Paris-Roubaix 2022: pagelle e commenti

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La regina delle classiche non delude mai, ed anche quest’anno ha offerto spettacolo ed emozioni. Conclusa la Paris-Roubaix 2022, la più veloce della storia, con una velocità media di 45, 792km/h (al secondo posto quella del 2017 con 45,204km7h, e terza quella del 1964 che per anni ha avuto il primato, con 45,130km/h), possiamo ora fare alcune considerazioni. Innanzitutto che la Ineos-Grenadiers si è trasformata da macchina per i grandi giri a squadra vincente da classiche, grazie a ottime strategie e alcuni giovani acquisti di enorme talento, non per episodi fortunati.

Chi avrebbe pensato un paio di mesi fa che la Ineos avrebbe vinto più classiche della Jumbo o della QuickStep? Ed invece finita la campagna del nord la Ineos ha messo in bacheca Amstel, freccia brabante e Roubaix. Inoltre la squadra inglese ha il 2° gradino del podio al Fiandre. Secondo posto al Fiandre e vittoria alla Roubaix che mettono finalmente al suo posto Dylan van Baarle, voto 9 1/2, che a 29 anni ha vinto poco, in parte per il fatto che alla Ineos spesso si è trovato a fare da gregario tuttofare, ma ha piazzamenti in carriera che erano chiaro segno di gran talento: da ben 6 TopTen al Fiandre sino ai secondi posti a Fiandre e mondiale dello scorso anno. Perché non un 10 pieno? Per un rischio che si è preso e che poteva costargli molto caro, quando si è messo ad inseguire da solo Lampaert e Mohoric. Per il resto una gran gara dall’inizio alla fine, con gran gamba ed esperienza.

L’anno prossimo pare vada alla Jumbo, e potrebbe essere (un altro) uomo chiave nell’aiutare “capitan secondo”, Wout Van Aert, voto 7. Che il buon Wout abbia fatto pretattica con la storia del Covid era chiaro anche ai sassi, pardon, pavé. Che sia ingeneroso chiamarlo capitan secondo anche, ma ormai i piazzamenti in gare chiave cominciano ad essere veramente tanti e pesare: olimpiadi e mondiali (x2), Fiandre, Roubaix, freccia brabante, 3° alla Sanremo…ieri ha sbagliato nell’essere troppo attendista, in particolare ha perso il momento giusto nel non stare con van Baarle, quando chiaramente ne aveva i mezzi. Alla fine ha regolato abbastanza autorevolmente il gruppetto dei battuti, ma l’amaro in bocca anche questa volta è tanto.

Non molto dissimile la gara di Stefan Küng, voto 7. Un corridore di grandissime qualità che dovrebbe osare un po’ di più. Anche lui arrivato spesso corto di un pelo (o di un vero 1″ come alla crono olimpica dove ha perso il bronzo per pochi decimi), forse per mancanza di convinzione. Ieri aveva la gamba per fare qualcosina di più e viste le sue doti di cronoman se avesse preso un qualche vantaggio sarebbe stato difficile andare a riprenderlo. Un 3° posto che si spera gli dia la fiducia giusta per il futuro.

Gara eccezionale, ma crudele per Matej Mohoric, voto 8. Lo sloveno è nella forma della vita ed è stato l’animatore della gara in tutti i momenti caldi. Quando si è involato con Devriendt pareva fatta, ma la foratura ai -38km è stata forse decisiva. L’unico vero errore che ha fatto è stato non attaccarsi coi denti a van Baarle, ed è stato l’errore fatale. Ma se c’è un corridore che al momento muove le corse come pochi altri è Mohoric.

Mathieu van der Poel, voto 6. Il favorito n°1 per tanti ieri non ha avuto le gambe all’altezza delle ambizioni. Non hai mai dato l’impressione di poter essere il vincente di giornata, anzi, è sempre sembrato attaccato con le unghie ai migliori. Nel momento in cui è rimasto da solo nel finale poi ha perso rapidamente terreno, mostrando, se ce ne fosse bisogno, che è un killer nel combattimento corpo a corpo, non nelle azioni solitarie.

La Roubaix è la classica con l’età media dei vincitori più alta in assoluto. Ieri se ne è avuta buona dimostrazione con tre protagonisti over 30 anni: Tom Devriendt, Adrien Petit e Laurent Pichon. Molto bravi a sfruttare la loro esperienza e centrare la Top10. Petit in particolare è un corridore che per le classiche farebbe molto comodo a tante squadre blasonate. Ieri è riuscito a rientrare varie volte tra gruppetti vari da solo, e sul pavé più duro è uno specialista, vedere anche la vittoria in carriera alla Tro-Bro-Leon. Pichon porta ancora un bel bottino di punti importanti alla scatenata Arkéa.

