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Quanto valeva Armstrong veramente?

Tanti si sono chiesti o si chiedono tutt’ora quanto valesse “veramente” il tal o talaltro ciclista al netto del doping; a parte la numerosa fazione del: “un asino non diventa un campione“, cioè di quelli che pensano che a parità di doping i valori di forza sarebbero rispettati in percentuale.

Un’opinione dall’interno “dell’ambiente” è molto difficile da avere, ma in questo caso è arrivata, ed è quella del 3 volte vincitore del Tour de France Greg LeMond riguardo Lance Armstrong.

In un’intervista alla CNN a LeMond sono state poste domande riguardo i rapporti tra LA e Michele Ferrari, ma soprattutto se LA abbia “perpetrato la più grande frode sportiva della storia”.

La risposta di LeMond è stata perentoria: “Assolutamente, assolutamente….voglio dire, conosco le sue capacità fisiche. E’ uno da top 30 al massimo. E dico: Al massimo. Se fosse stato pulito, se tutti fossero stati puliti, era tra i migliori 30, non certo capace di stare coi migliori 5“.

LeMond ha precisato che non diceva queste cose per vendetta o rivalsa, ma solo per dare un’opinione circostanziata.

Ha proseguito poi dichiarando che la frode di LA si avvaleva, oltre che del doping, della sua fondazione Livestrong contro il cancro, che faceva parte dello “schema”.

Ha manipolato la comunità del cancro. Voglio dire, ho famigliari che hanno avuto il cancro, tutti ne hanno avuti o ne conoscono, di gente che ha avuto il cancro. Ma è il modo di manipolarla, di usare questa gente….è come col Teflon. Ha usato i soldi, la fondazione…non solo per coprirsi, ma per distruggere delle persone“.

Alla fine LeMond è stato chiaro su quello che dovrebbe essere il destino di LA: “non si tratta di un’infrazione sportiva, questo è un criminale. Dovrebbe andare in galera”.

Galera che è ben lungi da venire per LA, anzi, recentemente lui ed il suo team di avvocati ha vinto una delle tante cause in cui è invischiato, precisamente quella contro un gruppo di consumatori che gli avevano fatto causa per 5 milioni di $, per aver comprato i suoi libri It’s Not About the Bike e Every Second Counts.

Libri che che non avrebbero comprato se avessero saputo che erano basati su menzogne.

Il giudice però aveva in prima istanza rigettato l’accusa, asserendo che LA (o chiunque) ha il diritto di raccontare falsità in un libro. Pertanto questo gruppo di consumatori ha deciso di non proseguire nella causa.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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