Salite da Allenamento: Passo San Boldo, TV

Stelvio, Pordoi, Sella, Giau, Rombo, Blockhaus…le salite che fanno sognare ogni ciclista. Le più percorse nei mesi estivi, vere mete di “pellegrinaggio” per ogni amatore che vuole mettere le ruote nella storia, la Cima Coppi, il teatro di battaglie ciclistiche leggendarie, per mettersi alla prova su salite lunghe dai panorami mozzafiato.

Salite che pero’ già in Autunno vanno in letargo per via delle quote che raggiungono. E cosi’ l’amatore deve accontentarsi di sognarle durante l’autunno, l’inverno, la primavera, misurandosi su sorelline “minori”.
Le salite dietro casa, o non lontano da casa, quelle che si fanno decine di volte in un anno e pur nella loro modestia sono testimoni e compagne di un intero anno ciclistico. Dalle salite fatte con la luce bassa e satura mentre si sbuffano nuvole di fiato condensato dal freddo ai rivoli di sudore sotto le canicole estive.

Salite che sono il banco di prova su cui confrontarsi per “quelli della zona” (perlomeno prima dei social siti ciclistici che stanno rivoluzionando il settore) e con se stessi. Settimana dopo settimana, anno dopo anno.

Salite che a volte offrono anche spunti “turistici” e storici pregevoli pero’.

Come il Passo San Boldo. Una salita che collega la Valmareno in provincia di Treviso alla Valbelluna in provincia di Belluno.
Il versante più noto e percorso dagli appassionati è quello trevigiano che sale da Tovena: salita.

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Una salita di circa 6km al 7% di media piuttosto costante. che alterna un primo pezzo con un lungo rettilineo a curve più ampie fino agli stretti tornanti finali dentro delle scenografiche gallerie scavate nella roccia.

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La pendenza è costante e senza strappi non a caso, infatti la strada e le relative gallerie furono costruite durante la prima guerra mondiale dagli austriaci per rifornire le linee sul Piave più velocemente. E pertanto era imposto il limite di pendenza massima del 12%, limite oltre il quale diventava impossibile trainare e far scendere i pezzi di artiglieria più grandi.

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La strada fu costruita grazie allo sforzo di prigionieri di guerra, anziani, donne, bambini della popolazione locale (7000 persone in tutto) in tempi record per l’epoca. Tanto che ancora oggi viene chiamata la strada dei 100 giorni. Tanto ci volle a realizzarla.

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In tempi recenti prima dell’inizio della serie di gallerie sono stati posti dei semafori per imporre il senso alternato di percorrenza, e questo, a meno di un passaggio fortunato, impone di fermarsi e perdere l’occasione di “fare il tempo” o fare la salita in un unico sforzo. Pertanto, spesso, si prende il tempo “fino ai semafori”.

Il versante Bellunese, più lungo, propone una discesa divertente (spesso ghiacciata in alcuni punti d’inverno -attenzione!-) con panorama sulle Dolomiti Bellunesi. Oltre a dare la possibilità di chiudere vari anelli con altre salite di zona. La salita in se pero’ non presenta grandi interesse.

Info logistiche:

A circa metà del rettilineo iniziale versante trevigiano, sulla destra si trova una fontana dove fare rifornimento idrico.

Mentre in cima c’è la possibilità di dissetarsi in ben due bar o una fontana (sulla destra, 100mt dopo lo scollinamento, presso la sede della locale sezione Alpini). E per i gourmet di fare una sosta gastronomica all’osteria della Muda ( sulla destra del ponte sopra lo scollinamento).

Info ciclistiche:

La salita non necessita di rapporti particolari ovviamente. Solo di mantenere un ritmo costante e lasciare di riserva qualcosa per affrontare gli ultimi tornanti che presentano le pendenze più elevate. Per fare un buon tempo è necessario spingere a fondo sul rettilineo iniziale, nonostante sia “psicologicamente” duro da fare visto che non da l’impressione di aver già iniziato la salita.

Per la cronaca uno dei migliori tempi registrati su questa salita è del “nostro” o.simo che alla Pinarello del 2009 ha fatto registrare un tempo di 18’43” per una VAM di 1435.

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