Da notare che la gara di ieri ha visto protagonista in negativo il materiale tecnico. A parte la boutade del compressore on board della DSM, poi non utilizzato, ieri si è avuta la solita litania di guasti meccanici, che in particolare hanno condizionato la gara di Kasper Asgreen; e poi una quantità impressionante di forature. Ad un certo punto della gara hanno forato assieme in 5: Wout van Aert, Matej Mohorič, Filippo Ganna, Jasper Stuyven e pure il vincitore Dylan van Baarle. Prima della gara alla Movistar avevano dichiarato che i copertoni Tubeless sono un sistema “non perfetto, ma quasi”. Ebbene, sul pavé francese forse quel quasi si è mostrato in modo piuttosto evidente. L’equilibrio tra basse pressioni e tenuta dell’aria del sistema è stato messo a dura prova a quanto pare. Infatti pare che la gran parte delle “forature” fossero invece delle perdite d’aria dovute ai violenti colpi che hanno appiattito i copertoni sui bordi dei cerchi creando lo spazio per far fuoriuscire l’aria, il cosiddetto “burping”.

Il povero Christophe Laporte è stato invece ancora vittima di una sfortuna eclatante dopo il malfunzionamento del freno posteriore di qualche anno fa, con il collasso totale della ruota posteriore.

 

Per concludere, un 10 pieno e meritato a Elisa Longo Borghini, vincitrice della Roubaix femminile. L’italiana con questa vittoria non solo ha mostrato di essere una delle migliori della sua generazione, ma ha dato anche un bella lezione di abilità tecnica nella guida, restando in piedi nella curva traditrice di Camphin-en-Pévèle.

Commenti

  1. Doctor Speck:

    Normalmente si intende proprio quello invece, se non lo è sei tu che devi specificare....altrimenti che cosa quoti a fare? :roll:
    ma se ha gia' scritto che qualcuno ha detto.......cosa faccio riscrivo il suo messaggio???su dai
  2. dave_and_roll:

    Guarda io ti dico che personalmente penso sia necessario ridimensionare un pò il fenomeno Ganna solo ed esclusivamente per quanto si legge a sproposito sia qui che sui giornali: secondo alcuni basterebbe un attimo perché vincesse a mani basse roubaix, fiandre, Sanremo e giri a ripetizione.
    Purtroppo la realtà non è quella perché attualmente al nostro (che è il migliore al mondo a crono ed in pista) per le classiche manca quel cambio di ritmo secco necessario per fare davvero male, e per i gt non è neanche da prendere in considerazione (prendete una foto di froome o di wiggo - gente forte a tt di una certa altezza- ai tempi del tour e mettetela a fianco ad una di Ganna...non èsolo una questionedi perdere qualche chilo).
    Il problema è, come detto, se lui ha voglia e le qualità/caratteristiche per mettersi lì e costruire quel cambio di ritmo necessario per le classiche che ora assolutamente non ha. Partendo da una condizione di essere il migliore del mondo in altro.
    Lessi tempo fa un'intervista a Dennis che fu vittima dello stesso processo mediatico (vai forte quindi puoi vincere i gt): disse che ci provò ma che la cosa lo scarpelli così tanto che quasi andò in depressione. Ed ovviamente tornò sui suoi passi.
    Perfettamente d'accordo che non vincerà mai un GT e in cuor mio spero nemmeno ci provi. Ma occhio ai paragoni su aspetti fisici:
    Wiggins, alto 1,90, a Pechino 2012 pesava 85kg -> forse tu ricordi solo la sorta di radiografia mobile che ha vinto il TdF e che pesava 69kg
    Ganna, alto 1,93, ad oggi è 82kg
    Per le classiche che hai citato nessuno qui ha affermato che possa vincerle a ripetizione. Considera che nella storia solo 6 corridori le hanno vinte tutte e 3... Ma credo abbia il diritto di ambire a vincerne qualcuna.
  3. samuelgol:

    Bello. Non sarà Netfix ( :== ), ma dà una idea del coinvolgimento di tutti nella grande vittoria di un singolo, un pò come nell'impresa di Froome sul Finestre, si vede a scendere che gli dicono in anticipo le curve come un navigatore a un rallysta.
    Quella di Froome era una estremizzazione (in senso positivo) di professionalità e preparazione. Qui c'è il lato umano. Knaven non riesce proprio a trattenere le lacrime e fa vedere come possa anche essere stressante e emozionante per tutto lo staff e non solo per i corridori.
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