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[Report] Granfondo Stelvio, affascinante e ”bestiale”

Il fascino dell’ arrivo in cima al passo più alto d’ Italia è innegabile, unito al ”nuovo” Mortirolo affrontato dal versante di Tovo, fa si che questa Granfondo sia un must per chi ama le salite ma in generale per chi ama la montagna.

La prima edizione va in scena la settimana dopo il passaggio dei professionisti nella tappa regina del Giro d’ Italia.
Parte del percorso infatti ha ricalcato gli ultimi durissimi chilometri, con le salite di Teglio, Mortirolo e Stelvio.
Grazie a questo i corridori hanno trovato strade asfaltate perfettamente, a parte il tratto di sterrato, inevitabile anche per i professionisti.

Il giorno della vigilia presenta un clima spettacolare, anche se un po’ ventoso, mentre le previsioni per la domenica migliorano di ora in ora, scongiurando il rischio pioggia.
La macchina organizzativa dell’ Us Bormiese lavora al meglio e il ritiro dei pettorali e dei pacchi gara fila via senza intoppi.

La mattina della gara, ci si sveglia sotto un cielo purtroppo nuvoloso, ma senza pioggia e con una temperatura gradevole, nonostante l’ orario.
Prima di entrare in griglia gli addetti ritirano i sacchi con il cambio da portare in cima al passo dopo l’ arrivo, visto che ai 2758mt dello Stelvio non si sa che clima si possa trovare.

Alle 7 e 30 precise parte la gara, che inizia con un tratto a velocità controllata, per scongiurare pericoli durante il tratto sterrato e la successiva discesa pericolosa.
Dopo il via volante l’ andatura si fa subito sostenuta e il primo strappetto verso Tirano fa subito la selezione, con un gruppo ristretto che rimane al comando.
L’ inizio della salita di Teglia lascia un po’ stupiti i corridori che non la conoscono.
Infatti sulla carta è la salita più facile di giornata, invece inizia subito con pendenze a doppia cifra, per raggiungere dopo più di un chilometro il 22%.
La salita continua a gradoni e intanto la selezione continua, con i migliori che se ne vanno e gli altri che vanno del loro passo, pensando a ciò che li aspetta dopo.
Finita la salita una lunga e divertente discesa porta i corridori a valle, per imboccare la salita verso Stazzona, per fortuna breve e senza grosse pendenze, come antipasto del Mortirolo.
A Tovo è posta la deviazione tra i due percorsi, chi sceglie il medio tira dritto verso Bormio, chi opta per il lungo gira a destra per affrontare il mostro.
Appena svoltati si ha subito un assaggio, con una rampa che raggiunge il 17%, di ciò che si dovrà affrontare.
La salita é bestiale, pendenze quasi sempre in doppia cifra, con qualche raro tratto di respiro che si alterna a rampe oltre il 20%.
Qui i corridori iniziano una sfida con loro stessi pià che con la salita, ognuno stringe i denti e procede del proprio passo, aspettando gli ultimi due micidiali chilometri, quelli dove anhe i prof hanno faticato e sono scesi dalla bici.
Dopo 7km con una pendenza media del 12%, la strada scende per poche centinaia di metri, giusto il tempo di recuperare un po’ di energie in vista delle rampe finali.

Infatti la strada torna subito a salire ancora su asfalto, ma dopo una semicurva ci si trova di fronte ad un vero e proprio muro in cemento.
Salire è questione di equilibrio più che di forza, qui non c’è rapporto che tenga, fanno tutti la stessa fatica, la pendenza sfiora il 30%.
Alcuni barcollano, altri provano a salire da seduti, altri in piedi e altri, colpiti da crampi salgono direttamente a piedi.

La strada continua cosi, con qualche tratto di breve respiro, alternato a tratti al limite del ribaltamento.
Il cartello che indica 500mt al Gpm è come una liberazione, e a completare questa sensazione ci pensa il ristoro posto in vetta, dove i bravissimi addetti riempiono le borracce al volo e si occupano di fornire tutto ciò di cui gli atleti hanno bisogno.

Dopo essersi rifocillati inizia la lunga discesa verso Grosio, che ci riporterà sulla statale in direzione Bormio.
Anche questo tratto è impegnativo, infatti alterna tratti in piano a tratti in salita, dove chi ne ha può fare la differenza e stare in un gruppetto è fondamentale.
Dopo circa 20km si giunge a Bormio, dove l’ organizzazione ha provveduto ad organizzare un bellissimo passaggio scenografico sul pavè in mezzo al paese, con gli applausi degli spettatori a fare da cornice.
Giusto pochi secondi per godersi questi momenti ed è già il momento di pensare all’ ultima fatica di giornata, i 21km di salita che porteranno al Passo dello Stelvio.

Qui in molti, sia del medio che del lungo salgono spinti dalla forza di volontà, però il fascino della salita mitiga la fatica.
Il primo tratto scorre via abbastanza veloce, passando dai Bagni Vecchi ed affrontando la prima serie di tornanti seguita dalle spettacolari gallerie scavate nella roccia.

Subito dopo arriva però il tratto più duro, con tratti al 14% che mette a dura prova le gambe già affaticate dei ciclisti, alcuni dei quali sono costretti a fermarsi in preda ai crampi.
Quando la pendenza si addolcisce inizia uno dei tratti più belli del passo, con una serie ravvicinata di tornanti che permettono una visuale su tutta la valle del Braulio e sulla cascata che scorre a lato della strada.
I corridori sparpagliati lungo tutto il passo sembrano come formichine che risalgono lentamente la strada.

Dopo questo spettacolo inizia un tratto in falsopiano che permette di recuperare in vista degli ultimi chilometri.
Finalmente sbucati da una nuvola si inizia a vedere la vetta innevata del passo, sembra vicinissima, ma in realtà mancano ancora 4km.
Negli ultimi 3km un mistò di fatica e mancanza di ossigeno fa si che tutti arrivino veramente allo stremo delle forze, l’ unico sollievo è nel pedalare in mezzo a due muri di neve, facendo rivivere le imprese dei campioni d’ altri tempi.
Dopo l’ ultimo tornante verso destra si intravede il traguardo, che giunge come una liberazione dopo 150km e 4200mt di dislivello, 4000 dei quali concentrati in 100km.
Appena tagliato il traguardo gli addetti provvedono a prendere la bici e preso il proprio sacco è possibile andare a cambiarsi al caldo, rifocillandosi con crostata e the caldo.
La discesa in bici verso Bormio non è estrema se si è coperti bene, anche se c’è chi si è organizzato per farsi venire a prendere in macchina.

Scesi a valle ci si dirige al palazzetto dello sport, dove anche il pastaparty procede senza alcun intoppo.

In conclusione una Granfondo durissima, in ci chi è poco allenato si deve preparare a soffrire, ma estremamente bella e sicuramente da fare una volta nella vita.

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Pubblicato da
Piergiorgio Sbrissa

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