Vi avevamo presentato le nuove ruote Fulcrum Sharq a giugno 2024 e, dopo il test su strada, ci eravamo riproposti di provarli anche su gravel utilizzando la stessa bici, ovvero la Pinarello Dogma X. Per l’occasione sono state montate delle gomme Schwalbe G-One Speed da 35mm, la larghezza massima consentita dalla Dogma X, latticizzate. Trasmissione, freni e manubrio sono rimasti invariati. Per girare fuoristrada senza rischiare di rimanere agganciati involontariamente ai pedali, sono stati usati dei Favero Assioma Pro MX 2.
Le Fulcrum Sharq hanno un canale interno di 25 mm, valido compromesso sia per ruote stradali con gomme di sezione minima da 30 mm, sia per pneumatici da gravel più larghi e tassellati, offrendo un valido supporto alla struttura del copertone. Per renderlo compatibile con sistemi tubeless e a camera d’aria, il cerchio è munito di mini-hook. Come da prassi Fulcrum, l’interno del cerchio non è forato, quindi è tubeless nativo, senza necessità di nastro.
Il nuovo design del cerchio ha un’onda simmetrica regolare in prossimità del bordo del cerchio, la quale si fonde in un’onda asimmetrica ai lati. L’altezza del profilo varia da 42 a 47 mm, rispettivamente nella parte più alta e in quella più bassa dell’onda. L’idea è di offrire un profilo aerodinamico che al tempo stesso garantisca la reattività necessaria in fuoristrada.
Fulcrum afferma di aver constatato un miglioramento del 21% in condizioni di vento tra 0° e 10° e fino al 30% tra 10° e 20° rispetto a un profilo tradizionale di pari altezza.
Nuovi sono anche i raggi, gli A3RO: un raggio piatto in acciaio, con una larghezza di 3 mm e uno spessore di 0,8 mm, che offre vantaggi a livello aerodinamico. È stata, inoltre rivista l’interfaccia mozzo-raggio: il foro prevede due fessure ulteriori accoppiate a una specifica schiacciatura alla base del raggio, che consente a questo di restare allineato e non ruotare, garantendo un supporto aerodinamico costante.
I raggi non si toccano mai tra loro permettendo di mantenere la tensione nel tempo e quindi, di assicurare lo stesso livello di performance nell’intero ciclo di vita del prodotto, senza necessità di interventi meccanici per ovviare a eventuali cali di tensione. Il design del mozzo rispetta lo stile minimalista già visto per le Speed ed è caratterizzato dalla tecnologia Cup & Cone: i cuscinetti cono-calotta con sfere ceramiche di tipo USB che scorrono su un’asse passante integrale con ghiera di registro per un precarico precisissimo e la massima scorrevolezza.
Le Schwalbe G-One Speed sono un buon compromesso fra scorrevolezza su asfalto e grip su strade sterrate facili, d’altronde è impensabile andare a percorrere sterrati impegnativi con la Dogma X, visto che non è stata pensata per questo. Le ho gonfiate a 3.2 bar all’anteriore e 3.5 bar al posteriore. A livello di comodità si nota subito una differenza rispetto ai copertoncini da strada che avevo montato prima, come è lecito aspettarsi. L’altra faccia della medaglia è una maggiore resistenza al rotolamento su superfici lisce, ma non siamo qui per questo.
Su sterrato la combinazione Fulcrum Sharq / Schwalbe G-One permette di tenere buone velocità filtrando le vibrazioni provenienti dal terreno, ma il profilo quasi liscio delle gomme offre una trazione scadente in curva e sul bagnato. Anche in questo frangente, niente di sorprendente, ero infatti molto più interessato al mio stato psicofisico dopo lunghe pedalate sugli argini, e devo dire di esserne uscito meglio del previsto malgrado la Dogma X non sia una bici da gravel.
Questo lo imputo anche alle ruote che però, attenzione, non sono degli spaghetti scotti da fuoristrada, ma hanno nella polivalenza la loro forza. Distinguerle dalle Princeton di primo montaggio non è così semplice, tanto che ho chiesto a Fulcrum come mai le Sharq non si trovino di default sulla Dogma X, tanto per continuare il discorso di italianità che uno si aspetta da un marchio come Pinarello.
Questo significa che in fuoristrada è meglio scegliere le traiettorie pulite, piuttosto che cercarsi ogni buca, perlomeno con i copertoni montati per il test. Rimangono comunque delle ruote rigide, tutt’ora perfettamente centrate, e con dei mozzi che scorrono benissimo, in piena tradizione Fulcrum.
Sembrano tutt’ora come nuove, malgrado qualche sassata presa durante il test.
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