Fine di un’epoca per la QuickStep, e per il ciclismo in generale: Patrick Lefévère, dopo 21 anni al comando della squadra belga, lascerà il posto di direttore generale il prossimo 31 dicembre. Al posto del quasi 70enne Lefévère (li compirà il prossimo 6 gennaio) Jurgen Foré, ex attuale direttore operativo della squadra.
Lefévère, dopo una breve carriera da professionista in cui ha ottenuto 3 vittorie, tra cui, le più prestigiose, una tappa alla Vuelta 1978 e la Kuurne-Bruxelles-Kuurne nello stesso anno, ha iniziato una lunga carriera da direttore sportivo, prima in varie squadre belghe, poi olandesi (TVM) ed italiane (GB Maglificio e Mapei- 80 vittorie stagionali nel 1997-). Nel 2002 ha creato, assieme a due soci, la QuickStep-Davitamon, squadra a base belga, che con diversi cambi di nome è arrivata sino ad oggi, come Soudal-QuickStep.
Questa squadra in più di 20 anni è diventata una delle più vincenti della storia, con più di 1000 vittorie, 124 vittorie di tappa in GT, 3 ori olimpici, 19 titoli mondiali, 4 titoli europei. In particolare è stata la squadra dominante per oltre un decennio nelle classiche di un giorno: 22 classiche monumento (8x Giri delle Fiandre, 6x Parigi-Roubaix, 3x Milano-Sanremo, 3x Liegi-Bastogne-Liegi e 2x Lombardia).
Durante la sua lunga carriera è stato oggetto di varie polemiche, a cominciare immancabilmente dalle accuse di doping. Lefévère ha ammesso di aver fatto uso di amfetamine durante la sua carriera da pro, ma ha sempre negato che i suoi corridori ne abbiano fatto uso con lui dirigente. Nel 2009 ha fatto causa contro 3 giornalisti belgi che lo accusavano in tal senso, vincendo, ed ottenendo 500.000eu di danni ed interessi.
Nel 2017 è stato prosciolto da un tribunale belga da accuse di frode fiscale, venendo ritenuto colpevole solo di negligenze, con una ammenda di 80.000eu.
Nel corso degli anni, in particolare recenti, è stato al centro di varie polemiche per le sue esternazioni, ad es. riguardo il rendimento di propri atleti, ma più che altro per il cambio culturale in atto oggi nei media e nell’opinione pubblica, che forse hanno messo in evidenza l’inadeguatezza mediatica di un uomo della sua generazione, cosa di cui, in parte, sembra essere conscio lui stesso nel comunicato con cui ha rivelato il suo ritiro da direttore della squadra: “E’ tempo di cambiare. Lasciare questo posto a cui ho dedicato una cosi grande parte della mia vita costituisce un punto di svolta. Resto un appassionato di ciclismo ed è stato un immenso onore dirigere questa magnifica squadra e costruire dei cosi preziosi ricordi“.
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