Nairo Quintana si è visto respinto il proprio ricorso al tribunale arbitrale dello sport (TAS) riguardante la squalifica al Tour de France che l’UCI gli ha comminato per l’utilizzo dell’ antidolorifico tramadol.
Il TAS ha considerato che la presenza del tramadol nel sangue prelevato a Quintana durante i controlli al Tour sia sufficiente per la squalifica.
Il colombiano ha replicato al rigetto dell’appello ricordando i “più di 300 controlli antidoping” sostenuti in carriera “senza mai alcun problema” e confermando di non aver mai assunto tramadol in vita sua, dichiarando quindi la decisione del TAS “incomprensibile”. Quintana ha concluso che “ora, dopo la tempesta, bisogna andare avanti”.
Di fatto, essendo il tramadolo una sostanza vietata in competizione dall’UCI per la tutela della salute dei corridori, e non una sostanza bandita dall’agenzia mondiale antidoping (WADA) la squalifica riguarda solo il Tour de France, per cui il colombiano perde il 6° posto in classifica, e la sua squadra, la Arkea-Samsic, i relativi punti UCI, ma non subisce limitazioni nel poter correre. Quintana aveva rinunciato a correre la Vuelta Espana per potersi difendere nel modo migliore davanti al TAS, ma appunto è stata solo una sua scelta la non partecipazione.
Ora però per il 32enne colombiano le cose si complicano, in quanto già un mese fa Quintana aveva annunciato la propria partenza dalla Arkea, ed ora sembra a corto di opzioni per la prossima stagione. L’agente di Quintana, Giuseppe Acquadro, ha cercato di farlo accasare in queste settimane prima alla UAE quindi alla Astana, ma ottenendo solo rifiuti, probabilmente sulla scorta dell’anticipato rigetto di accoglimento dell’appello da parte del TAS.
Ad ora il futuro di Quintana non sembra dei più rosei in quanto prospettive.
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