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Quello che Fender e le bici hanno in comune (e non)

Proponiamo anche questo articolo scritto da Marco per Mtb-mag. Cambiano i riferimenti, specifici per mtb, ma il succo resta valido anche per bdc.

Chiunque ascolti della musica che non sia l’abominio Trap conosce Fender, uno dei marchi di chitarre elettriche più iconici insieme a Gibson. Quando Jimi Hendrix dava fuoco alla sua chitarra, quella era una Fender, giusto per dirne una.

Erano gli anni sessanta e tantissimi ragazzini amanti del rock si compravano una chitarra per emulare i loro idoli e sperare di diventare come loro. Un trend che andò avanti per diverse decadi ma che è scemato da inizio degli anni 2000 con conseguente riduzione di fatturati e numero di appassionati. Finché non arrivò una pandemia nel 2020, e le vendite schizzarono alle stelle con numeri che non si vedevano da 60 anni a questa parte. La gente chiusa in casa comprava strumenti musicali per passare il tempo e imparava canzoni grazie ai tutorial su Youtube.

Fin qui, tutto bene, poi però il lockdown finì e si tornò a fare le cose che si erano sempre fatte, le chitarre cominciarono a prendere polvere e Fender si trovò con 100 milioni di dollari di ordini cancellati nel 2022, pari a 600.000 chitarre e 200.000 amplificatori (Fender produce anche amplificatori).

Il marchio americano decise quindi di tagliare i costi licenziando 300 persone in California, affittando spazi magazzino e dicendo ai negozianti di tenere l’invenduto in attesa di tempi migliori. Altri costi li risparmia non andando al Namm, la fiera di strumenti musicali più grande del mondo che si tiene ogni anno ad Anaheim in California . Ovviamente non ha potuto non fare sconti, anche perché i prezzi erano saliti notevolmente durante l’epidemia.

Insomma, si tiene a galla aspettando che passi la bufera. Lo può fare perché i suoi prodotti sono senza tempo, nel senso che una Stratocaster prodotta nel 2022 si vende anche nel 2027, visto che è praticamente identica da 50 anni.

E qui finiscono le analogie con il mercato delle bici, perché il gran problema di quest’ultimo è il “model year”, cioé sfornare nuovi modelli e soprattutto nuovi allestimenti ogni anno. Vuol dire che la bici che è ora in negozio fra 3 mesi è “vecchia” perché nel 2024 avrà nuove colorazioni, nuovi montaggi (come con la nuova trasmissione SRAM) e probabilmente nuovi prezzi.

La soluzione è evidente, anche se non facile: uscire dall’ottica del model year, soprattutto nella media e bassa gamma, quella dove si fanno i grandi numeri. Si potrebbe pensare che nell’alta gamma si trovano abbastanza persone disposte a comprare una nuova bici anche in un periodo di vacche magre come questo, il rischio è che il resto della gamma venga visto come vecchio e poco interessante, perché alla fine quello che uno guarda è la novità, e questa viene mostrata nella sua declinazione migliore e più cara.

Insomma, come sarebbe il mercato bici se si trovassero oggi bici presentate nel 2021? A livello di tecnologia non ci sono state queste grandi rivoluzioni, trasmissione SRAM a parte. Neanche se si guardano i formati ruota, i materiali, le geometrie si trovano queste grandi differenze. Personalmente uso ancora la Canyon Spectral CFR che vi ho presentato nel 2021, e la trovo moderna e perfetta per quello che ci faccio.

Se vado sul sito Canyon trovo che sono cambiati i colori, mentre l’allestimento prevede una SRAM Transmission al posto dello Shimano XTR, per il resto è identico. Il prezzo è sceso da 6.499€ a 6.299€.

È questa la soluzione alla miseria del mercato bici 2023? Di sicuro i magazzini sono pieni e non si svuotano presentando nuovi prodotti che rendono vetusti quelli precedenti. La strategia degli sconti non sembra avere l’effetto voluto perché il mercato è saturo. I finanziamenti sono una tentazione per tanti, ma non certo ai prezzi assurdi che si trovano ancora in tanti listini.

Forse bisogna fare come Fender, aspettare che la tempesta passi, ma per riuscirci bisogna prima avere il coraggio di cambiare qualcosa nel modello di business.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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