Anno dopo anno, nelle tappe pianeggianti del Tour de France ci sono sempre meno fughe, e sempre meno arrivano al traguardo. Come disse una volta lo specialista di fughe Thomas De Gendt: “le fughe arrivano solo se il gruppo le lascia arrivare o non si distrae, da soli il gruppo non si può battere”. Le tappe pianeggianti nei grandi giri sono infatti il terreno di caccia degli sprinter, che hanno le occasioni principali per costruirsi un palmares degno di nota nella propria carriera.
Oggi sono finiti i tempi di intere squadre costruite attorno ad un velocista, con “treni” di 5-6 uomini che tiravano a velocità impossibili negli ultimi chilometri, anche perché i grandi giri sono notevolmente cambiati, con sempre più dislivello complessivo, tappe sempre più corte e corse a velocità medie sempre più alte e senza “sceriffi” in gruppo a dettare le andature.
Gli sprinter si sono evoluti, quelli “puri” sono quasi scomparsi, a favore di uomini da classiche con spunto molto veloce, i vari van Aert, Philipsen, Pedersen & c. Gente che sa tenere molto bene in salita, e riesce a sprintare anche su arrivi con un po’ di pendenza. Velocisti a cui bastano un paio di uomini per essere condotti nelle volate, lasciando spazio ad altri compagni per mirare alla classifica o proprio alle fughe.
Fughe che appunto arrivano raramente, e che per molti sono solo audaci sortite per mettere in mostra maglia e sponsor in diretta tv finché dura.
E’ possibile cambiare qualcosa per rendere più avvincenti le fughe e dargli più possibilità di andare a buon fine? Un quotidiano francese, Ouest-France, ha proposto 6 idee:
1-Tappe più corte, per “ridurre la lenta processione verso uno sprint assicurato potrebbe dare maggiori stimoli alle fughe. Potrebbe anche incoraggiare gli attaccanti a uscire allo scoperto, ad esempio avvicinandosi al traguardo con più energia”. Una proposta che però non tiene conto del fatto che probabilmente le tappe verrebbero corse ad andature ancora più elevate sin dalla partenza, diventando nervosissime per i piazzamenti in testa al gruppo e quindi pericolose.
2-Controllare le comunicazioni per radio: “L’idea non sarebbe quella di eliminare del tutto gli auricolari, ma solo di fornire le informazioni necessarie per garantire la sicurezza dei ciclisti.”. Questa è un’idea che potrebbe rivelarsi vincente invece. Già adesso vengono trasmesse le comunicazioni radio. Si dovrebbe solo controllarle, in modo che ai corridori vengano fornite solo le indicazioni relative alla sicurezza, come l’approssimarsi di restringimenti o rotonde, o cadute, ma non distacchi e tempi. I corridori dovrebbero quindi affidarsi alla care vecchie lavagnette, oggi ormai solo folklore, e regolarsi su quelle. Sbagliare qualche conto potrebbe risultare fatale al gruppo.
3-Ridurre il numero di corridori per squadra: “Questo renderebbe la gara molto più difficile da controllare, soprattutto nell’arco di tre settimane, e creerebbe più movimento”. Soluzione che potrebbe essere azzeccata, sopratutto per le squadre con budget meno importanti. Al contempo potrebbe castrare ancora di più alcune categorie di corridori, come gli sprinter appunto, che potrebbero essere lasciati a casa più facilmente, o i cronoman, già in via di estinzione. Ma potrebbe anche funzionare.
4-Finali in circuito: “…la presenza di un circuito finale, ad esempio urbano, che avvantaggerebbe un piccolo gruppo in fuga rispetto al gruppo, che faticherebbe a organizzarsi”. Sinceramente questa ci pare una proposta poco apprezzabile. La disorganizzazione del gruppo in ambiente urbano ad alta velocità significherebbe con ogni probabilità un terno al lotto lato sicurezza.
5-Il Kilometro d’oro. Questa è un’idea mutuata dal giro del Belgio, che l’ha istituito nel 2015; si tratta di una serie di tre sprint intermedi in un solo chilometro, con bonus in palio in ogni sprint. Posizionato all’inizio del Tour, potrebbe dare pepe alla corsa per la maglia gialla, sia incoraggiando una fuga a resistere fino a questo passaggio, sia disorganizzando il gruppo alla fine di questa sequenza. Il risultato potrebbe essere un finale di tappa sfrenato. Difficile prevedere se funzionerebbe o meno. Bisognerebbe provare.
6-Soldi. “Aggiungendo bonus più consistenti durante le tappe gli organizzatori potrebbero incoraggiare le squadre a scoprirsi invece di aspettare di essere allineate dal velocista dominante del Tour, come ha fatto Jasper Philipsen quest’anno”. Venale, ma di solito i soldi sono sempre un buon incentivo. Difficile prevedere che questo cambierebbe molto le dinamiche, essendo anche gli sprinter interessati al soldo.
A voi commenti e proposte.
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