è presente nel ciclismo da 17 anni ed ha visto giorni felici, ma anche momenti difficili, si è interrogato ad un certo momento, in particolare Marc Cofidis, sull’opportunità di continuare o meno visti i problemi etici che la squadra si è venuta a dover affrontare. Quindi credo che oggi, nel caso di Cofidis, ma anche di molti altri sponsor, l’aspetto etico sia sempre ben presente, anche se dobbiamo fare una distinzione tra struttura sportiva e la responsabilità della struttura sportiva nella gestione della vita della squadra e le preoccupazioni etiche dello sponsor, ma non è qualcosa che oggi uno sponsor può più evitare nella suo investimento nel ciclismo. Secondo me lo sponsor lascia un margine di manovra, per esempio per la Cofidis c’è un margine di manovra per fare il proprio lavoro, con delle persone che si occupano di questo lavoro, ma inizialmente c’è una filosofia molto chiara, ed è qualcosa che è discusso molto chiaramente quando faccio degli ingaggi e delineo una strategia. E’ quindi qualcosa di ben discusso e se non facesse parte della mia filosofia non sarei qui, ma è un punto fondamentale di una discussione condivisa…ma non può che essere così…non possono che essere d’accordo su questa filosofia condivisa e sulle questioni etiche”
“Credo che chi finanzia, lo sponsor, abbia un’immagine ed un lavoro…può essere un banchiere, un assicuratore, un venditore di abbigliamento per bambini o un negoziante di biciclette…può avere una professione qualunque ed è il suo lavoro. Poi c’è una scelta di comunicazione e se la fa nel ciclismo la fa con una squadra che non è la sua, ed a quel punto si deve circondare di gente di cui abbia fiducia ed a cui dare una direzione, ma per quanto riguarda la parte sportiva, che non è forzatamente il suo lavoro, ci vogliono delle competenze per farlo, con gente di cui abbiano la fiducia totale. Detto questo, io ho sempre fatto così, ci deve essere confidenza tra il general manager e lo sponsor. Una grande fiducia e trasparenza totale. Che cos’è la trasparenza? Riguardo ciò di cui stiamo parlando, compresa l’immagine, vuol dire: faremo tutto il possibile per non avere dei problemi, ma se ce ne fossero questo è il modo in cui li affronteremo. Sono convinto che, se si parla di trasparenza, si debba sedersi tutti attorno ad un tavolo: organizzatori, sponsor, medici, federazioni, direttori sportivi e dire su base volontaria che rappresenteremo lo sport. Che è quello che ha fatto il MPCC. Oggi rappresenta il 70-75% del ciclismo mondiale con tutti questi attori, e penso che la volontà comune e condivisa di tutti sia di rendere questo sport credibile“.
“Se parliamo di immagine, per una compagnia come la lotteria nazionale belga (Lotto -ndr-) è molto importante che ci sia un carattere etico e che si possa evitare qualunque pubblicità negativa riguardo doping, abusi di medicinali, etc. Noi imponiamo a chi gestisce le squadre ed ai direttori sportivi ed a tutti i corridori che firmino un contratto etico, per cui sono ambasciatori del brand, e che noi non possiamo accettare pubblicità negativa sul brand. Penso che per alcuni vecchi sponsor, sponsor commerciali, 10 anni fa, tutta la pubblicità fosse pubblicità, non importa se negativa o positiva. Ora mi trovo a parlare con co-sponsor che mi dicono: “Ok, l’immagine del ciclismo sta cambiando, e come co-sponsor dobbiamo contribuire al cambiamento d’immagine”. Oggi chiedono un approccio più etico di 10 anni fa. I co-sponsor, i governi e le aziende…abbiamo avuto una politica “doping-free” per 20 anni. Sarebbe stato meglio avere solidarietà ed eguaglianza tra le squadre. Oggi la maggioranza delle squadre sono membri del MPCC e solo una minoranza ne è fuori. Sarebbe definitivamente meglio che tutte le squadre ne facessero parte“.