Ogni nuova udienza dal tribunale medico (Medical Practitioners Tribunal Service) che nel Regno Unito sta trattando il caso del Dr.Freeman e del presunto doping agli atleti della federazione e del Team Sky porta con se novità, che, un po’ per i toni e gli argomenti gettano una luce tra il losco ed il ridicolo sull’organizzazione più vincente dell’ultimo decennio nel mondo del ciclismo.
Freeman ha ammesso 18 dei 22 capi d’accusa che gli sono mossi contro dal General Medical Council, compreso l’aver ordinato il Testogel e l’aver mentito all’agenzia antidoping britannica. Continua però ad affermare di essere stato costretto a farlo dal capo allenatore del Team Sky e della federazione Shane Sutton, con cui c’è stato già un epico scontro l’altro giorno.
Una novità è l’accusa lanciata dall’avvocato del Dr. Fremman, Mary O’Rourke, secondo cui alla sede della federazione venivano regolarmente ordinati dei quantitativi di Viagra tenuti in stock a Manchester “perché gli atleti, passando molte ore in sella, hanno dei danni ai nervi che ne richiedono l’uso”.
L’ex capo-medico della federazione, Dr Steve Peters, ha negato che il Viagra fosse tenuto a scopo di doping.
Altro testimone ascoltato è il fisioterapista Phil Burt, che è l’uomo che ha aperto il pacco di testosterone ordinato da Freeman alla Fit4Sport e consegnato al velodromo di Manchester. Burt ha dichiarato di aver avvertito Freeman e Peters. Quest’ultimo gli avrebbe etto di mandarlo indietro e di assicurarsi di averne una ricevuta. E che lo stesso Freeman parlò di “errore” e confermò di mandarlo indietro.
Importante è la dichiarazione di Burt secondo la quale Freeman sapeva che quei pacchi potevano essere aperti da lui e Peters, e che se fosse stato ad uso doping non avrebbe avuto senso farlo recapitare al velodromo lasciando anche una traccia scritta.
Burt ha anche raccontato di come dopo alla coppa del mondo su pista in Colombia nel 2015 tra Freeman e Sutton ci sia stata “un litigio monumentale” (pare a causa il fatto che Sutton doveva rientrare in patria per motivi famigliari e Sutton non voleva fargli avere il rimborso spese), e allora vi siano stati continui attriti, con Sutton che bullizzava Freeman.
Burt e Peters hanno anche raccontato (ma non è una novità) che Sutton sia una persona che sotto pressione diventa molto aggressiva. Il riferimento probabilmente è anche al fatto che dopo quella tappa colombiana ci fu un altro caso in cui fu coinvolto Sutton, che venne denunciato dalla pistard Jesse Varnish (plurimedagliata e oro nello sprint nel 2011) per averla insultata con una sfilza di epiteti irripetibili. L’unico provato dalla federazione fu l’uso del termine “Bitches“, non gli altri.
Sutton replicò che da parte della Varnish si trattava solo “di farsi pubblicità da parte di un atleta di basso profilo“. La carriera della Varnish però praticamente finì nel 2015 a livello di risultati.
Tra accuse di impotenza, armadietti di Viagra, insulti ed isteria varia lo spettacolo continua.
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